L'ANALISI
10 Giugno 2025 - 20:53
CREMONA - La prima volta è stata in un parco: lei aveva 15 anni, il patrigno 43. «Ero con la sorellina di 8 anni. Abbiamo giocato tutti insieme, poi noi due ci siamo allontanati, siamo andati a correre, a far finta di correre. Lui ha iniziato a toccarmi: ‘Abbassa i pantaloni’. Io l’ho fatto. C’è stata un rapporto. Sì, completo. Mi ha detto: ‘Non dire niente a tua mamma’».
Gli altri episodi «anche in macchina, più volte». Rapporti «completi», rapporti «non protetti». «Avevo 16-17 anni. Mi trattava come moglie. Lui cercava me. La mamma non mi ha mai creduta e quando l’ho denunciato si è arrabbiata». La chiamiamo Maria. Oggi è poco più che ventenne, è in una comunità protetta fuori città. Sul dorso di una mano ha una bruciatura, un’evidente cicatrice. Altre le ha sulle cosce. «È stata mia mamma con la forchetta, l’ha passata sul gas acceso, quando ho fatto la denuncia». E, poi, ci sono le cicatrici emotive. Che per l’accusa, sono le ripetute violenze sessuali subite dal patrigno, «i quotidiani rapporti sessuali completi», dal 2017 al 2020.
Per il patrigno, un operaio incensurato, il pm, Federica Cerio, oggi ha chiesto 9 anni di reclusione. L’avvocato difensore, Massimo Tabaglio, farà la sua arringa il 24 giugno. L’imputato non era in aula. Forse si presenterà tra due settimane: sostiene che non sia vero nulla.
Ore 10.45. Maria si è accomodata davanti ai giudici. Che fosse agitata, lo si capiva anche dal continuo tremolio della sua gamba destra, mentre riannodava i fili. «Nel 2013 siamo arrivati in Italia (la famiglia viveva in un’altra città) con la mamma e suo marito. I primi due anni, lui ha tenuto un comportamento lusinghiero: mi comprava tutto, si occupava di me. Mi ha trattato come figlia, poi ci siamo trasferiti qui e le cose sono cambiate». Racconta di quella volta in cui lei era sul letto «e lui mi ha toccato sul sedere». Ha mimato il gesto. A verbale: «L’ha palpeggiata sul sedere, lungo i fianchi e sul seno».
«Mamma si è arrabbiata, era gelosa. Sono scappata, lui mi ha inseguito in auto, mi ha preso e chiuso dentro, mi ha detto: ‘Sono innamorato di te, non posso lasciarti’». Maria ha spiegato di essere diventata una preda appetibile per il patrigno quando all’età di 15 anni «ho cominciato a crescere, ad avere un po’ di seno». Ha raccontato di quella volta in cui «stavo sul divano, mi ha dato un bacio sulla bocca, mi ha toccato il seno». Ha mimato il gesto. A verbale: «La mano sul seno scende verso la zona pubica». «Avevo i pantaloncini», ha precisato. La ragazza è andata avanti: «Un giorno ero in centro, lui ubriachissimo, mi ha messo in auto, mi ha portato in un bosco... Sì, un rapporto completo».
La madre l’aveva buttata fuori casa. Maria aveva un lavoro. «Chiamavo il patrigno quando avevo bisogno di soldi. Lui me li dava in cambio di un rapporto». Un ricatto. «Io gli chiedevo i soldi, ma non per fare cose con lui». Buttata fuori casa, la ragazza si è appoggiata presso amiche, è andata anche all’estero. Prima di partire, aveva denunciato in Questura il patrigno. «Ho ricevuto minacce da tutta la famiglia, da mio fratello venuto clandestinamente in Italia. Tutti mi hanno picchiata, mio fratello, mia zia materna, mia mamma, il patrigno. Mi picchiavano, mi legavano, ero chiusa in camera anche senza cibo. Hanno cominciato quando ho parlato con una mia cugina». All’estero, «lui mi cercava, mi mandava sue foto con la mia sorellina. Temo faccia lo stesso con lei. Mi scriveva su Messenger: ‘Se puoi chiamarmi, sono da solo, tua mamma è andata via’».
Nel 2020 «sono rientrata, perché avevo bisogno del rinnovo del permesso di soggiorno». È tornata in Questura, stavolta per ritirare la querela: ‘Non voglio più procedere...’. «Perché? Perché tutta la famiglia mi ha minacciato, anche mio fratello che è venuto in Italia clandestinamente. Mi hanno picchiato. Mia madre sapeva tutto. Già quando avevo 14 anni, le ho raccontato delle attenzioni malsane di lui. Mamma sapeva anche dei rapporti sessuali». Mamma non le ha creduto o ha fatto finta di non crederle. «Sa com’è: in una famiglia araba non puoi divorziare».
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