L'ANALISI
16 Giugno 2025 - 21:08
Una baby gang in azione in foto di repertorio
CREMONA - «Figlio di..., ti ammazzo, ti uccido, noi siamo tunisini e non abbiamo paura di nulla, anche se chiami la polizia non ci fanno nulla, in quanto siamo minorenni, ti scanniamo». Rayen va per i 20 anni ed è incensurato, il cugino Eddine ad agosto ne farà 19 e si è appena preso 4 anni per tentata violenza sessuale di gruppo, Abdel i 19 anni li ha già compiuti. I tre tunisini sono in carcere. E poi c’è Sobhy, lui egiziano, 21 anni (era ai domiciliari): in tribunale è arrivato in t-shirt nera con la scritta ‘Best Boy’ (‘I ragazzi migliori’).
Sneaker ai piedi, chi in tuta di felpa nera, chi in bermuda e camicia azzurra. Due tiri di sigaretta, poi via dentro l’aula, davanti al gup. Sono i quattro maggiorenni della baby gang che per l’accusa, tra ottobre e novembre del 2024, ha seminato terrore in città, andando in giro a menare le mani, a tirare pugni e calci per un cappellino, uno smartphone, una cassa bluetooth, a minacciare. Bulli violenti, per l’accusa, seguiti da una società cooperativa, tra la fine di novembre e dicembre tirati giù dal letto dalle forze dell’ordine nella struttura di via del Giordano.
Rapina, tentata rapina, lesioni, oltraggio a carabinieri e poliziotti, bottiglie di vetro lanciate, danneggiamenti: sono alcune delle accuse contestate, a vario titolo, spesso in concorso, spesso con i minorenni della gang.
Il tunisino incensurato, difeso dall’avvocato Cristina Pugnoli, va a processo. Un altro imputato vuole patteggiare 3 anni, altri due hanno chiesto il rito abbreviato (udienza il 7 luglio). Lo ha chiesto Eddine, una settimana fa condannato a 4 anni per tentata violenza sessuale di gruppo. A ottobre scorso, in concorso con altri rimasti senza nome, aveva fatto passare minuti di terrore a due ragazze che stavano raggiungendo l’auto nel parcheggio in via del Sale.
Un bullo violento, Eddine: è il quadro che emerge dai capi di imputazione che il pm gli contesta. Tipo sfrontato davanti ai carabinieri piombati a ottobre nella struttura di via del Giordano, perché i residenti avevano sentito un rumore «riconducibile all’esplosione di colpi di arma da fuoco». Mentre lo identificavano, lui li ha offesi: «Italia di m... carabinieri di m...».
Tra i reati più gravi dai quali deve difendersi, in concorso con due coimputati, con altri rimasti ignoti e con due minorenni, c’è la rapina a un 34enne, pestato e scippato dello zaino con la cassa blutooth (70 euro il valore). Storia dell’1 novembre scorso, quando intorno alle due e mezza di notte, la vittima viene ripetutamente presa a calci e pugni. La gang gli scaglia addosso anche una bicicletta. E calci alle gambe se li prende l’amica del 34enne intervenuta per salvarlo.
A ottobre, in piazza Roma Eddine, in concorso con un connazionale e con un cugino minorenne, dà una bottigliata in testa a un trentenne italiano: trauma cranico commotivo e 7 giorni di prognosi. Quella stessa notte, la gang lancia bottiglie di vetro, tirandole fuori dai contenitori lasciati davanti alle abitazioni dai residenti. Tra i reati più gravi contestati al cugino incensurato, c’è la tentata rapina, in concorso con due minorenni, tra cui il fratello, a uno straniero pestato in piazza Roma. I violenti sono su una panchina, accerchiano la vittima. Vogliono portarle via lo smartphone. Spunta anche un coltello. «Il mio assistito — ha detto l’avvocato Pugnoli — è intervenuto dopo, quando ha visto il fratello minorenne coinvolto. Voleva capire che cosa stesse accadendo. Gli viene contestato il concorso anomalo: per il fatto di essere lì dall’inizio, doveva prevedere che tutto sarebbe degenerato. Ma lui con la tentata rapina non c’entra».
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