L'ANALISI
07 Aprile 2025 - 18:09
CREMONA - «Cercavano di aprire le portiere, tiravano pugni sui finestrini. Uno si è sdraiato sul cofano. Due stavano dietro la macchina, erano su tutti i lati». A ricostruire quegli attimi di terrore, vissuti nella notte del 25 ottobre 2024 insieme a un’amica, è stata proprio la giovane vittima dell’assalto di un vero e proprio branco.
La 19enne è stata sentita dai giudici questa mattina in quanto parte offesa, rappresentata dall’avvocato Elena Guerreschi.
Quella notte le due ragazze stavano rientrando da una serata passata in centro. La macchina l’avevano lasciata nel parcheggio della Coop di via del Sale. Poco prima del ponticello sul Morbasco le due giovani incrociano un gruppetto di ragazzi. Erano in cinque.
«Ciao amore», qualcuno comincia a apostrofare le due amiche. Si avvicinano, tutti insieme, poi uno di loro si fa addosso alla 19enne: la abbraccia dal fianco e tenta di baciarla. «Ho girato il volto e poi sono riuscita a divincolarmi». Insieme all’amica le due raggiungono l’auto e ci si chiudono dentro. Dal branco si stacca un primo soggetto, «indossava una specie di passamontagna, un balaclava», poi seguono tutti gli altri.
Neanche il tempo di mettere in moto e il gruppo è tutto intorno al veicolo: «Sono saliti sul cofano, ridevano tra di loro e ci urlavano contro. Tentavano di aprire le portiere e baciavano i finestrini». Le due ragazze, terrorizzate, si sentono bloccate, con gli aggressori a circondarle bloccando l’auto. Chiamano un amico, ma non risponde. Poi, da dietro l’angolo, sbuca un passante, «un signore che stava portando fuori il cane».
Alla vista dell’uomo i giovani che si stavano scatenando contro l’auto si fermano un momento, scendono dal cofano. Tanto basta per dare il tempo alla vittima di mettere in moto e allontanarsi. «Ho passato sei mesi a cercare di dimenticarmi di loro», ha dichiarato poi l’amica nel rispondere alle domande del pubblico ministero in qualità di testimone. Oggi in aula le due giovani hanno rivissuto parte dei fatti: al processo c’era anche uno degli assalitori, quello che avrebbe tentato di baciare la giovane che ha sporto denuncia la mattina dopo l’accaduto.
Per il giovane sul banco degli imputati invece, già a novembre era scattato il carcere. A seguito delle indagini della Procura, chiuse in pochi giorni, e viste le «gravi risultanze probatorie», il giudice delle indagini preliminari aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare.
L’accusa è di tentata violenza sessuale di gruppo aggravata. A rendere conto di come si sono svolte le indagini in aula c’era il sostituto commissario della Squadra mobile, Luca Mori: «Quando abbiamo ricevuto la denuncia della vittima, i tratti distintivi di uno dei soggetti ci hanno subito allertato». Determinante, per individuare il giovane, è stato il dettaglio del cappellino griffato, portato di sbieco, e un giubbotto bianco. «C’è da dire che eravamo nel pieno della recrudescenza del fenomeno baby gang – ha spiegato Mori –. In città si viveva un vero e proprio allarme sociale e la Prefettura aveva istituito il comitato per l’ordine e la sicurezza con lo scopo di fronteggiare i numerosi reati di cui questi giovanissimi si rendevano responsabili».
Sulla base della descrizione, gli uomini della Questura hanno individuato il giovane nei giorni seguenti all’accaduto. Era ancora vestito come lo aveva descritto la 19enne nella sua denuncia. «Era un soggetto ben noto. Basti pensare che, nonostante la giovane età, l’imputato aveva raccolto già 12 notizie di reato. Furto, rapina, ricettazione, oltraggio a pubblico ufficiale, stupefacenti: un ritmo delittuoso quotidiano». Già in Questura, dove il 18enne era stato condotto perché privo di documenti, le due giovani avevano riconosciuto senza se e senza ma l’imputato. Su un altro ragazzo c’erano invece più dubbi, «quella sera aveva il volto semi-coperto». Oggi i giudici hanno chiesto di ripetere l’identificazione. Nonostante lo shock e i mesi trascorsi la ragazza non ha dimenticato il volto del suo aggressore. «Sì è lui».
Ora si aspetta la nuova udienza, nella quale saranno sentiti i testimoni della difesa, poi la sentenza.
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