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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Pedopornografia, quelle foto shock nel tablet

Insospettabile accusato di aver detenuto anche video. Telegram ricettacolo dell’obbrobrio

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

09 Aprile 2025 - 17:58

Pedopornografia, quelle foto shock nel tablet

CREMONA - Per dirla con chi combatte la pedopornografia, Telegram è il ricettacolo dell’obbrobrio, uno dei principali strumenti di distribuzione di materiale shock. Come 60 immagini e 59 video scovati nel tablet di un insospettabile cremonese, nel 2023 finito in un’indagine nazionale e oggi a processo per detenzione del materiale spaventoso. Lo avrebbe scaricato, ma non diffuso. L’uomo si difenderà il 21 maggio prossimo, giorno della sentenza.

Era il 31 agosto, giovedì, quando gli investigatori della Polizia postale si presentarono a casa dell’imputato con un decreto di perquisizione. «L’abbiamo incontrato mentre stava uscendo di casa. Ha collaborato, ci ha dato due smartphone e un tablet». Chi ha indagato, ha dato subito uno sguardo a cosa c’era dentro nel tablet. Uno «sguardo veloce». Il tablet è stato sequestrato perché lì dentro, come risulterà da un accertamento più approfondito (copia forense) vennero trovate 60 immagini, di cui 42 nella memoria temporanea, immagini che l’imputato aveva guardato, ma non scaricato, a differenza delle altre e dei 59 video. Immagini e video shock scaricati la sera dell’11 maggio, in 17 minuti: dalle 21.33 alle 21.50.

«La fonte iniziale è Telegram — ha spiegato l’investigatore —. Normalmente esistono ‘Gruppi di interesse’, così si chiamano’, Gruppi a tema. L’adesione a questi gruppi avviene in maniera banale, per passaparola, oppure per risposta ad un invito, un messaggio che arriva da persone che magari non si conoscono. Rilancio e aderisco al gruppo. Viene inviato un link». Può capitare a tutti di ricevere il link. «Se ci clicco sopra e mi accorgo del contenuto, esco». Nel caso dell’imputato, secondo l’accusa, è entrato ed ha scaricato. «Ed anche se rimuovo Telegram, le tracce restano. Nelle nostre indagini, noi vediamo che è all’ordine del giorno disinstallare la App di Telegram, perché si crede di togliere le tracce, ma anche se rimuovo Telegram, le tracce, lo ribadisco, restano. La semplice disinstallazione dell’App è alla portata di tutti. Eliminare le tracce non è sicuramente alla portata di un utente medio». Per l’accusa, delle 60 immagini guardate, l’imputato ne aveva salvate 18, «disponibili nella ‘galleria’».

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