L'ANALISI
13 Aprile 2025 - 09:33
(Foto IA)
CREMONA - La composizione del microbiota intestinale può incidere sulla fertilità maschile e femminile. Lo dimostra uno studio pubblicato su Scientific Reports, del gruppo Nature, condotto dai ricercatori dell'Università di Pechino. Utilizzando dati genetici per analizzare la composizione del microbiota, sono stati identificati 15 gruppi di batteri alleati della fertilità e 2 ceppi microbici associati a un aumento del rischio di infertilità. I risultati offrono nuovi spunti per la diagnosi precoce, la prevenzione e il trattamento dell'infertilità, tema al centro del Congresso della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS).
“L'infertilità non solo ha un profondo impatto sulla coppia, ma costituisce anche una sfida globale di rilievo economico e sociale – afferma Linda Vignozzi, presidente SIAMS e ordinaria di Endocrinologia all'Università di Firenze –. Nonostante colpisca 186 milioni di persone nel mondo e in Italia riguardi quasi due coppie su cinque, i fattori di rischio restano ancora poco noti. In questo contesto, cresce l'interesse per lo studio del microbiota intestinale, un complesso ecosistema di batteri, virus e funghi che può arrivare a pesare fino a due chili. In caso di squilibrio, può essere determinante nell'insorgenza dell'infertilità. Finora, però, mancava un'analisi capace di evidenziare un nesso causale chiaro, anche a causa di fattori confondenti modificabili come dieta e stile di vita”.
Lo studio ha superato questi limiti utilizzando dati genetici non influenzabili, analizzando campioni provenienti da oltre 18 mila persone tra i 50 e i 62 anni, residenti in Paesi come Stati Uniti, Israele, Corea del Sud, Germania e Regno Unito. I dati genetici del microbiota sono stati combinati con quelli relativi a 994 uomini infertili e 9831 casi di infertilità femminile.
“I ricercatori hanno valutato l'impatto di 196 tipologie di batteri sulla fertilità – spiega Vignozzi –. Per quanto riguarda gli uomini, sono stati individuati cinque gruppi batterici con effetto protettivo, tra cui i Bacteroidaceae e gli Enterobacteriales, come l'Escherichia coli. Al contrario, il genere Allisonella, che favorisce lo stress ossidativo e danneggia il DNA degli spermatozoi, è risultato associato a un aumento del rischio di infertilità maschile. Nelle donne, tra gli 11 gruppi batterici rilevanti, solo uno ha mostrato un'influenza negativa, alterando i livelli di estrogeni e potenzialmente favorendo condizioni come ovaio policistico ed endometriosi. Gli altri dieci, tra cui i Bifidobacteriales, sono invece collegati a una maggiore capacità riproduttiva”.
Secondo Vignozzi, prendersi cura del microbiota può migliorare l'efficacia dei trattamenti per l'infertilità. “Una dieta equilibrata, ricca di fibre prebiotiche da frutta, verdura e cereali integrali, insieme all'assunzione di probiotici naturali come lo yogurt, è essenziale. Anche i grassi sani, come gli omega-3 del pesce azzurro, l'olio di oliva e le noci, svolgono un ruolo protettivo. Occorre inoltre limitare zuccheri, cibi trasformati, alcol, fumo e l'uso eccessivo di antibiotici”.
“Nonostante le crescenti evidenze scientifiche, il microbiota intestinale resta un aspetto trascurato nella diagnosi dell'infertilità maschile e femminile – conclude la presidente SIAMS –. Ma queste nuove conoscenze potrebbero rivoluzionare le strategie terapeutiche, aiutando a correggere alterazioni dei parametri spermatici e della funzionalità ovarica, e aprendo la strada a trattamenti più mirati ed efficaci”.
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