L'ANALISI
03 Marzo 2025 - 20:24
CREMONA - «Continueremo con il nostro lavoro di memoria e di testimonianza. Come una goccia che scava la roccia, non abbiamo bisogno di rispondere alle provocazioni». Dopo due mesi dall’imbrattamento che ha sfregiato lo striscione contro la violenza di genere appeso all’Itis è ancora al suo posto. Con la provocazione vergata a bomboletta ancora visibile. «Abbiamo scelto – spiega la prof Josita Bassani, coordinatrice del gruppo di teatro della scuola che ha affisso lo striscione – di non rispondere e nemmeno di cancellare quei messaggi. Ci hanno fatto riflettere su quanto il nostro messaggio disturbi, stimoli la comunità alla quale è rivolto. Significa che abbiamo colto nel segno». Lo striscione, che recita ‘Quante donne ancora?’, è visibilissimo dalla tangenziale. Ora non resta che «continuare ad andare avanti per la nostra strada, consci che la costanza della nostra testimonianza lascia il segno nelle migliaia di ragazzi di questa scuola e non solo».
Un messaggio che il gruppo di teatro della scuola ‘AtTorriani’ porta avanti da tempo. A coordinare i lavori sono, oltre a Bassani, la prof Chiara Beccari e il regista Andrea Rossetti che con i ragazzi organizzano spettacoli e momenti di sensibilizzazione. Tra questi c’è il ‘rito civile’ che si ripete in occasione di ogni femminicidio: «La scuola si è fatta presidio permanente, silenzioso e rumoroso ad un tempo, nella lotta contro la violenza di genere. Quattro ragazzi, quando arriva la notizia di un nuovo femminicidio nel nostro Paese, si riuniscono alla cancellata per un momento di ricordo e lasciare un nuovo fiocco rosso a ricordo di una vita spezzata». Una testimonianza che si stratifica che lancia un messaggio alla scuola e alla città.
«L’iniziativa è animata dai ragazzi e genera riflessioni e dibattito. Certo spiace vedere lo scarso coinvolgimento del personale docente della scuola: ai riti civili si fermano pochi professori su 280 insegnanti, mentre collaboratori scolastici e ragazzi spesso sono più sensibili».
E lo striscione intanto continua a stimolare la società civile cremonese: «Recentemente uno studente dell’università di Pavia lo ha portato come caso di studio in un esame di storia del teatro civile riflettendo sull’impatto che ha prodotto».
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