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SPAGNA E PORTOGALLO NEL CAOS: LE TESTIMONIANZE DEI CREMONESI

Il blackout: «Buio e caos, bloccati in aeroporto»

Il racconto dell’ex consigliere comunale Alessandro Rosa a Lisbona

Jacopo Orlo

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redazione@laprovinciacr.it

01 Maggio 2025 - 11:00

Il blackout: «Buio e caos, bloccati in aeroporto»

CASALMAGGIORE - «Il blackout l’ho sfiorato e sono riuscito a tornare a casa; ad altre persone è andata molto peggio. Chi è rimasto bloccato in ascensore o sulla metro, o chi era ancora in linea per salire a bordo ed è rimasto fermo per ore in piedi».

Le prime ore convulse e cariche di disagi della grande interruzione di energia elettrica che ha colpito Portogallo e Spagna le ha vissute anche il giovane Alessandro Rosa, specialista in indagini disciplinari e condotta professionale dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i Servizi e i Progetti (Unops).

Il 33enne casalasco, infatti, ha vissuto in prima persona l’inizio di questo incidente che ha paralizzato l’intera penisola iberica per diverse ore. «Ero a Lisbona in vacanza con la mia compagna – ha raccontato quando è stato possibile raggiungerlo al telefono –. Quando è avvenuto il blackout eravamo in aeroporto. Avevamo appena passato i controlli di sicurezza per imbarcarci sull’aereo di ritorno. Gli addetti avevano appena finito di verificare i bagagli, che pochi secondi dopo si è fatto improvvisamente tutto buio. Completamente. E c’è stata una confusione incredibile».

L’intero aeroporto è andato nel caos. «Il nostro volo, così come molti altri, è stato ritardato di quasi tre ore, dal momento che tutta la torre di controllo non era operativa e quindi le decisioni dovevano essere prese senza l’utilizzo di radar o computer». E nell’attesa? «Non abbiamo potuto comprare cibo perché non funzionavano le carte, e non potevamo chiamare perché non c’era più segnale. Per fortuna si è attivato subito il generatore di emergenza, e quindi abbiamo aspettato il nostro aereo per volare via in tempo. Siamo stati fortunati nel complesso, altre persone invece hanno subìto conseguenze e difficoltà peggiori».

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