L'ANALISI
09 Aprile 2025 - 19:46
L’oratorio del quartiere Zaist
CREMONA - L’accusa: dal 2019 al 30 giugno 2022, Giuseppe avrebbe estorto 20mila a Mario, l’amico cresciuto con lui in oratorio, il San Francesco allo Zaist, tra partitelle di calcetto, scommesse sul calcio e schedine giocate. Estorsione con la minaccia di mettere in giro voci su Mario, dai «numerosi debiti» ai «furti di soldi in casa». «Tre anni, 4 mesi e 400 euro di multa», li chiede per Giuseppe il pm onorario Silvia Manfredi. «Un risarcimento con una provvisionale non inferiore a 20mila euro», la richiesta dell’avvocato di parte civile Valeria Biaggi con il collega Vito Alberto Spampinato. «Assoluzione con formula piena o per insufficienza di prove. Eventualmente, la riqualificazione in esercizio arbitrario delle proprie ragioni, perché la parte civile doveva al mio assistito 700 euro per la vincita di una schedina»: così il difensore Massimo Tabaglio.
Come andrà a finire, lo sparanno il 23 aprile Mario, 30 anni, e Giuseppe, 29, l’imputato che ad oggi non sa spiegarsi perché l’amico (ex) d’oratorio, la «vittima di bulletti che io ho sempre difeso, stavo dalla sua parte», lo ha accusato.
Tredici e trenta di oggi. Giuseppe è al banco degli imputati, dà le spalle a Mario. In fondo all’aula, c’è suo padre. Il papà di Mario non c’è. Lui aveva scoperto «gli anomali prelievi», guardando l’estratto conto di suo figlio. «Dai 700 ai 900 euro: non erano cifre che prelevava per sé stesso. Non contribuiva alle spese di casa. Certo che gli ho chiesto perché. Mi ha detto che li dava all’imputato, il quale doveva dare soldi ad altre persone. Mi ha detto che l’imputato lo stava ricattando, lo minacciava: ‘Vado a dire a tuo papà e agli altri che tu avevi rubato soldi in casa per darli a me’», aveva testimoniato il padre di Mario, un figlio «sotto scacco dell’imputato e che si sentiva costretto a consegnargli le somme di denaro, all’inizio 50 euro una o due volte al mese, poi i prelievi sono esponenziali: da un minimo di 250 euro a un massimo di 900»: l’avvocato Biaggi snocciola altri numeri.
Come le 510 telefonate - dal 30 settembre del 2020 al 28 luglio del 2022 - emerse dall’analisi dei tabulati telefonici della Squadra mobile. Di quelle 510 telefonate, 484 le ha fatte l’imputato a Mario, 20 le ha fatte Mario all’imputato. E, ancora, tra gennaio e giugno del 2022, Giuseppe ha chiamato Mario 131 volte, Mario 13 volte. Giuseppe le aveva giustificate così: «Perché quasi tutti i giorni organizzavamo le partite di calcetto, il campo andava prenotato al prete. Quando arrivavamo a 7-8 giocatori, lo chiamavo: ‘Hai voglia di giocare a calcetto?’, perché lui faceva parte della nostra compagnia». «Ciò appare alquanto improbabile. Devono essere appassionati di calcetto per chiamare una media di 4 volte», ribatte l’avvocato di parte civile.
Nel difendersi, Giuseppe aveva spiegato che lui e il suo gruppo di 4-5 ragazzi, ogni settimana giocavano la schedina. Lo ha confermato anche il don (all’epoca) dell’oratorio. Ci mettevano dai 20 ai 50 euro. Mario «prendeva il malloppo», per dirla con l’avvocato Tabaglio, e andava a giocare per loro. «Ho scoperto di aver vinto 1.200 euro, ma Mario non me lo ha detto. Ci siamo accordati: me ne dai 700, non me li ha mai dati», aveva detto Giuseppe. Il suo avvocato arringa: «Nell’ultima telefonata fatta in Questura (davanti all’investigatore, ndr) un colloquio amichevole sui 700 euro, il mio assistito ha detto all’amico: ‘Non ti preoccupare, adesso non ne ho bisogno, perché comincerò a lavorare. L’amico: ‘Adesso sono nella m..., non te li posso dare, perché ho altri debiti in giro’. Il mio assistito: ‘Va bene, quando puoi, me li darai’. Dove sono le minacce? Non c’è la prova dell’estorsione». La difesa ricorda la testimonianza del don. «Ha esaltato la figura del mio assistito. Quando altri gruppi davano fastidio, lo chiamava per riportare ordine, perché aveva fiducia in lui. Il don ha addirittura precisato che quando vedeva Mario al bar dell’oratorio, sparivano i soldi dalla cassa. Non è stato provato nulla, sul mio assistito è stato buttato addosso un reato gravissimo».
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