L'ANALISI
12 Maggio 2025 - 05:25
Luca Voltolini. A destra con la famiglia di liutai Amorim e la violinista Lara Celeghin
CREMONA - Si è alzato alle tre di notte per andare a Linate. È tornato, ha acceso le luci dell’ufficio ed è subito ripartito per Ravenna, da dove è rientrato a metà pomeriggio. Una giornata come tante per Luca Voltolini, 60 anni, prima tassista e ora noleggiatore di auto con conducente. Per fortuna c’è la musica classica a tenergli compagnia. Quella ascoltata e quella, per così dire, in carne e ossa: sì, perché sui sedili posteriori della sua vettura si sono accomodati alcuni degli artisti più talentuosi esibitisi in città. Un autista, un «navigante» si definisce, della musica.
«Da una vita lavoro anche grazie a lei, è arrivato il momento di restituirle qualcosa».
Lo farà con un gesto che unisce generosità e classe: donare a una giovane, ma già promettente, concertista il violino costruito dalle abili mani di affermati maestri liutai.
Alle note Voltolini, cremonese nato a Locarno, dove i genitori si erano trasferiti per lavoro, si è avvicinato sin da ragazzino. «Alla media Virgilio avevo come professore di musica Andrea Mosconi. Entrava in classe con un giradischi da cui uscivano Mozart o Wagner. Mi ha insegnato a leggere il pentagramma e le sue lezioni hanno gettato un seme».
È dal 1987 che trasporta persone.
«All’inizio facevo piccoli servizi stazione-albergo».
Nel 2021 ha aperto la sua attuale attività, almeno centomila chilometri percorsi all’anno.
«Le agenzie hanno conservato i miei numeri e mi chiamano».
In questo modo ha messo insieme un lungo elenco di clienti speciali e di aneddoti. Come l’incontro con Alfred Brendel, novantaquattrenne pianista austriaco. «La prima incisione di musica classica che ho sentito è stato il ‘Chiaro di luna’ di Beethoven eseguito da lui. «Maestro, se sono innamorato della musica lo devo a lei, gli ho detto. Mi ha sorriso e ringraziato».
Poi, tante stelle che hanno illuminato il Museo del Violino o il Ponchielli. Tra loro il tedesco Alexander Lonquich, un altro virtuoso del pianoforte. «Era il periodo del Covid. Abbiamo parlato di quanto fosse duro per gli artisti, abituati a girare il mondo, essere costretti all’immobilità».
C’è un altro personaggio in testa alla lista di Voltolini. Maggio 2018: ha accompagnato Ezio Bosso da Torino a Cremona e ritorno. «Aveva già suonato al Festival di Sanremo che lo aveva fatto conoscere al grande pubblico, la malattia era in stato avanzato. Sono state quattro ore di dialoghi profondissimi sulla vita, con lui che ripeteva: ‘La musica mi ha salvato’. Ha accettato volentieri le foto insieme e l’autografo, mi ha regalato i suoi Cd, che porto sempre con me. ‘Maestro, posso aiutarla?’; ‘No, no, faccio io’. Cortese, sensibile, indimenticabile».
Uno dei passeggeri abituali, più affezionati, è stato Salvatore Accardo. «Un gigante, in tutti i sensi, anche per la sua umanità, la sua semplicità, il suo carattere. Con lui ho discusso molto di sport, è un acceso tifoso della Ferrari e soprattutto della Juventus, mi dava spesso anticipazioni sul calciomercato. Ho trasportato, per tragitti più o meno lunghi, anche altri componenti del Quartetto della Stauffer: Bruno Giuranna (viola), Rocco Filippini (violoncello), Franco Petracchi (contrabbasso). E dopo Filippini, morto prematuramente, Antonio Meneses, che ci ha lasciato nel 2024. Meneses era brasiliano, ma risiedeva in Svizzera, a Basilea. Lo attendevo alla Centrale di Milano, scendeva dal treno e ripartivamo. Così per dieci anni, tutti i mesi da ottobre a giugno. Anche con lui grandi incontri, grandi chiacchierate. Mi raccontava dei suoi allievi migliori dell’Accademia».
