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VIOLENZA IN CENTRO

Massacrato ai giardini: «Spedizione punitiva»

La testimonianza dell’indiano colpito a sprangate e con un machete in piazza Roma. Il racconto degli amici e il terrore. Uno degli aggressori imputato di tentato omicidio

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

27 Maggio 2025 - 17:25

Massacrato ai giardini: «Spedizione punitiva»

CREMONA - Adesso sta meglio?», gli domanda il pm Federica Cerio. «, ma ancora mi dimentico le cose, quello che faccio», risponde il ragazzo di origine marocchina preso a sprangate e colpito con un machete tre anni fa nei giardini pubblici di piazza Roma e finito in codice rosso in ospedale con un trauma alla testa: tre settimane di ricovero.

Tentato omicidio è l’accusa che ha portato sul banco degli imputati un indiano: faceva parte di un gruppo di quattro, cinque connazionali. Tentato omicidio aggravato dai futili motivi, ovvero ‘precedenti screzi’, non però con la vittima, ma con suo fratello. Una spedizione punitiva, quindi. Il marocchino, parte civile attraverso l’avvocato Cristina Pugnoli, oggi è tornato a quella sera. 

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«Ero seduto con una mia amica vicino alle grotte (le montagnole, ndr)». Gli amici, tra i quali suo fratello, erano a un paio di metri. «Ho sentito le urla, c’erano tante persone che stavano venendo dietro di me». Era la gang di violenti, armati di bastoni e machete. Gli amici sono scappati, il 17enne non ha fatto in tempo: è rimasto lì, è stato massacrato.
«Il machete io non l’ho visto. I medici mi hanno parlato di un machete, che ero stato aggredito con un machete. Il tutto è durato neanche cinque minuti, un attimo».

Uno degli amici, arrivato in tribunale dal carcere, ha confermato: «Noi siamo scappati, lui è rimasto lì. Sono dentro per un cumulo di pene», ha spiegato, raccontando poi di un fatto avvenuto alcuni giorni dopo, il 3 aprile, per il quale aveva presentato querela. «Ero con un amico in stazione. C’erano questi indiani. Io e il mio amico stavano andando al bar San Giorgio. Questi quattro, cinque indiani hanno iniziato a rincorrerci. Urlavano ‘Bastardo, ti uccidiamo’. Uno l’ho riconosciuto perché avevo avuto un disguido con lui. Io ho associato questo fatto all’aggressione di alcune sere prima in piazza Roma».

«Perché lo ha associato?», ha rilanciato il pm. «Perché le voci girano. Gli aggressori avevano avuto in passato uno screzio con il fratello del mio amico aggredito».

In piazza Roma, tre anni fa, arrivarono i poliziotti della Squadra Volante e scattò l’indagine della Squadra Mobile, che chiuse il cerchio a fine giugno con la denuncia di quattro indiani. Incastrati grazie all’analisi delle ‘tracce digitali’ lasciate dai sospettati e dei loro profili social. Determinanti anche i filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza. Non solo. In Questura erano stati convocati i testimoni. Come l’amica dell’aggredito, che riuscì a scappare.

«Non so nemmeno come io abbia fatto a scappare. Eravamo in quattro ai giardini, seduti su una panchina nei pressi delle montagnole: io, due fratelli e un altro ragazzo. Stavamo chiacchierando quando uno dei fratelli, in piedi di fronte alla panchina, guardando oltre le nostre spalle ha cominciato a gesticolare e ad urlare. Mi sono girata e ho visto due persone che scendevano di corsa dalle montagnole con in mano dei lunghi coltelli che sembravano sciabole».

La giovane si mise a correre: «Ma ho fatto in tempo a vedere il mio amico raggiunto e colpito da uno dei due aggressori, poi raggiunto anche dall’altro. Sentivo le urla, ma non avevo il coraggio di voltarmi indietro. Sono fuggita verso la Galleria, dove mi sono fermata a chiamare aiuto. Mi hanno calmata e sono tornata indietro verso via Guarneri, dove il mio amico era sdraiato a terra pieno di sangue, con tanta gente intorno. L’hanno colpito in testa e aveva la faccia piena di tagli. Diceva che non capiva nulla e poi è arrivata l’ambulanza che lo ha portato all’ospedale. So che è stato dichiarato fuori pericolo e che ha subito un intervento chirurgico delicato, perché le ferite alla testa sono arrivate al cervello».

La ragazza aveva in seguito risentito l’amico ferito. «L’ho chiamato e mi ha detto di stare molto meglio. Non so perché ci abbiano aggredito, ma la mia sensazione è che ci tenessero d’occhio».

In aula si tornerà il 13 ottobre prossimo.

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