L'ANALISI
20 Aprile 2025 - 07:00
Umanità, dove sei finita? Se l’altra settimana era stato gratificante sottolineare un episodio di ordinaria gentilezza, che in un mondo feroce e maleducato come il nostro diventa straordinaria, con una donna che ha risolto un piccolo problema quotidiano a una sconosciuta (la moneta per pagare il parcheggio), stavolta - per la regola del contrappasso - tocca accendere il faro su una piccola storia di ordinaria grettezza.
Siamo al Ponchielli nel corso di uno spettacolo impegnato (come avremmo detto in altri tempi). Una persona in balconata ha un malore, interviene prontamente il personale sanitario e l’allarme rientra. Al termine del recital però, una coppia prima seduta sulla stessa balconata si è rivolta agli organizzatori per chiedere il rimborso del biglietto «perché i medici intervenendo ci hanno disturbato e distratti». E meno male che la serata era dedicata, per dirla con parole del protagonista, lo psichiatra-educatore Paolo Crepet, alla necessità di «recuperare un metodo, un modo di agire e di educare, altrimenti la nostra civiltà è destinata a perire». Cioè una riflessione profonda anche sul senso di umanità e consapevolezza culturale necessari per sopravvivere «in un mondo in cui è difficile trovare un senso... O reagiamo o periamo. Ci si salva insieme» (ancora parole di Crepet). Il totale disinteresse alle sorti di chi ha avuto un malore accompagnato dalla prospettiva di poter recuperare quanto speso per il biglietto pur avendo goduto dello spettacolo vanno nella direzione opposta. Viene da chiedersi chi ci rappresenta di più: la donna gentile del parcheggio o gli esosi spettatori del Ponchielli tanto privi di compassione che hanno venduto la loro umanità per... 30 denari?
Per provare a capirlo pur senza aver la pretesa di fornire una risposta definitiva o di azzardare analisi pseudo sociologiche, proviamo a scorrere il quotidiano ‘La Provincia di Cremona e Crema’ in un giorno qualunque e vedere che cosa evidenziano le nostre cronache.
Quello di mercoledì 16 aprile, per esempio. Con una premessa. Per scelta editoriale in questo giornale siamo molto attenti a quanto accade nella galassia giovanile, è soprattutto da lì che possono venire speranze o pessimismo per il futuro prossimo e a lungo termine e capire se è ragionevole o illusorio essere ottimisti. Si comincia con notizie devastanti, alle pagine 4 e 5, relative alla quantificazione di due fenomeni preoccupanti, il dilagare del consumo di droghe e il bullismo. Tra i giovanissimi, ci sono anche tredicenni, del Cremonese e del Casalasco, segnala il Serd, il Servizio tossicodipendenze Asst di Cremona, gli assuntori sono aumentati del 25 per cento, a stragrande maggioranza maschi e italiani e si registrano i primi casi di uso di Fentanyl, analgesico con una potenza di almeno 80 volte superiore a quella della morfina che fa strage negli Stati Uniti.
La ‘fotografia’, scattata dall’associazione ‘Semi di melo’ in collaborazione con l’Università Cattolica sentendo gli studenti lombardi, evidenzia che oltre uno su due, il 53 per cento per l’esattezza, è stato vittima di episodi di bullismo, con una significativa crescita dei casi. Emergono però da questi dati i primi segnali di ottimismo se, come affermano gli stessi ragazzi, è in risalita l’indice di fiducia nel futuro, con 7,1 giovani su dieci soddisfatti delle proprie relazioni e della propria situazione scolastica.
In questo quadro, le famiglie recuperano punti sotto il profilo dell’essere i ‘confidenti’ dei propri figli. Segno di maggiore attenzione da parte dei genitori. Dato questo importantissimo, come dimostra - purtroppo in senso contrario - la vicenda che ha visto coinvolta una 14enne fortemente in crisi nel rapporto con il padre e per questo debole, adescata in rete attraverso una chat sadomaso da un 65enne, poi finito a processo. Un caso limite certamente, ma che testimonia l’estrema importanza della presenza di genitori attenti e coinvolti nella vita dei figli senza essere ‘elicotteri’, come si dice nel gergo degli psicologi, cioè senza esercitare controlli eccessivi su di loro.
Giriamo le pagine del giornale e arriviamo ad articoli che finalmente gettano una luce positiva sulle nuove generazioni. Il primo è quello relativo ai ragazzi dell’istituto professionale per l’agricoltura Stanga che hanno portato la loro scuola tra le quattro finaliste all’Hackathon per il clima promosso dall’Unicef e hanno per questo presentato in Regione Lombardia il loro progetto per l’assorbimento dell’anidride carbonica. Sempre nella stessa pagina: con ‘Ecoil’, a Gaeta studenti del Ghisleri sono usciti vincitori dal contest ‘La tua idea di impresa’ promosso da Confindustria, i migliori su oltre 200 progetti in arrivo da tutta Italia. Nella pagina successiva ecco i ragazzi protagonisti al parco del Vecchio Passeggio, impegnati nella giornata di pulizia partecipata promossa da Anffas Cremona nell’ambito di un progetto di Regione Lombardia. Iniziative analoghe si registrano sull’intero territorio provinciale, a Crema e nel Cremasco, così come nel Cremonese e nel Casalasco.
Sono questi ragazzi la ‘maggioranza silenziosa’ che può dare speranza all’intera società. Giovani attivisti concentrati certamente sui propri bisogni ma anche capaci di mettersi a disposizione. Gli stessi che durante il lockdown a causa della pandemia si sono visti a consegnare la spesa o i medicinali ad anziani o adolescenti che intrattenevano, con attività didattiche e ludiche, bambini in età scolare su siti da loro ideati. Protagonisti di azioni di impegno non fini a se stesse o volte semplicemente a rispondere a un bisogno, ma finalizzate al cambiamento di una società che però non li considera più di tanto. Che non li sostiene nelle richieste di strumenti per leggere il contesto sociale e di maggiore accompagnamento da parte del mondo adulto. Ragazzi che hanno accolto la provocazione di Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la Medicina nonostante un sistema che isolava le competenze femminili: «Dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte, e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona».
Il nostro augurio di Buona Pasqua per tutti i lettori e le loro famiglie è anche nella speranza che queste parole diventino patrimonio collettivo, non solo dei più giovani.
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