L'ANALISI
15 Maggio 2025 - 19:37
CREMONA - Quella che era inziata come una lite tra vicini di casa si è trasformata, per una famiglia residente in città, in una vera e propria spirale giudiziaria. A essere imputato nel processo che si è concluso oggi nelle aule del tribunale era un giovane residente con i genitori, accusato di aver chiuso in casa un vicino di pianerottolo dopo un’accesa discussione. Il capo di imputazione era pesante: sequestro di persona. Ma il giudice l’ha riqualificato a violenza privata nel pronunciare la sentenza di condanna. Nove mesi comminati al giovane, allora sottoposto agli arresti domiciliari, per il diverbio con il vicino.
Una sentenza che ha lasciato perplessa l’avvocato della difesa, Monica Nichetti, che medita un ricorso in appello: «Non ci sono evidenze, se non la testimonianza della parte offesa, che attestino la responsabilità del mio assistito».
In aula oggi sono stati sentiti i genitori dell’imputato e alcuni vicini di casa. Hanno raccontato una versione differente dei fatti: il padre dell’imputato aveva incontrato il vicino, con il quale i rapporti erano tesi da tempo, in ascensore. «Stava fumando in cabina, come faceva spesso – hanno raccontato marito e moglie –: avevamo già discusso proprio di quel comportamento in precedenza». La parte offesa, oggi deceduta, non era nuova a lamentele e screzi con gli altri abitanti del condominio: «Pochi giorni prima del fatto – ha raccontato una vicina sentita come testimone – il signore aveva minacciato alcuni bambini che giocavano in cortile mostrandogli un coltello dal balcone: ‘Se non la finite, vi sistemo io’». Per quei fatti la donna aveva sporto denuncia. Un altro procedimento era stato aperto davanti al giudice di pace per quella colluttazione tra il padre dell’imputato e la vittima.
Fino a questo punto, le ricostruzioni di pubblica accusa e difesa collimano. Ma, contrariamente a quanto sostenuto nell’imputazione a carico del figlio, la difesa ha sostenuto che il giovane non sarebbe mai uscito di casa durante la colluttazione. Per la Procura, invece, era stato proprio lui a intervenire spingendo il vicino dentro casa e chiudendolo dentro con le chiavi rimaste sulla porta. «Mio figlio non c’entra. Sono io che ho discusso con il vicino di casa e io che l’ho chiuso in casa» ha dichiarato il padre. Ma la ricostruzione non ha convinto il giudice, che oltre a condannare l’imputato ha deferito i genitori: ora rischiano un processo a loro carico per falsa testimonianza. «Ma – contesta il legale Nichetti – ci si basa sulla sola ricostruzione della vittima che, peraltro, non era a nostro avviso un testimone totalmente affidabile. Al momento dei fatti era stato accertato come fosse in preda a una crisi glicemica, come confermato dal vicino intervenuto a ‘liberarlo’: lo aveva trovato «decisamente agitato e aggressivo. Da parte nostra avevamo diverse testimonianze che confermavano, invece, che l’imputato non è mai uscito di casa. Una vicina che ha visto la scena dal balcone dirimpetto ha confermato di aver visto il mio assistito in casa e di avergli raccomandato di non uscire perché era ai domiciliari».
A far cadere l’accusa di sequestro di persona è stato invece un dettaglio che, al momento di raccogliere la denuncia, non era stato preso in considerazione dalle forze dell’ordine. «Che la vittima sia stata spinta in casa e che la porta sia stata chiusa a chiave è un fatto. Ma è altrettanto un fatto che la casa del vicino si trovasse, come tutte nel condominio di ringhiera, su un ballatoio al quale poteva accedere dalle portefinestre delle altre stanze. Insomma la vittima non è mai stata costretta in casa o impossibilitata ad uscire».
Ora l’appello potrebbe ribaltare la situazione ma, per il momento, quella che poteva essere solo una spiacevole discussione tra vicini si sta trasformando per la famiglia dell’imputato in una spirale discendente che potrebbe trascinare nei guai, oltre al figlio, anche i genitori.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris