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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Il capo a processo per lesioni: «Non ci pagava da mesi»

Ascoltato l’operaio picchiato e minacciato di morte: «Gli avevo chiesto lo stipendio»

Francesco Gottardi

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fgottardi@cremonaonline.it

17 Aprile 2025 - 18:48

Il capo a processo per lesioni: «Non ci pagava da mesi»

CREMONA - «Ti ammazzo, questo è il tuo ultimo giorno di vita». A minacciare con queste parole un dipendente sarebbe stato il datore di lavoro di una ditta bergamasca. Poi, quel 18 ottobre 2023 in uno dei cantieri in cui operava l’azienda, dalle parole sarebbe passato ai fatti: il dipendente è stato colpito da diversi pugni sferratigli sul volto e calci sul corpo, una volta finito a terra inerme. Una scarica furiosa interrotta solo dall’intervento di alcuni dipendenti, sopraggiunti a trascinare via il datore di lavoro.

Oggi in tribunale c’era la vittima, costituitasi parte civile, ma non il presunto aggressore che deve rispondere dell’accusa di lesioni aggravate e minacce.

I giudici hanno ascoltato il racconto della parte offesa: il lavoratore ha raccontato di un rapporto travagliato da tempo in cui, alle violenze verbali e fisiche personali, si aggiungeva lo sfruttamento lavorativo: «Tutti gli attrezzi di noi operai erano nostri personali, la ditta non ci forniva nulla nonostante i nostri solleciti». Anche per il trasporto da Romano di Lombardia alla provincia di Cremona i lavoratori utilizzavano le loro vetture senza alcun rimborso. E poi i ritardi e le omissioni sullo stipendio: «Non pagava, non ci dava la busta paga da mesi».

Quel giorno il datore di lavoro avrebbe dovuto portare le buste paga arretrate: «Sono andato da lui a chiederle. Ma lui mi ha risposto ‘Pezzo di m***a non rompermi i c******i e vai a lavorare’». Ma quella volta l’operaio, esasperato dai continui rimandi nella consegna dello stipendio, non era più disposto a tollerare: «No, io non sono un tuo schiavo. Se non mi paghi prendo la macchina e me ne vado».

A quel punto il datore di lavoro avrebbe reagito con violenza, non tollerando la legittima rivendicazione del lavoratore: «Ti ammazzo, stai zitto». E poi gli si è avventato contro, sferrandogli pugni in faccia e poi, una volta a terra, colpendolo con calci sul costato. Allertati dalle urla sono intervenuti alcuni residenti del condominio in cui era allestito il cantiere e tre lavoratori. Immediata la chiamata a carabinieri e ambulanza. «Quando mi sono tirato su l’ho visto che era chiuso in macchina – ha ricordato l’operaio – ma quando ha sentito arrivare i carabinieri è scappato».

Al Pronto soccorso il lavoratore è stato visitato e gli sono state fornite le prime cure. Dimesso con 25 giorni di prognosi per la «frattura alla parete inferiore dell’orbita», la sua convalescenza si è prolungata fino a 52 giorni a seguito dell’intervento cui si è dovuto sottoporre.

Oggi in aula sono stati sentiti anche i testimoni del pubblico ministero, due dei colleghi intervenuti sul posto a sedare l’aggressione, che hanno confermato la dinamica di fatti. Nella prossima udienza, fissata per l’8 maggio, dopo le arringhe delle parti verrà pronunciata la sentenza.

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