L'ANALISI
22 Febbraio 2025 - 05:20
CREMONA - In provincia di Cremona le famiglie numerose — vale a dire quelle con almeno tre figli — sono poco meno di 7.500, per l’esattezza 7.469. L’ultimo dato disponibile, relativo al 2022, indica una crescita dell’1,3% nell’arco di un decennio, a fronte di una flessione del 3,3% a livello regionale. I numeri delle province lombarde sono contenuti nello studio tematico realizzato da PoliS Lombardia, che esplora le condizioni economiche, le sfide quotidiane e le politiche di supporto per le famiglie numerose nel territorio regionale. «In Lombardia — si legge nel documento che riassume i risultati dell’analisi — risiedono poco più di 196mila famiglie numerose, pari al 4,3% del totale delle famiglie lombarde. Questa forma di famiglia risulta, in media, compressa da una serie di difficoltà economiche: rischio di povertà superiore, maggiore difficoltà ad arrivare a fine mese e a concedersi piccole spese personali».
Nello specifico, le famiglie con almeno tre figli riscontrano mediamente più difficoltà nel sostenere il pagamento delle utenze domestiche: il 7,1% è in arretrato con i pagamenti delle bollette rispetto all’1-2% delle altre famiglie. Inoltre una famiglia numerosa ogni dieci fatica a permettersi un’automobile: un tasso nettamente superiore al 2% delle altre tipologie familiari. A ciò si aggiunge che il 12,4% (contro il 4,2%) non può concedersi regolarmente attività di svago fuori casa a pagamento, o di incontrare familiari o amici per bere o mangiare insieme almeno una volta al mese (8,8% contro 1,3%). Il 18,4% dichiara di arrivare a fine mese «con grande difficoltà» e il 54,7% riscontra comunque «qualche difficoltà».
Lo studio evidenzia anche una serie di elementi che possono offrire spunti o indicazioni «per una migliore focalizzazione delle eventuali misure di sostegno e accompagnamento ai nuclei familiari numerosi», recitano le conclusioni del report. Le aree prioritarie di intervento — come emerso dalle interviste e dai focus group — consistono in istruzione, attività ricreative e culturali, servizi, madri casalinghe, salute e spese sanitarie. Ambiti che «possono costituire una prima perimetrazione dell’intervento regionale, da usare sia rispetto alla verifica della copertura attualmente esistente sia per immaginarne una revisione/ampliamento». Rispetto alla centralità delle disponibilità economiche del nucleo familiare, «il Fattore Familiare appare una pista di lavoro promettente, che consente la costruzione di panieri di servizi che si facciano carico delle condizioni materiali e concrete di vita dei nuclei familiari numerosi, ben più di quelli non numerosi». Lo studio si concentra, tra l’altro, sull’importanza di variabili come il territorio di residenza, l’età dei figli/e e la situazione economica del nucleo familiare «nel meglio segmentare e focalizzare le diverse misure a livello regionale».
Altri elementi di rilievo riguardano la conciliazione vita-lavoro, specialmente quando i figli/e sono ancora minori, che la «necessità di abbandonare la logica del bonus/erogazione una tantum in quanto è vantaggioso e premiante solo dal lato dell’offerta e non della domanda». E gli estensori del documento specificano: «Analogo potrebbe essere il discorso circa la polarità aiuti finanziari versus servizi». PoliS Lombardia, infine, rileva una «scarsa conoscenza, da parte dei potenziali beneficiari (famiglie in primis), delle misure e sostegni che esistono e sono disponibili. A ciò si collega l’efficacia informativa della Regione, in primo luogo, e delle istituzioni, nel rendere note tali opportunità, oltre alla facilità di accesso alle stesse».
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