L'ANALISI
17 Aprile 2025 - 20:02
CREMA - Fu un grosso furto quello messo a segno da una banda il 6 maggio del 2018 nella casa di un noto imprenditore locale. Mentre gli autori dell’effrazione hanno scelto riti alternativi, oggi è stata condannata, nel processo con rito ordinario, una 37enne accusata di ricettazione, rappresentata dall’avvocato Santo Maugeri.
Parte della refurtiva era stato rinvenuta proprio in possesso della donna, che l’aveva ricevuta dal compagno. Questo, insieme ad altri, si era rivelato poi l’autore materiale del furto. Per quell’attività di occultamento e rivendita di quanto rubato nella casa, il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a due anni e quattro mesi e una sanzione da 800 euro, ma il giudice ha optato per una pena di 3 anni e portato la multa a 2mila euro.
Quel giorno, la casa dell’imprenditore era stata presa di mira dai ladri. Al rientro dei coniugi da un weekend fuori città, sul posto erano già presenti i carabinieri: finestre rotte, inferriate divelte e una lunga lista di oggetti di valore che mancavano all’appello. La coppia ha poi fornito un dettagliato elenco di quanto sottratto: gioielli, collane, zaini, occhiali e orologi. Tutti prodotti griffati dal valore di migliaia di euro.
Ai carabinieri, l’imprenditore aveva raccontato di essersi rivolto poco tempo prima a una ditta per l’installazione di videocamere. Le indagini hanno poi portato a iscrivere tra gli indagati, come autori materiali del furto nella villa, un dipendente proprio della ditta di videosorveglianza. La refurtiva è stata rinvenuta solo parzialmente e restituita ai proprietari.
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