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LE STORIE DI GIGIO

Asia, la principessina che ha sconfitto il tumore

Una famiglia unita e il coraggio di una bambina di 5 anni tra ospedale, chemioterapie e speranza. La malattia raccontata come una fiaba per illuminare il cammino di chi lotta e non perdere mai la luce

Gilberto Bazoli

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redazione@laprovinciacr.it

26 Maggio 2025 - 05:25

Asia, la principessina che ha sconfitto il tumore

Asia con mamma e papà

CREMONA - «Mi spiace ma meglio non entrare, i globuli bianchi sono ancora molto bassi, bisogna evitare contatti con gli altri», si scusa il padre. Pochi istanti e alla finestra, in piedi sulla sedia, appare una bambina incantevole. Sprizza simpatia, basta poco per capire che è un tipetto vivace. «Cosa state facendo?». È Asia: ha 5 anni e ha già dovuto combattere contro un tumore che l’ha costretta a farsi asportare un rene e sottoporsi a un'estenuante serie di chemioterapie. Con l'amore sconfinato di due genitori fantastici, Diego Nava, dipendente trentenne del Famila, e Rebecca Scandolara, commessa di 28 anni da Rossetto, ha vinto la sua battaglia. Ora sta bene.

La madre è riuscita a dare leggerezza a questo capitolo doloroso della vita familiare trasformando la malattia, le cure, le paure ma soprattutto il coraggio della figlia in una deliziosa fiaba dove Asia è «la piccola principessa con un sorriso capace di accendere la luce anche nei momenti più bui»; il cancro è «una strana nebbiolina»; l’ospedale «la foresta con letti che si muovevano come navicelle spaziali». E il giorno del ritorno nel «castello», la casa di Costa Sant’Abramo, «gli alberi della foresta fecero l’inchino e i venti sussurrarono: brava, Asia, ce l’hai fatta».

bimba

«Il 4 aprile 2024 abbiamo scoperto che aveva il tumore di Wilms», comincia a raccontare il papà. Si tratta di un tumore maligno del rene che colpisce specialmente i bambini. «Due-tre giorni prima Asia aveva fatto la doccia e abbiamo notato quella massa addominale sulla parte sinistra della pancia. La si vedeva ad occhio nudo anche perché lei è magrolina. Siamo andati dalla pediatra che l’ha visitata e ci ha mandato senza perdere tempo al pronto soccorso di Cremona: le hanno fatto l’ecografia e diagnosticato quel tipo di tumore al rene sinistro. Da lì siamo stati indirizzati immediatamente agli Spedali Civili di Brescia. L’hanno ricoverata subito, all’inizio presso il reparto di Chirurgia pediatrica, dov'è rimasta una settimana per gli esami del sangue e soprattutto delle urine».

Il padre ricorda l’odissea perfettamente, la ricostruisce con lucidità. «Hanno confermato al cento per cento che si trattava, appunto, del tumore di Wilms ed è stata trasferita nel reparto di Onco-ematologia pediatrica.

Il 24 maggio dell’anno scorso il professor Daniele Alberti ha eseguito l’operazione asportando il rene sinistro e la massa tumorale, l’intervento è durato 8-9 ore ed è andato bene. Prima Asia aveva dovuto sottoporsi a delle chemio per ridurre quella massa, renderla meno viva. A una settimana dall'operazione è stata eseguita la risonanza magnetica per verificare se i medicinali avevano avuto effetto. Sì, per fortuna ma, ahimè, il rene ci ha rimesso per evitare recidive».

Dal 14 giugno 2024 al 14 aprile scorso «altre chemio, che i medici chiamano di mantenimento». Un anno pesante. «Un anno di alti e bassi, ci svegliavamo la notte con nostra figlia che aveva 38-39 di febbre, preparavamo in fretta le valigie, chiamavamo in reparto a Brescia e ci facevano andare là. Quante corse lungo strade deserte! Ha avuto anche il Covid ma in forma lieve e, nonostante i suoi valori fossero quasi a zero, è durato una settimana soltanto. È stata nuovamente ricoverata, le hanno dato un antivirale e si è negativizzata».

Alti e bassi, diceva Diego. «Ma i medici ci tranquillizzavano spiegando che le sue condizioni di salute erano anche una conseguenza delle chemio. Tutte le volte che le faceva, si abbassavano i globuli bianchi, bastava ogni cosa, una piccola cosa, anche minima, quello che per una persona normale è un semplice raffreddore, per causare la febbre alta».

