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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Truffa: la cena a ‘sbafo’ per 1.400 euro

Pietanze di lusso e ordini mai pagati, inizia il processo dopo anni di beffe ai ristoratori

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

27 Marzo 2025 - 20:33

Truffa: la cena  a ‘sbafo’ per 1.400 euro

CREMONA - Sono passati 5 anni e quasi 8 mesi dal 31 luglio del 2019, un mercoledì, quando una comitiva di persone cenò al Juliette: 1.400 euro pagati con un assegno non incassato, perché la firma era contraffatta. «Ah sì, ora ricordo». L’aveva rimosso la titolare del locale, oggi chiamata a testimoniare al processo per la maxi truffa a ristoratori e commercianti - dal macellaio al panettiere — di Cremona e provincia, sia nel 2019 sia nel 2020, durante il lockdown. Storia di pranzi o cene ‘a sbafo’ in ristoranti di lusso, ma anche di cibo da asporto ritirato e mai pagato. A processo per la ‘truffa del delivery’ ( così era stata ribattezzata) scoperchiata dai carabinieri, ci sono Paola Francesca (classe 1981) e Debora (classe 1980), all’epoca dei fatti residenti a Vescovato, e Stefania (classe 1983), all’epoca domiciliata a Pescarolo. Sono difese dagli avvocati Giovanni Bertoletti, Cesare Grazioli, Annamaria Petralito e Luca Genesi.

«Vuole rimettere la querela?», ha rilanciato oggi l’avvocato Bertoletti alla titolare del Juliette dopo la testimonianza. «Io la chiuderei qui: rimetto la querela». Anche lei ci ha messo una pietra sopra, come la maggior parte dei truffati: quasi 30. All’appello mancano i titolari de l’Umbreleer di Cicognolo (cibo da asporto per 150 euro mai pagato, l’8 ottobre del 2020) del Dordoni (passata gestione) in città. I carabinieri notificheranno l’avviso a presentarsi all’udienza del 10 aprile prossimo. L’incombenza spetta alla Procura. «Con urgenza, perché è tempo di chiuderla, è passato del tempo», ha sollecitato il giudice. Se i due ristoratori non si presenteranno, per effetto della riforma Cartabia, si intenderà remissione tacita della querela.

Nella lista dei ristoranti di lusso truffati prima e dopo la pandemia, figurano La Borgata, al Migliaro: 400 euro di pietanze prelibate mai visti; il Pescatore di Casanova del Morbasco (238 euro); l’Osteria del Miglio di Pieve San Giacomo (265 euro). La truffa naufragò alla Crepa di Isola Dovarese. Su WhatsApp fu ordinato cibo d’asporto per 396 euro, ma il ristoratore pretese il pagamento prima della consegna. Nell’elenco delle truffe, bottiglie di vino e spumante per 296 euro o cibo per cani e gatti ordinati al telefono al negozio: 260 euro di scatolette che il negoziante non ha più visto. Per una delle imputate, restano in piedi reati procedibili d’ufficio. Come, ad esempio, la violazione del divieto emesso ad aprile del 2020 dal questore di Cremona di non tornare in città per tre anni.

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