L'ANALISI
28 Marzo 2025 - 20:57
CREMONA - Natali al Sud, 48 anni, per venti ha lavorato in una ditta di pulizie di Cremona: era responsabile dell’igiene ambientale. «Sono andata via in seguito a questa vicenda, sono dispiaciuta, ma mi difenderò». La vicenda: un processo che la vede imputata di estorsione. A denunciarla è stata un’ex collega marocchina di 52 anni, licenziata dall’impresa.
Storia di presunti regali pretesi in cambio di far fare alla collega qualche ora in più di lavoro, sotto minaccia di licenziarla. I regali: denaro contante, un tappeto, un bracciale e una collana, una ricarica postapay, tra il 2017 e il 2019.
«La signora è stata licenziata per giusta causa, perché era molto aggressiva e minacciosa, anche di morte, con i colleghi. All’inizio si era presentata molto disponibile, tant’è vero che noi l’abbiamo aiutata, ci diceva che il marito la maltrattava. E, poi, si è rivelata così, ma non sono la prima ad essere stata denunciata. Io non avevo il potere di licenziarla», racconta l’imputata arrivata nella tarda mattinata di oggi a palazzo di giustizia per l’udienza andata, però, ‘deserta’, perché non si sono presentati i testi del pm: una ex collega e chi ha fatto l’indagine. Saranno sentiti il 24 ottobre, a differenza della parte offesa. Lei non sarà mai sentita.
«A una delle prime udienze - spiega l’avvocato Luca Curatti, difensore della 48enne - la persona offesa, con il suo avvocato, ha presentato un certificato: una grave condizione psichiatrica. È stata acquisita la denuncia, noi non abbiamo modo di sentirla. La testimone di oggi è la seconda volta che non vediamo in aula, l’inquirente non si è presentato. Sta di fatto che io alla mia assistita ho sempre detto di venire sempre, perché voglio che partecipi a tutte le udienze per confrontarsi con ciò che dicono i testi: se è vero o non è vero. La signora perde tempo e soldi. Questa è la situazione ad oggi».
La 48enne, nel frattempo, si è trovata un altro lavoro. Respinge le accuse riversate nel capo di imputazione: sotto la minaccia del licenziamento, avrebbe costretto la collega «a consegnarle 500 euro in contanti ed un portafoglio di marca del valore di 130 euro all’atto della stipula del contratto di assunzione a tempo determinato», contratto «sottoscritto presso l’abitazione della parte offesa».
Sotto minaccia del licenziamento, l’avrebbe costretta «a consegnarle somme varie di denaro per complessivi 500 euro», ma anche «un tappeto marocchino del valore di 160 euro e, all’atto della sottoscrizione del contratto di lavoro per il passaggio a tempo indeterminato, un coordinato di collana e bracciale in oro bianco del valore di 600 euro». L’avrebbe costretta «ad effettuare una ricarica della propria postepay di 145 euro e di altro denaro contante per 300 euro e parte del compenso straordinario per poter effettuare ore di lavoro straordinario».
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