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IN TRIBUNALE

Stalking, gelosia tossica: «Minacce a tutti i miei contatti»

La madre della vittima: «Si inventava tradimenti inesistenti, la accusava di continuo»

Francesco Gottardi

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fgottardi@cremonaonline.it

13 Giugno 2025 - 18:34

Stalking, gelosia tossica: «Minacce a tutti i miei contatti»

CREMONA - ‘Ti ammazzo, ti vengo a prendere’: i messaggi minacciosi inviati dal numero di Chiara (nome di fantasia, ndr), 32enne cremonese, a diversi contatti in rubrica sono la punta dell’iceberg di una relazione finita nelle aule del tribunale di Cremona. Perché a inviare quelle minacce non era stata la proprietaria del telefono, bensì il compagno, finito sul banco degli imputati. Oggi è riemerso il ritratto di un legame tossico, segnato da «questa enorme e insensata gelosia» come l’ha definita la madre della vittima, da un «bisogno di controllo ossessivo e forme di violenza psicologica». L’imputato, Nicola (nome fittizio), 35enne di Treviso, è accusato di stalking e atti persecutori dopo che la ex compagna lo ha denunciato nel 2023.


Nel corso dell’ultima udienza la donna ha poi ritirato la querela, ma il processo procede d’ufficio. Tra i motivi del ritiro, oltre alla garanzia di un processo che sarebbe continuato, anche i limiti che il braccialetto elettronico imposto all’ex comportavano sulla vita della donna, che sempre deve portare con sé il dispositivo per garantire il rispetto del divieto di avvicinamento. Ma il giudice ha valutato che la misura rimane ancora necessaria e non ha tolto il braccialetto elettronico all’uomo.


Dopo aver sentito Chiara nell’ultima udienza, ieri il giudice ha ascoltato la testimonianza dei genitori, di una storica amica e dell’ex fidanzato della donna. Al centro delle domande di pubblico ministero e difesa c’era il periodo della convivenza a Treviso: «Il rapporto, per come ce lo raccontava Chiara, è stato sempre strano – ha riferito la madre –. Quando lei si trasferì a Treviso lui non voleva che cercasse un lavoro in città, faceva pressioni perché continuasse lo smart working con la vecchia azienda, così poteva stare a casa. E lui poteva controllarla. Non le ha mai dato le chiavi dell’appartamento». Una «prigione nemmeno dorata, direi piuttosto di ferro – ha continuato la madre –, a discapito della quale lui la tormentava accusandola di tradimenti inesistenti, scavando morbosamente nel suo passato e controllando i contatti con cui parlava».

Una gelosia ossessiva per la quale l’uomo avrebbe anche «chiamato tutti gli alberghi di una città per controllarla durante un soggiorno di lavoro, non fidandosi di quello che lei gli diceva». In un’altra occasione avrebbe fabbricato false prove di tradimento: «Aveva preso una fotografia generica di una donna bionda di spalle e l’aveva accusata: ‘Se tu in hotel con un altro’ durante uno dei frequenti litigi». Ma Chiara poi lo perdonava, «cambiava di colpo. Quando qualche volta hanno litigato quando lei era qui a Cremona in visita al telefono era sempre una ‘scena madre’ di sospetti e accuse, poi lui veniva a riprendersela e si scusava. Una cosa da dottor Jekyll e Mr.Hyde».


Fino a quella «goccia che ha fatto traboccare il vaso» il 21 marzo 2023, quando Nicola, durante un’ennesima, violenta discussione, l’ha strattonata in cucina, le ha strappato il telefono e se ne è andato. Aveva tirato calci ai mobili e si era ferito un piede, così si è fatto portare in ospedale da un amico e lì ha inviato messaggi minacciosi ai contatti del telefono della compagna, identificandosi come 'il compagno di Chiara': «Erano messaggi vocali – ha raccontato l’ex fidanzato di Chiara – diceva ‘Preparati, ti ammazzo, ti spacco il c***’ e quando ho provato a chiamare quel numero non mi ha risposto nessuno». Chiara, nel frattempo, stava contattando i genitori dal telefono aziendale. «Ci siamo precipitati a Treviso e poi siamo andati a fare denuncia».

L’ex fidanzato aveva poi notato che, nelle settimane precedenti, aveva ricevuto una richiesta di amicizia sui social da un nome che poi aveva scoperto essere di Nicola. A testimoniare il controllo capillare che l’uomo esercitava sulle relazioni di Chiara è emerso anche un altro dettaglio inquietante: «Quando Chiara ha presentato denuncia – ha raccontato l’amica – i carabinieri mi hanno contattato come testimone. Proprio quel giorno ho ricevuto su Telegram un messaggio da Nicola: era l’emoji di una mano che faceva ‘ciao ciao’, dal nulla, dopo mesi di silenzio». Le persecuzioni sarebbero continuate anche sul nuovo posto di lavoro di Chiara, dove si era trasferita dopo la rottura: l’uomo aveva trovato le mail di un collega della donna e «lo aveva minacciato con il solito repertorio, arrivando a presentarsi in azienda un giorno che, fortunatamente, Chiara non c’era».

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