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IL PROCESSO

Morto di malaria: Ocrim e Ad rinviati a giudizio

Il medico aziendale patteggia, mentre l’amministratore delegato e la società dovranno rispondere di omicidio colposo per la morte di Lorenzo Pagliari che aveva contratto la malattia durante una trasferta di lavoro

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

16 Giugno 2025 - 18:39

Morto di malaria: Ocrim e Ad a giudizio

Nel riquadro Lorenzo Magliari

CREMONA - Il medico aziendale, Nicoletta Bussacchini, ha patteggiato 1 anno e 3 mesi (pena sospesa). L’ad di Ocrim, Alberto Antolini, e la società stessa, uno dei più importanti player del settore molitorio a livello mondiale, sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo: la morte di Lorenzo Pagliari, specialista elettronico di 38 anni, da 19 dipendente della società, il 31 dicembre del 2023 ucciso dalla malaria cerebrale contratta durante una trasferta di lavoro in Camerun. Il suo collega Sergio, 53 anni, partito l’8 dicembre e rientrato il 21, era guarito (in tal caso, l’accusa è di lesioni gravi). La prima udienza del processo è fissata per il 26 gennaio prossimo. 

ocrim

«Noi riteniamo, dopo attenta e meditata rilettura degli atti, che vi siano gli elementi per affrontare il dibattimento e dimostrare l’estraneità ai fatti dell’ingegnere Antolini di Ocrim, atteso che l’azienda ha adottato precise istruzioni operative relative al rischio malattia per i trasfertisti, quale era Pagliari», ha commentato l’avvocato Marco Gamba (nella foto), difensore dell’ad di Ocrim, all’esito dell’udienza preliminare. La società è assistita dal professor Stefano Putinati.

Il 21 novembre Lorenzo partì per il Camerun e rientrò il 13 dicembre. A Natale i primi sintomi scambiati per un’influenza, il 30 dicembre il ricovero all’ospedale Maggiore (Terapia intensiva), ventiquattro ore dopo il decesso per malaria cerebrale. L’Ocrim ha già risarcito i suoi genitori, la madre Cristina e il padre Amos. Quest’ultimo oggi ha partecipato all’udienza come «parte offesa», accompagnato in Tribunale dall’avvocato Davide Barbato affiancato, nella causa, dal collega Nicola Gaudenzi.

Il pm, Davide Rocco, titolare dell’indagine, ha contestato la presunta omissione della valutazione dei rischi per i lavoratori in trasferta nei Paesi a rischio di malattie infettive endemiche, la mancata informazione dei dipendenti in trasferta, la protezione e l’adeguata sorveglianza sanitaria al loro rientro. In particolare, per il pm nel Dvr del 6 settembre 2023, vi sarebbero stata «un’omissione di valutazione dei rischi per i lavoratori in trasferta nei Paesi a rischio di malattie infettive endemiche».

Il pm contesta «di non aver provveduto affinché ciascun lavoratore ricevesse adeguate informazioni indispensabili alla messa in atto di misure igieniche e comportamentali finalizzate a prevenire i rischi di malattie endemiche proprie dei paesi di destinazione». Ai lavoratori non sarebbero state date «specifiche informazioni» sul monitoraggio del proprio stato di salute anche dopo il rientro.

Al medico aziendale, difeso dall’avvocato Lariana Sagrini, la Procura aveva contestato di non aver collaborato con il datore di lavoro e con il servizio di Prevenzione e protezione della società «per una corretta valutazione dei rischi», «di non aver tenuto in considerazione gli indirizzi scientifici più avanzati e omesso di predisporre un’adeguata sorveglianza sanitaria al rientro dei lavoratori».

Lorenzo Pagliari era «un giramondo innamorato del suo lavoro», il ricordo dei suoi genitori. Una vita su e giù dagli aerei, lontano da casa, la sua. «Il 13 dicembre è rincasato e stava bene — avevano raccontato mamma e papà —. La sera del 24 era fuori con gli amici, a Natale i colpi di tosse e un po’ di febbre. Il medico l’ha visitato. Anche Lorenzo pensò all’influenza, il periodo era quello. Nessuno ha collegato con il Camerun». Il 30 dicembre le condizioni si aggravarono. «Abbiamo chiamato l’ambulanza. Hanno cominciato a fare tutti gli accertamenti, ma non riuscivano a capire. Ogni venti muniti ci chiamavano e consultavano. Parlando, è uscito che nostro figlio lavorava all’Ocrim». A un medico si accese la lampadina. «‘C’è già un altro collega ricoverato per malaria’. Né Lorenzo né noi avevamo collegato, perché l’azienda non ha mai messo l’accento sul fatto che in Camerun si potesse prendere la malaria. Anche mio figlio non lo ha sospettato. Lo stesso il suo collega: pensava di essersi preso un’intossicazione alimentare». Per i genitori di Lorenzo, «morire di malaria nel 2023 è una cosa assurda».

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