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CREMONA. PASQUA: GLI AUGURI DEL VESCOVO

«Sì alla vita, no alla guerra»

«Nessuno si erga a padrone del mondo: riprendiamo la via del dialogo, basta monologhi arroganti»

17 Aprile 2025 - 05:20

«Sì alla vita, no alla guerra»

Meglio scriverlo sia in ebraico che in arabo, per ricordare quanto ne abbiamo tremendo bisogno tutti, ovunque. La Pasqua non viene per darci un’illusoria pausa di spensieratezza primaverile, rispetto ai drammi e alle paure che ci affliggono. Viene piuttosto a ridestare ragioni di speranza, aprire vie di cambiamento, prospettive di vita nuova, quella che scaturisce da una morte disarmata del suo veleno.

La passione del Figlio di Dio, la sua Pasqua di morte e risurrezione, è l’evento unico, decisivo e integrale della rigenerazione umana, persino di una nuova creazione. Come aveva detto il profeta: «Ecco, faccio una cosa nuova, non ve ne accorgete?». È la pace, questa cosa nuova, che Dio inaugura capovolgendo la logica della forza muscolare con la debolezza di cui riveste la sua onnipotenza spirituale, morale.

Perciò la via da riprendere è quella del dialogo, non del monologo arrogante, ed è il rispetto delle diversità che accredita la diplomazia e rinsalda la democrazia. Stili che i cristiani riassumono oggi nella ‘sinodalità’, ossia nel camminare insieme, come popolo in cui anche i più piccoli e fragili hanno la medesima dignità, e diventano corresponsabili del bene e del futuro di tutti.

In modo che nessuno si erga a padrone del mondo, spacciandosi per il suo salvatore. Dio è sempre all’opera perché i suoi figli abbiano vita, in abbondanza e con giustizia. Dalla Pasqua del Figlio fa scaturire una sorgente, quella dello Spirito, che ricolma anche le più piccole creature, perché osino credere, sperare, amare. Chi si mette in ascolto dello Spirito sa cogliere la profondità della realtà, vede le sue luci più piccole e calde, raccoglie ogni briciola di vero bene, incrocia sguardi e benedice esistenze, osa passi e incontri che riconciliano con la vita, riceve e dona amore, quasi senza accorgersene.

Ce n’è tanta di gente così, nelle nostre comunità semplici e laboriose, nelle famiglie e nelle case. Ci sono tante persone che fanno Pasqua nel segreto dell’anima, che testimoniano la forza della vita anche sotto pesanti croci, che inventano gesti per rimettere in piedi chi non ce la fa. Il mio augurio pasquale è che ciascuno di noi se ne accorga: del bene che gli viene incontro, del desiderio che si riaccende, del dono che sorprende e rallegra. Che ci si accorga del Vivente, incarnato in miliardi di meravigliose e delicatissime esistenze umane, tutte sacre e intoccabili, tutte chiamate alla pienezza della pace. Cominciando col dire alla vita e no alla guerra, pronte a fare Pasqua in sé e attorno a sé, diventando così quell’invincibile forza di pace di cui abbiamo bisogno.

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