L'ANALISI
04 Marzo 2025 - 10:32
Scopelliti. Poli e Denicolò Gigliotti
CREMONA - Mai le sentirete pronunciare la parola ‘avvocata’. «Dissonanza linguistica benedetta dall’Accademia della Crusca», il giudizio tranchant di Antonietta Denicolò Gigliotti, natali a Bolzano, milanese di adozione, da 43 anni avvocato penalista prima a Milano, poi giù in Calabria, a Catanzaro, dove si occupa di criminalità organizzata. «Stonature grammaticali: la sinistra femminilizza tutto, la destra maschilizza tutto», le fa eco Francesca Scopelliti, calabrese d’origine, giornalista, senatrice, l’ultima compagna di Enzo Tortora, al suo fianco durante il caso giudiziario vissuto dal popolare presentatore, e presidente della Fondazione internazionale per la giustizia ‘Enzo Tortora’.
Denicolò Gigliotti e Scopelliti, due amiche: «Un intreccio meraviglioso». Soprattutto, due donne, nei rispettivi campi di azione, ‘promotrici di diritti’ dal titolo del convegno organizzato dal Comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati, introdotto e condotto dall’avvocato Monica Poli, consigliera del Comitato stesso.
Palazzo della Fondazione Città di Cremona, pomeriggio di ieri: la sala è piena. Le relatrici sono pezzi da novanta.
«Sembrerò poco femminista. Io credo che sia nostro assoluto diritto conquistare i ruoli a prescindere dalle quote rosa, non perché in quanto donne. Ne sono convintissima», il ‘biglietto da visita’ di Denicolò Gigliotti. L’avvocato consegna tre dati statistici.
«Nel 1981, il 7% di donne iscritte all’Ordine, nel 1985 il 9,2%. Oggi, il 47,7 % e a breve si prevede un sorpasso. Ma c’è ancora una profonda differenza del reddito: non per essere la solita voce controcorrente, però ritengo che una parte di responsabilità vada riconosciuta a noi. C’è una tendenza: nel penalistico poche donne sono titolari di uno studio legale».
Nel suo intervento, Denicolò Gigliotti fa un excursus storico per approdare alla modernità.
«Le donne - afferma — non hanno conquistato, hanno riconquistato. La parità c’è, io di questo ne sono convinta. Le donne debbono imparare ad appropriarsi sino in fondo del loro volere, della loro capacità di dare professionalmente. Gli elementi e i prodromi per la parità ci sono. Lo dico come donna avvocato ormai da 43 anni (mi sono laureata molto giovane), e questo perché tutti i numeri per potercela fare li abbiamo. Dipende assolutamente dal nostro lavoro che è duro». Quindi, «bisogna applicarsi, bisogna dare e poi si può tranquillamente arrivare, anche senza essere figli d’arte». L’avvocato Denicolò Gigliotti non lo è. Suo padre era un manager.
Scopelliti, un’ esperienza nei Radicali di Pannella e, quindi, «abituata alla meritocrazia», fa «appello a una frase divenuta famosa, perché pronunciata da Tortora quando, dopo l’assoluzione, tornò in Rai e disse: ‘Dove eravamo rimasti?’». La rilancia anche sulla battaglia delle donne portatrici di diritti. «Dove siamo rimaste? Ci sono state delle battaglie gloriose. La donna ha fatto dei passi avanti nel mondo, ma anche in Italia. Però, oggi si vive come tutto normale: c’è il diritto al voto, c’è il diritto ai concorsi, l’abolizione del delitto d’onore, le donne in magistratura. E nelle Forze armate, nonostante ci fosse una grande opposizione da parte delle Forze armate, si sono affermate ed oggi abbiamo una donna Generale». Ciò per dire che «tutto quello che ci è stato consentito, poi lo abbiamo onorato con la nostra capacità, con la nostra professionalità».
Ma? «Oggi, però, ho l’impressione che ci sia una battuta d’arresto, che tutto quello che le donne hanno conquistato sembra un dato di fatto, un atto dovuto. E non si capisce che, invece, il valore della democrazia ci permette anche di continuare a migliorare quello che hai raggiunto e conquistare altri gradini». Certo, la strada da fare è ancora tanta. «Non siamo al massimo della realizzazione dei progetti». Del resto, «l’Italia, nella graduatoria dei Paesi che si sono contraddistinti per la riduzione o abolizione della diversità di genere, è all’80esimo posto. Dobbiamo ancora scalare una bella montagna. Nonostante questo quadro davanti — prosegue Scopelliti — mi pare che oggi ci sia un silenzio, un’apatia e forse è colpa anche di chi dovrebbe dare l’esempio».
La colpa è «della politica, delle istituzioni, dei gruppi di femministe che dovrebbero spingere soprattutto i giovani. Vorrei che ci fossero delle influencer per i diritti delle donne. Non ti consiglio che tailleur mettere, ma ti consiglio che diritto avere. Questo mi piacerebbe». Anche perché, aggiunge, «abbiamo una Commissione paritaria nel sistema europeo che non mi pare che parli molto». Scopelliti ricorda in Ucraina le ‘Streghe di Bucha’, ovvero «le donne che di notte intercettano i droni prima che colpiscano». Eppure, «l’Europa non ne ha mai parlato, nemmeno le leader donne, dalla Meloni alla Von der Leyen. Questa cecità, questa miopia è quello che rovina i diritti delle donne».
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