L'ANALISI
30 Maggio 2025 - 20:43
CREMONA - Sarà una riflessione intergenerazionale sui valori della Repubblica, fra gli studenti di alcune scuole superiori cremonesi e il filosofo Maurizio Viroli, professore emerito dell’Università di Princeton e Professor of Government all’Università del Texas (Austin). Viroli è stato consulente della Presidenza della Repubblica durante il settennato di Carlo Azeglio Ciampi (1999-2006) e coordinatore del Comitato per la valorizzazione della cultura della Repubblica presso il ministero dell’Interno. A dialogare con Viroli, lunedì 2 giugno 2025 alla 9 nella Sala Quadri di palazzo Comunale, sarà il direttore del quotidiano ‘La Provincia’, Paolo Gualandris. Il professore terrà un breve speech, poi la parola passerà ai ragazzi e alle loro domande.
In tempi di individualismo sfrenato che prevale sulla cosa pubblica, la cultura repubblicana ha ancora un senso?
«La Repubblica non è affatto un ideale che si oppone all’individualismo. La Repubblica valorizza l’individuo che opera per il bene comune, incoraggia ad agire liberamente, ma nel rispetto della comunità, degli altri e delle leggi che sono al di sopra di tutti. La Repubblica premia la saggezza, l’imprenditoria, il lavoro, la cultura. L’individualismo repubblicano è un individualismo sano, generoso e nobile. La società più individualistica del mondo, gli Stati Uniti d’America, dove vivo e insegno, si è nutrita, per più di due secoli, dei principi repubblicani. Su questi ha costruito la sua fortuna, fino all’avvento di Donald Trump che rappresenta l’esatto opposto del sano individualismo della mentalità repubblicana».
In palazzo Comunale dialogherà con i giovani. Come far passare i valori repubblicani alle giovani generazioni?
«Come mi capita di fare con i miei studenti, cercherò di spiegare come la Repubblica, nata il 2 giugno 1946, è stata il frutto della straordinaria volontà di vivere liberi, soprattutto da parte dei giovani di allora, nati e cresciuti sotto il fascismo».
Che dittatura fu il fascismo?
«Il fascismo è stato una dittatura totalitaria. Mussolini e il fascismo regalarono ai giovani un’infanzia e un’adolescenza irregimentata in organizzazioni create per alimentare il consenso: dai balilla agli avanguardisti, dalle giovani italiane ai fasci femminili. Ai giovani, il regime regalò l’orrore delle guerre coloniali, la tragedia delle campagne di Albania, Grecia e Russia, i bombardamenti degli alleati e una guerra civile. Così trattò i giovani, il regime che cantava ‘Giovinezza’».
Lei è stato coordinatore del Comitato per la valorizzazione della cultura della Repubblica, voluto da Carlo Azeglio Ciampi, qual è l’eredità di quel lavoro?
«È stato per me un grande onore poter servire la Presidenza Ciampi. A Ciampi si deve la rinascita del vero significato del patriottismo repubblicano, opposto al nazionalismo. Il patriottismo di Ciampi aveva le sue radici in Mazzini, nel Risorgimento, nella Resistenza antifascista; invitava a prendersi cura della patria, esaltava il lavoro, la giustizia, la cultura. Il patriottismo repubblicano ama la pace, sa essere accogliente. È l’opposto del nazionalismo di Trump e dei suoi ammiratori».
Machiavelli e Rousseau sono filosofi di cui si è occupato. Che rapporto c’è fra il loro pensiero politico e la cultura repubblicana?
«Entrambi auspicavano che la gestione della cosa pubblica fosse affidata ai cittadini; immaginavano uno Stato che proteggesse la libertà degli individui; pensavano alla costruzione di una patria che valorizzasse i talenti dei singoli per il bene della collettività. Erano consapevoli, fatte le debite differenze, che la Repubblica ha bisogno innanzitutto di cittadini consapevoli dei loro doveri verso la Repubblica».
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