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IL FRONTE DELLA SICUREZZA

Vulnerabili alle mafie: «La guardia resti alta»

Convegno in Comune sulle infiltrazioni. A livello locale prima interdittiva, altre in arrivo

Claudio Barcellari

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redazione@laprovinciacr.it

27 Marzo 2025 - 20:58

Vulnerabili alle mafie: «La guardia resti alta»

CREMONA - La piovra è anche a Cremona, e la guardia resta alta. Le fonti confermano, a livello locale, la prima interdittiva antimafia dell’anno, che, a quanto viene riportato, non sarà l’unica. Per comprendere le radici del fenomeno nel territorio cremonese, il prefetto, Antonio Giannelli ha organizzato un ciclo di incontri, il primo dei quali si è svolto nel pomeriggio di oggi in sala quadri, alla presenza del presidente del Consiglio comunale, Luciano Pizzetti. Ospite della serata Vittorio Mete, professore ordinario di Sociologia dei fenomeni politici presso l’università di Firenze, che con il suo intervento, ‘Espansione territoriale delle mafie al Nord’ dimostra che il pericolo esiste ed è diffuso.

«Abbiamo l’abitudine di considerare alcuni fenomeni come lontani da noi – apre Paolo Gualandris, direttore del quotidiano La Provincia di Cremona e Crema, moderatore dell’evento – ma spulciando la cronaca locale si apprende che, nei nostri territori, abbiamo trent’anni di criminalità organizzata. La provincia di Cremona appartiene alla terza fascia tra quelle lombarde (‘abbastanza infiltrata’). Le forze dell’ordine sono ben attrezzate, ma l’opinione pubblica deve sapere che l’emergenza esiste».

Mete affronta il problema sul piano sociologico, offrendo un modello interpretativo che riassume i ‘vettori’ dell’infiltrazione mafiosa. «La mafia è sempre un oggetto di studio complesso – precisa il relatore – perché gioca una partita ambigua tra visibilità e invisibilità. La criminalità organizzata combina segretezza e reputazione: senza una di queste componenti, il lavoro del mafioso diventa impossibile».

«Siamo abituati a percepire la mafia come un fenomeno unidimensionale – continua Mete – ma l’opinione pubblica deve percepirne il dinamismo, perché la criminalità evolve nel tempo e nello spazio. Abbiamo stampate in testa le immagini della mafia che spara, ma è un cliché che appartiene ad una storia per lo più passata».

Le nuove mafie, quelle presenti nel Sud della Lombardia, puntano invece al riciclaggio di denaro, e all’inserimento nell’economia di mercato. Ecco perché i fattori che le spingono ad infiltrarsi sono mutati nel tempo. Oggi, spiega Mete, conta molto «la dimensione socioeconomica del territorio di destinazione. La criminalità si insinua laddove siano aperti molti lavori pubblici, possibilmente in un territorio ricco». Complice anche un quadro, come quello cremonese, dove prevale la dimensione della piccola e media impresa, che, a dire di Mete, «rende il territorio particolarmente vulnerabile».

Il secondo vettore: la dimensione culturale e relazionale. «Il mafioso punta alla definizione del tessuto associativo – illustra Mete – e, su questo aspetto, i territori del Centro-Nord non sono tutti ugualmente attrezzati. Conta anche la cultura della legalità, con i suoi conseguenti costi morali: quanto, in un territorio, l’imbroglio è considerato normale?». Da ultimo, il modello di Mete passa ad esaminare il tema della dimensione politica e istituzionale locale, che, in alcuni contesti, potrebbe apparire facilmente attaccabile: «La penetrazione mafiosa è agevolata dalla mancanza dei dovuti controlli. Diversamente, un ostacolo all’infiltrazione può essere rappresentato dalla presenza di meccanismi virtuosi di raccolta del consenso, espressi dalla chiusura della politica locale alle ingerenze mafiose».

Perché, dunque, la mafia ‘emigra’, cercando nuove radici al Nord? «I gruppi criminali sono eterogenei – spiega Mete –. Alcuni hanno un arsenale specializzato a propria disposizione, altri no. Altri ancora, come è stato dimostrato, hanno rapporti con la politica, anche a livelli alti. Da qui procedono vari scenari, non necessariamente coerenti tra loro». E aggiunge: «Pensiamo che il trasferimento in un altro territorio sia sempre una scelta, ma lo spostamento al Nord spesso è la necessità. Il criminale viene espulso e deve cercare riparo altrove».

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