L'ANALISI
28 Maggio 2025 - 19:01
CREMONA - Se esistesse una sorta di «università del crimine», la sua sede sarebbe a Cerignola (Foggia). Arrivano da lì, secondo diverse indagini, le bande paramilitari che assaltano portavalori e caveau. E di lì sono Mario Sciarappa, Salvatore Olivieri e Savino Loberto, la banda di Cerignola, appunto, che la notte tra il 26 e il 27 maggio di 10 anni fa, con i complici svuotò la Vergani. Un maxi colpo da 400mila euro in materie prime per produrre torrone. E, poi, altri assalti, alcuni andati a segno, altri falliti, in salumifici e caseifici del Nord Italia.
Dieci anni dopo, a Cremona è arrivata la pesante condanna per i tre della gang: 10 anni e 6 mesi al capo Mario Sciarappa, 9 anni e 2 mesi a Salvatore Olivieri 9, 4 anni e 8 mesi a Savino Loberto. Altri 9 erano già stati condannati in udienza preliminare.
Riavvolgiamo il nastro. Nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 2015, una banda mette a segno il colpaccio alla Vergani. I filmati registrati dalle telecamere raccontano di sette, otto ladri incappucciati che caricano il bottino su due camion. La polizia annota le targhe. I mezzi sono intestati a Luigi Gentile, foggiano di Cerignola che di mezzi pesanti ne ha intestati ben 28. Dopo il furto, quei due camion viaggiano tutta la notte verso la Puglia. Escono dal casello autostradale di Poggio Imperiale, uno alle 11,49, l’altro alle 12,03, quest’ultimo senza pagare.
La polizia acquisisce il biglietto consegnato al casellante dall’autista del primo camion. «Troviamo l’impronta». La si fa analizzare: è quella di Salvatore Esposito, uno della banda. Luca Mori è il commissario della Squadra Mobile che con i colleghi fece le indagini culminate nell’arresto della banda di Cerignola: 12 banditi che per l’accusa hanno fecero su e giù dalla Puglia con camion zeppi di refurtive saccheggiate in aziende del nord Italia: dai caseifici ai salumifici. Nove della gang di Mori ha spiegato l’attività di indagine al processo che vede sotto accusa tre della banda di Cerignola. Sciarappa aveva casa a Cremona in via Landriani, civico 2.
«Era il vertice cremonese del sodalizio criminale: teneva i contatti con i complici nel Meridione, sceglieva gli obiettivi, pianificava e programmava tutte le attività. Chi materialmente faceva le irruzioni erano Gaetano Sciarappa, figlio di Mario, e il genero Pasquale Rinaldi; il palo era l’albanese Ernold Frakulli, mentre Luigi Gentile dava gli automezzi. Agli atti dell’inchiesta ci sono centinaia di telefonate intercettate da Mori».
Il modus operandi della gang di Cerignola era rodato. Per tenersi in contatto durante gli assalti, i ladri usavano utenze cellulari intestate a gente straniera, per lo più romeni del tutto ignari: «Utenze sporche». E terminato ‘il lavoro’, o «chiusa la stagione» come dice uno della gang in una telefonata, si disfavano sia delle schede Sim sia dei telefonini per rendere più difficoltoso l’eventuale lavoro delle forze dell’ordine.
Dopo l’assalto alla Vergani, la banda ci prova al caseificio Plac, in via Bastida, nella notte tra il 27 e il 28 luglio. Ma scatta l’allarme e i ladri incappucciati scappano mentre arrivano la vigilanza e i carabinieri. L’1 agosto, Mori è incollato al telefono: «Si capisce che stanno effettuando la scorta a qualcuno».
Tra il 31 luglio e il 1 agosto, al caseificio Fratelli Manfredini di Luzzara (Reggio Emilia) sono sparite 366 forme di grana per 112 mila euro. Nel fine settimana, i mezzi pesanti non possono possono circolare in autostrada. Sosta in un hotel a Rimini, l’Amoha, albergo a 2 stelle fino al lunedì, quando riprendono il viaggio per Cerignola. Nella notte tra il 4 e il 5 agosto, c’è il tentato furto al salumificio Venegoni, a Boffalora Ticino (Milano). I colleghi di Mori da Cremona seguono un’alfa Romeo 147. Notano anche una Opel: a bordo ci sono Salvatore Olivieri con altri due. Le due auto imboccano l’autostrada, escono a Melegnano, raggiungono il salumificio: sono le due di notte. Il colpo salta. Al telefono, Sciarappa informa l’albanese: «Ci stiamo ritirando, che qua niente». Con l’albanese aveva già parlato Olivieri: «Noi ce ne stiamo tornando, che là non era buono».
Ritornano a Cremona. Già da un anno, sulla banda stava lavorando la squadra Mobile di Modena. Il 24 settembre, i poliziotti emiliani e i colleghi di Cremona perquisiscono la casa di Ernold l’albanese: trovano dieci telefonini. Non se n’era disfatto, il palo. E gli investigatori da quei telefonini ricavano «una quantità massiccia di dati» che li portano ad attribuire alla banda di Cerignola altri colpi, consumati o falliti. Come quello al caseificio Tirelli di Guastalla (Reggio Emilia) , tra l’8 e il 9 maggio: 324 forme di grana per 110mila euro. O quello al salumificio Becker di Ponzano Veneto (Treviso) tra l’8 e il 9 luglio: spariscono insaccati per 250-300mila euro.
Ma anche i due tentati furti alla Latteria agricola del Po, a Borgoforte di Borgo Virgilio (Mantova), tra il 10 e il 12 giugno, il furto e i tentati furti alla CuneoGriss di Caraglio (Cuneo) dove per la prima volta spunta Savino. E ancora, il maxi colpo alla Nutritech di Villimpenta (Mantova). Bottino: 725 mila euro in contanti e prodotti farmaceutici per 13mila euro. Il furto fallito nella notte tra il 14 e il 15 settembre al magazzino della Partesa, a Bedizzole (Brescia). E quello andato a segno alla Frigoriferi Italiani di Castelvetro Piacentino tra il il 21 e il 22 luglio: spariscono surgelati per 120mila euro.
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