L'ANALISI
30 Maggio 2025 - 19:04
GENIVOLTA - C’è un po’ di borgo nell’Aula Consiliare del Pirellone. E non è solo un modo di dire: proprio lì, nel cuore delle istituzioni lombarde, Matteo Agnesi ha ricevuto l'alloro della prima edizione del concorso ‘Pastoralismo, alpeggio e transumanza’ promosso dal Consiglio regionale. Un riconoscimento importante per un 25enne cremonese e genivoltese che ha saputo portare una visione fresca e originale su un tema antico, ma oggi più che mai attuale.
Il concorso, aperto appunto a laureati, ricercatori e studenti delle scuole superiori lombarde, chiedeva di esplorare – attraverso tesi, articoli o video – le molteplici dimensioni del pastoralismo. Non solo un sistema produttivo legato all’allevamento, ma un vero e proprio universo culturale fatto di riti, paesaggi, conoscenze tramandate e pratiche che ancora oggi modellano le società di montagna e pianura.
Matteo ha scelto di partecipare con la sua tesi di laurea magistrale dal titolo ‘Lo sport e la cultura per la cooperazione e la comunicazione territoriale. Il caso Sportumanza’, redatta nell’ambito del Dipartimento di Lingue, letterature e culture straniere dell’Università degli Studi di Bergamo, sotto la guida del professor Tononi e della professoressa Burini. Una ricerca appassionata che unisce studio teorico e osservazione diretta sul campo, dedicata a un’esperienza concreta di valorizzazione territoriale che attraverso la Sportumanza fonde sport, folklore, turismo lento e antiche vie di transumanza.
Una formula innovativa che ha conquistato la Commissione giudicatrice, la quale ha voluto premiare l’elaborato con queste parole: «Una tesi che unendo ricerca bibliografica e osservazione partecipante analizza un singolare caso di valorizzazione territoriale tra sport, folklore e transumanza».
«È stata un’emozione ricevere un riconoscimento per il lavoro con cui ho concluso il mio percorso universitario – ha commentato Agnesi – un progetto a cui ho dedicato grande impegno e passione. Essere premiato all’interno dell’Aula Consiliare del Consiglio regionale ha reso questa esperienza ancora più significativa».
Il premio non è solo un traguardo personale, ma anche un messaggio più ampio: da realtà locali come Genivolta possono nascere riflessioni profonde sul modo in cui viviamo e raccontiamo i nostri territori. E se è vero che la cultura contadina ha ancora molto da insegnare, è altrettanto vero che a renderla attuale servono sguardi nuovi, curiosi, capaci di unire passato e futuro. Come quello di Matteo.
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