L'ANALISI
17 Giugno 2025 - 18:56
CREMONA - Si parte. Domani alle 8,30 la campanella suonerà per i 2.796 maturandi cremonesi, cremaschi e casalaschi, che dovranno vedersela col primo scritto: italiano. Detta così sembra semplice, ma si troveranno a dover scegliere fra sette tracce diverse. Importante tenere a bada il panico e prendersi il tempo necessario. Poi domani non ci sarà scelta: seconda prova con la materia di indirizzo. Latino per il classico, matematica per lo scientifico e i riti scaramantici saranno d’obbligo. Intanto, nelle scorse ore la riunione dei presidenti delle commissioni, presieduta da due dirigenti tecnici dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia e nella seconda parte dei dirigenti scolastici nominati per la vigilanza (per Ust di Cremona Daniele Pitturelli), è stata esaminata con attenzione la normativa relativa agli Esami di Stato.
«Nel corso dell’incontro sono stati trattati diversi argomenti fondamentali per lo svolgimento corretto delle prove e per la gestione complessiva degli esami — spiega Giuseppe Bonavita dell’Ust —. In particolare, si è discusso del contesto generale degli esami e delle condizioni per l’ammissione dei candidati interni. È stato approfondito il tema dell’attribuzione dei crediti scolastici, con un focus anche sui candidati che hanno seguito percorsi scolastici all’estero e su quelli esterni. Sono state fornite indicazioni sulle modalità di costituzione delle commissioni d’esame e si è parlato in modo specifico della seconda prova scritta negli istituti professionali».
Ulteriori argomenti affrontati hanno riguardato il calendario e l’organizzazione delle prove, la gestione dei candidati con disabilità, l’organizzazione territoriale e, infine, le modalità di svolgimento dei colloqui orali. «Si è fatto presente che il colloquio d’esame, che può attribuire fino a un massimo di 20 punti, si apre a partire da un elemento scelto dalla commissione, come un’immagine, un testo, un grafico o altro materiale coerente con il percorso dello studente. Non si tratta di un’interrogazione tradizionale, bensì di un vero e proprio dialogo interdisciplinare», osserva Bonavita.
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