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CREMONA. MINORI

L’incubo in casa: i genitori sotto accusa

Due coniugi a processo con l’accusa di violenza sessuale aggravata sulle figlie. In aula le testimonianze degli operatori sociali che presero in carico le bimbe

Francesco Gottardi

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fgottardi@cremonaonline.it

08 Aprile 2025 - 20:03

L’incubo in casa: i genitori sotto accusa

CREMONA - Nel diario personale di Stella (nome di fantasia) ricorrono espressioni come ‘giocare’ e ‘cose brutte’. Formule semplici usate dalla bimba, che non aveva nemmeno dieci anni all’epoca dei fatti, per elaborare qualcosa di impensabile. Per il pubblico ministero si trattava di violenze sessuali commesse dal padre sulla ragazzina. Abusi ai quali avrebbero partecipato anche altri uomini, «amici di papà», consumatisi più volte e ai quali, in maniera diversa, sarebbero state esposte anche le due sorelline. Ora sul banco degli imputati ci sono i genitori, rappresentati dai legali Federico Sartori (per la madre) e Massimo Tabaglio (per il padre), cui viene contestato il reato di violenza sessuale aggravata, tra gli altri, dalla corruzione di minore.

Per tentare di ricostruire la situazione della famiglia oggi in aula sono stati sentiti alcuni educatori delle comunità per minori nelle quali le tre sorelle sono state trasferite negli anni. Ai giudici hanno riportato tanto le confidenze delle giovani, raccolte da diversi operatori, psicoterapeuti e pedagogisti, quanto i fatti che hanno potuto constatare.

In particolare lo stato di «profonda agitazione e turbamento che le ragazzine vivevano in occasione degli incontri protetti con i genitori». All’inizio agli incontri, in un luogo sicuro e alla presenza degli educatori, era ammesso anche il padre. «Poi venne escluso, ma veniva comunque ad accompagnare la madre e restava nei pressi. D’altronde anche gli incontri con la mamma risultavano molto stringati e sempre più rarefatti nel tempo, così come le chiamate. Spesso era la madre a non presentarsi».

Un distacco profondo dai genitori, al punto che «durante i colloqui le ragazze si mostravano insofferenti, volevano andarsene». E poi un altro fatto: su un cellulare portato dai genitori alle ragazze quando si trovavano in comunità sono state rinvenute dagli educatori «delle fotografie di nudo. Non era chiaro quale fosse la fonte, ma abbiamo ritirato il dispositivo».

All’origine dei timori delle giovani ci sarebbero gli anni di abusi sessuali cui il padre, insieme ad alcuni «assidui frequentatori della casa», avrebbe sottoposto in particolare una delle sorelle. Come parti offese figurano due delle tre sorelle rappresentate dagli avvocati di parte civile Maria Laura Quaini e Fabio Galli. La terza sorellina aveva, all’epoca dei fatti, solo pochi anni e non sarebbe stata coinvolta negli abusi.

«In casa si beveva tanto, il padre e i suoi amici erano spesso ubriachi, si picchiavano tra di loro o picchiavano le bambine». I genitori, quando non direttamente coinvolti, non avrebbero fatto nulla per impedire gli abusi: «Stella mi confidò — ha raccontato un’educatrice nella sua testimonianza — che durante una festa di Capodanno, lei si trovava sul divano, con la febbre alta. Nella confusione della festa un amico del padre le si avvicinò, sedendosi accanto a lei e infilandole la mano sotto i pantaloni. Né il padre né la madre fecero nulla». Proprio questi racconti hanno portato la madre a comparire tra gli indagati in quanto «con la propria reiterata condotta omissiva» non ha fatto nulla per impedire gli abusi. Anzi, stando ai racconti riportati in aula dai testimoni, le ragazzine hanno riferito che la madre avrebbe «ripetutamente detto loro che di queste cose non si doveva parlare con nessuno».

Dai racconti di un altro educatore è emerso poi il dettaglio di un’applicazione di messaggistica utilizzata dal padre che le ragazze indicavano come «la chat dei pedofili».

Ora le ‘cose brutte’ per Stella sono soltanto un ricordo ma, stando alle parole del perito ascoltato dai giudici in aula: «Vista la minore età e la gravità degli abusi infra-famigliari parlare di una completa elaborazione dei fatti è una fantasia irrealizzabile».

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