L'ANALISI
28 Maggio 2025 - 19:10
Il Pronto Soccorso dell'Ospedale di Cremona
CREMONA - «Andremo fino in fondo, perché vogliamo conoscere la verità e dare giustizia a chi non ha potuto ricevere quell’aiuto che aveva diritto di ricevere e che, invece, è stata sostanzialmente dimenticata su un barella per sette ore», commenta l’avvocato Luca Curatti al termine dell’udienza dedicata ai periti di parte — sette in tutto — messi in campo nel processo per omicidio colposo: la morte di nonna Rina, 86 anni, rimasta sette ore sulla barella, poi caduta e in seguito deceduta.
Il 21 gennaio prossimo si difenderanno l’infermiera del Triage che prese in carico l’86enne e il medico che dalle 20 entrò in turno al Pronto soccorso, difesi dagli avvocati Diego Munafò e Isabella Cantalupo, mentre l’Asst è stata chiamata come responsabile civile, assistita dall’avvocato Francesco Meloni di Torino.
I fatti. Martedì 27 aprile 2021, terza ondata pandemica, primo pomeriggio. Al Pronto soccorso dell’ospedale Maggiore, in un ambulatorio, in attesa della visita del medico, c’è l’anziana Rina, affetta da un grave ipovisus. Quel giorno ha avuto le vertigini. In ospedale c’è arrivata sull’ambulanza, alle 14, in codice verde. E per sette ore rimane sulla barella con spondine «parziali». Poi, alle 20.50 si sente «un tonfo». L’86enne viene trovata a terra. Nella caduta dalla barella ha battuto la faccia e la testa con violenza. Il neurochirurgo la opera, poi la paziente viene trasferita in Terapia intensiva: morirà 17 giorni dopo, il 13 maggio.
«Avrei voluto vederla tornare», ha detto la figlia Patrizia, 63 anni, «infermiera da una vita», per oltre 20 nel reparto di Neurologia del Maggiore. Una premessa. Un magistrato si è già occupato del caso: si tratta del gup, che aveva disposto il ‘non luogo a procedere’ per i due imputati. Ma la Procura aveva impugnato la sentenza, poi ‘cancellata’ dalla Corte d’appello di Brescia con rinvio a giudizio di infermiera e medico davanti al Tribunale, per approfondire.
«Ci sono rimasta malissimo, sono quelle cose che non ti aspetti. Le spondine erano alzate», fa verbalizzare la Oss. Dal carteggio, risulta che con nonna Rina, nell’ambulatorio c’erano altri quattro-cinque pazienti anziani tutti in codice giallo «e alcuni entrati dopo la signora». Secondo l’avvocato Curatti, al momento del passaggio delle consegne l’anziana «se la sono dimenticata. La signora rimane sette ore sulla barella e viene rivalutata in codice giallo due volte: alle 19.37 e alle 20.28 senza che succeda nulla per poi cadere e morire». La difesa evidenzia, tra le altre circostanze, che si era in periodo Covid. E che tutto quello che si poteva fare, era stato fatto.
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