L'ANALISI
29 Maggio 2025 - 19:32
CREMONA - «Vorrei precisare che noi non abbiamo nulla a che fare con le bande di Cerignola che assaltano blindati e caveau. Siamo tutti originari del foggiano e Foggia dista 40 chilometri da Cerignola».
Originari del foggiano lo sono Gaetano Sciarappa e suo padre Mario, 42 e 62 anni. Lunedì, Sciarappa padre si è preso una condanna a 10 anni e 6 mesi nell’ambito dell’indagine della squadra mobile su furti commessi nel nord Italia una decina di anni fa. Indagine partita dal maxi colpo alla Vergani. Lo zio di Gaetano, Savino Loberto, si è preso 4 anni e 8 mesi (il pm aveva chiesto di assolverlo). Salvatore Olivieri, foggiano, è stato condannato a 9 anni e 2 mesi.
Mario Sciarappa, casa a Cremona, dal carcere di Ca’ del Ferro era uscito un mese fa, dopo aver definitivamente scontato 4 mesi per un furto in Piemonte. Quattro mesi in continuazione con un’altra condanna. «È assurdo, mio padre da due anni lavorava come camionista, ha perso il lavoro e con uno stipendio solo, quello di mia madre, oggi fai fatica». Contro la sentenza di Cremona, Sciarappa padre e i coimputati faranno appello.
Anche il figlio Gaetano ha fatto appello: nell’ambito della stessa indagine della Squadra Mobile, era stato condannato a 4 anni e 6 mesi nel processo con rito abbreviato dal gup. In nove erano stati già condannati, «Anche mio cognato Pasquale Rinaldi: la settimana scorsa ha terminato l’affidamento in prova. Hanno sbagliato i calcoli, gli hanno fatto fare 4 mesi in più e chiederà l’ingiusta detenzione». Sempre Gaetano ha definitivamente scontato una condanna presa a Modena a 5 anni e 6 mesi, di cui gli ultimi 2 anni e 6 mesi in affidamento in prova.
«Io sono stato condannato per furti che non ho commesso, mentre quelli che ho fatto non li hanno indagati». Su questi tace. Dal carcere di Cremona è uscito nel 2019. Da sei anni ‘è pulito’. «Non ho più commesso reati, ma una volta che ti buttano fuori, sei abbandonato. Io lotto per le ingiustizie. Per fortuna, ho trovato una persona che mi ha dato un lavoro e fiducia, ma per colpa di una recidiva infraquinquennale, trovi molte difficoltà».
Gaetano, padre di due figli, non abita più qui. Si è trasferito in Emilia Romagna. «Mi sono dovuto trasferire, perché sei bollato come ‘i Sciarappa’, il boss e il figlio del boss. E mi dispiace moltissimo per i miei figli: sono stati bullizzati: ‘Sei il figlio di...’. Noi, anche mio cognato, non abbiamo niente a che fare con le bande di Cerignola e con la mafia. Nel processo a Modena ci siamo sentiti persino dire che eravamo della Sacra Corona unita. Falso. Noi non siamo mafiosi». Ladri sì, secondo i giudici. Gaetano fa il camionista, guadagna bene.
«Una volta fuori, ho studiato per prendere le patenti. Ma sa che cosa vuol dire avere una recidiva? Vuol dire che in banca non mi aprono il conto corrente, perché sei sulle liste Crime antiriciclaggio, ma oggi gli stipendi te li pagano con il bonifico. Vuol dire che ogni volta che devo scaricare la merce nei porti, devo scendere, dare i documenti e mi fanno la tessera giornaliera per entrare. Vuol dire che non posso fare un mutuo, chiedere un finanziamento, intestarmi le bollette. Quale reinserimento sociale una volta fuori? Sei abbandonato, lo Stato non ti aiuta. E se non trovi un lavoro che fai? Ti rimetti a delinquere? Io ce l’ho grazie al mio titolare che sa che ho sbagliato, ha la pazienza e la bontà di tenermi a lavorare nonostante le difficoltà che incontro. E se in appello dovessero confermarmi la condanna? Perdo tutto di nuovo».
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