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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

«Il mio avvocato è il nipote di Mina. Ti faccio perdere la divisa»: condannato

L’uomo, ubriaco, aveva oltraggiato un carabiniere in un bar. E si era rifiutato di fare l’alcoltest: 10 mesi

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

02 Maggio 2025 - 19:36

 «Il mio avvocato è il nipote di Mina. Ti faccio perdere la divisa»: condannato

Nel riquadro gli avvocati Alquati e Servillo

CREMONA - Uno è l’avvocato Carlo Alquati di Cremona, l’altro è l’avvocato Domenico Servillo di Brescia. Entrambi, per dirla con i due legali, non hanno «parentele canore: non siamo nipoti di Mina». La precisazione al giudice arriva durante il processo a carico del loro assistito che tre anni fa, ubriaco, in un bar aveva oltraggiato un appuntato dei carabinieri, investendolo con una scarica di insulti: da ‘st…’ a ‘c...one’, da ‘pezzo di …’ a ubriacone e drogato. Fino a: «Il mio avvocato è nipote della Tigre di Cremona, ti faccio perdere la divisa».

Partiamo dalla fine: accusato sia di oltraggio a pubblico ufficiale sia di rifiuto di sottoporsi all’alcoltest, Riccardo, 35 anni, cremonese attualmente all’estero, è stato condannato (con rito abbreviato) a 10 mesi di reclusione (in continuazione tra i due reati) e alla sospensione della patente di guida per un anno.

Tutto comincia la sera del 15 settembre del 2022. Il 35enne è in un bar. Nel locale c’è gente. Entrano due carabinieri impegnati un un normale servizio di controllo. «Inizialmente, il nostro assistito vuole offrire un caffè ai carabinieri, i quali, correttamente, rifiutano», spiega l’avvocato Alquati. Riccardo attacca brighe con l’appuntato dei carabinieri. Gliene dice di tutti i colori. Riccardo insulta. Addirittura chiama il 112. ‘Qui nel bar c’è un vostro carabiniere ubriaco’.

«Il carabiniere insultato—prosegue l’avvocato Alquati—è molto composto, conserva la calma e dice al nostro assistito di tornarsene a casa a piedi». Poteva finire qui con la denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale per aver offeso il decoro e l’onore dell’appuntato davanti ai clienti del bar mentre i militari «svolgevano un atto del loro ufficio, ovvero intervenivano e lo invitavano a non rimettersi alla guida della propria auto visto lo stato di ebbrezza in cui versava». Invece, non è finita qui.

Passa un po’ di tempo. Riccardo si presenta autonomamente in caserma, perché vuole ‘questionare’ con i carabinieri. Giura di essere arrivato lì con un amico che lo ha accompagnato in auto. I militari non gli credono. Vogliono sottoporlo all’alcoltest per accertare lo stato di ebbrezza, ma lui si rifiuta. E il 35enne si inguaia di più.

Quanto al primo reato contestato, «l’oltraggio a pubblico ufficiale oggi si configura quando la percezione dell’offesa arriva ad altre persone in un luogo pubblico nei confronti del pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni. L’elemento oggettivo c’è», ma «a nostro giudizio - hanno sostenuto i difensori - le frasi pronunciate dal nostro assistito erano talmente sconclusionate e surreali che non potevano cogliere nel segno. I presenti non hanno percepito il disvalore. E ‘surreale è la frase ‘Il mio avvocato è nipote della Tigre di Cremona, ti faccio perdere la divisa’. Comunque, ad colorandum, noi difensori abbiamo precisato al giudice di non essere nipoti di Mina».

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