Il padre di Asia fa una pausa, sospira. «Eh... è stata dura, ma l’abbiamo superata». Anche grazie all’affetto di una grande famiglia allargata composta da quattro nonni (Silvia ed Emanuele, Antonella e Gaetano), tre bisnonni (Angela, Anna, Giuseppe), due zii (Sara e Samuele).

«L’ospedale è un mondo che ti fa capire veramente i problemi della vita, vedi bambini che non vorresti mai vedere in quello stato. Che colpa hanno loro? Non hanno fatto niente di male ma devono sopportare tutto questo. Per fortuna molti riescono a uscirne, lentamente, nel tempo».

Come quell’angelo alla finestra sul cortile dove scorrazzano Luna, Bobby, Neve, i tre cani per cui va pazza. «Curiosavi?», le chiede il papà. «Pensavo veniste dentro. Stavo guardando i cartoni», gli risponde lei.

«Ha fatto complessivamente 12 cicli di chemio, ogni ciclo si protraeva per 3-4 giorni durante i quali veniva ricoverata. In più tra un mese e l’altro andavamo due volte in ospedale per la febbre. Dentro e fuori, su e giù».

Un’altra data, recente: il 14 maggio. «Asia ha tolto il catetere, stiamo aspettando che i globuli bianchi risalgano bene per poter sospendere la profilassi a base di antibiotici. Di globuli bianchi ne ha duemila quando per un bambino della sua età dovrebbero essere cinquemila come minimo. Il midollo è un po’ affaticato per via dei farmaci importanti».

La attendono controlli periodici e la prima visita dal nefrologo per verificare la misura, la funzionalità del rene e capire se è stanco dal momento che ne è rimasto uno solo. «Ci vorrà qualche tempo per un recupero completo, ma siamo sulla buona strada. Come si dice, adesso stiamo vedendo la luce in fondo al tunnel. Una cosa come questa non te l’aspetti, da un momento all’altro cambia tutto, è difficile da accettare, ma avevamo un obiettivo: Asia doveva guarire, sapevamo che ci sarebbe riuscita».

I suoi genitori non l’hanno mai lasciata neanche per un attimo. «Durante quest’anno mia moglie è stata in congedo parentale, ha ripreso a lavorare ai primi di maggio».

Un miracolo nel miracolo: «Io avevo esaurito i giorni di ferie che mi ero preso per seguire mia figlia, ma sulla busta paga me ne sono ritrovati più di 60, quelli che, conoscendo la mia situazione, mi hanno regalato i miei colleghi. Finalmente io e Rebecca siamo più sereni, piano piano stiamo riprendendo la nostra routine che ci mancava».

Tutte le persone coinvolte hanno fatto la loro parte, ma più di tutte Asia. «Sapeva ogni cosa, era cosciente. È sveglia, ha capito di essere guarita, che non c’è più niente. Quando faceva la chemio ci domandava: potrò ancora andare a mangiare dai nonni, frequentare la scuola, partire insieme per le vacanze? Finita la terapia e tornata a casa, tranne rare eccezioni, saltava su e giù, di qua e di là, come nulla fosse. È stata coraggiosissima, non ce l’aspettavamo neppure noi, ha avuto un cambiamento che mi ha stupito. Non so dove prendesse tutta quella energia. In certi momenti ci abbattevamo, ma lei ci dava la forza, la voglia di andare avanti nella giornata. All’inizio, quando dovevo farle la puntura al braccio, scappava in corridoio o nella sua cameretta e allora la inseguivo. Adesso, invece, non ci sono problemi. Non solo lei, hanno mostrato un coraggio da leone anche gli altri piccoli pazienti, ridevano, scherzavano. I volontari dell’Associazione bambino emopatico li distraevano facendoli divertire, disegnare. Quanta umanità in quel reparto. Lì Asia ha incontrato molti amichetti, specialmente Malak, una coetanea marocchina con la sua stessa patologia, proprio in questi giorni ha fatto l’RX al torace e l’eco all’addome: anche per lei tutto negativo».

Poi il fuori programma, l’ultima pagina, inattesa e struggente: il dramma, a lieto fine, che diventa una fiaba. «Una sera mia moglie ha avuto l’idea di scriverla e ha cominciato a farlo. Prima di pubblicarla su Facebook, me l’ha mandata sul telefonino chiedendomi se mi piaceva. È un modo intelligente per stimolare le altre famiglie che stanno lottando in questo momento a mettercela tutta, a credere nelle cure».

Le favole hanno sempre una morale, anche questa: «Le vere eroine non hanno bisogno di spade. Basta un sorriso, un abbraccio, e un cuore come il suo». Il cuore di Asia, la piccola principessa che ha mandato via «quella strana nebbiolina».

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