Voltolini è stato a tu per tu anche con star internazionali di altri generi musicali, come la cantante jazz Dee Dee Bridgewater: «L’ho caricata, pochi mesi fa, alla Malpensa, proveniente da New York, e abbiano fatto rientro il giorno dopo lo show. Una voce incredibile, una persona che potrebbe darsi mille arie, eppure non alla mano, di più. Invece di fingere di telefonare per dissuadere l’accompagnatore, il sottoscritto, dal romperle l’anima, ha risposto alle mie curiosità. Ha voluto sapere cosa c’era di bello da vedere e di buono da mangiare da noi».
Uno degli ultimi nomi eccellenti è stato il pianista iraniano Ramin Bahrami, ospite fisso dello StradivariFestival. «C’è un episodio che dà la misura della sua persona. Doveva imbarcarsi a Stoccarda, dove risiede, e atterrare a Linate, ma il volo è stato cancellato in extremis, credo per uno sciopero. Avrebbe potuto benissimo dire: signori, non vengo; oppure, vengo se mi mandate un’auto. Invece si è sciroppato uno Stoccarda-Milano in pullman, come minimo sette ore su un flixbus notturno. È arrivato alle 7 del mattino alla stazione autobus di Lampugnano: era distrutto, con me ha sempre dormito. Lo avevo già conosciuto: educato, a modo, nessun atteggiamento da vedette. No, non mi è capitato di imbattermi in artisti scorbutici. Riservati e di poche parole, molti; sgarbati o maleducati, nessuno».
La sera, Voltolini indossa i panni dello spettatore: «Eh già, non mi perdo i concerti di chi ho trasportato, così al ritorno ne posso parlare».
Trentotto anni al volante, trentotto anni con la sua inseparabile ‘compagna’: «La musica mi ha dato tanto e allora mi sono chiesto: come fare qualcosa per qualcuno attraverso di lei? Ci ho pensato molto, il parto è stato lungo».
Dopo varie ipotesi, tutte scartate, l’illuminazione grazie anche alle radicate amicizie tra i liutai: «Ho deciso di commissionare la costruzione di un violino della migliore tradizione cremonese e di metterlo nelle mani di un artista con la forma del prestito in comodato gratuito. Mi sono rivolto ai maestri della famiglia Amorim (padre, madre e due figli), artigiani brasiliani con bottega in piazza Marconi; il destinatario della donazione sarà Lara Celeghin, talentuosa violinista veneto-serba che si è trasferita in riva al Po sotto la guida di Laura Gorna e che sta seguendo i corsi di alto perfezionamento della Stauffer. È stato Francesco Forte, ex prima viola dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma e componente del Quartetto di Accardo, oltre che docente del nostro Conservatorio e compositore, a suggerirmi il nome di Lara».
C’è un filo più nascosto che unisce gli anelli (Voltolini, Amorim, Forte, Celeghin) della catena: «Tutti noi abitiamo o lavoriamo a Cremona, la musica ci lega, la città ci lega ma nessuno c’è nato».
Il gioiello è quasi pronto: «È stato verniciato, poi verranno montate le corde e il resto, dopo ancora si faranno le prove con l’artista. Quando ne abbiamo parlato, ha accettato con entusiasmo la proposta. La consegna ufficiale è prevista tra poche settimane. Sarebbe comunque un’operazione di marketing per la città perché se l’allieva diventa una bravissima professionista porterà in giro per il mondo il nome di Cremona. Chissà, questo gesto potrebbe essere un esempio per altri che decidano di sostenere ragazzi desiderosi di studiare ma che magari non hanno le possibilità economiche per acquistare uno strumento di valore».
C’è già un nuovo sogno nel cassetto: «Replicare questa esperienza, appena sarò nelle condizioni di farlo, con una viola o, meglio ancora, un violoncello, da sempre il mio preferito». Il bis dell’autista della musica.
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