L'ANALISI
21 Febbraio 2025 - 19:06
CREMONA - Il foglio con gli appunti, la mano che trema. «Volevo partire da lontano». Parte dalla sua infanzia: «Sin da quando ero piccolo, vivevamo in una famiglia poverissima, a volte mancavano i soldi per il cibo. In famiglia c’erano vari litigi che non mi facevano bene». Parla della sua adolescenza: «Sono stato vittima di bullismo, mi sono chiuso in me stesso, sono stato preso in carico dai servizi sociali e sono stato messo, giustamente, in una casa famiglia». Racconta del padre alcolizzato e del «grande trauma quando è venuto a mancare: andavo d’accordo con lui». E di sua madre che lo ha denunciato. Perché non ne poteva più di litigi e insulti («Sei un p..., sei una z...), di prendere pugni e calci per tre anni, quasi ogni giorno.
Aula penale, 11 di oggi. Assistito dall’avvocato Guido Maria Giarrusso, il figlio si difende, sua madre lo ascolta. Lui nega tutto, lei lo smentisce, scuotendo il capo. La madre non si è costituita parte civile: è in aula come persona offesa, insieme all’avvocato Daniele Lurani. Lei ha già raccontato delle liti quasi sempre per il cibo. «Compravo cose non gradite, lui urlava, mi insultava». Una volta il figlio l’ha colpita «con pugni alla testa» e l’ha presa a «schiaffi sul viso», un’altra l’ha spinta contro una porta di vetro, un’altra ancora contro il muro. «Alle aggressioni non reagivo, non ero forte. Gli dicevo: ‘Aiuto, non picchiarmi più. smettila’». I vicini sentivano. Mi dicevano che dovevo denunciarlo». Lo ha fatto dopo l’ultima aggressione per le crocchette. Il figlio le aveva chiesto di comprarle al supermercato, ma quando è ritornata dalla spesa, lei si era dimenticata. Botte e denuncia ai carabinieri.
Si difende, il figlio: «Con mia mamma mi sono sempre trovato bene, si rideva e si scherzava». Poi, «ho perso il lavoro, ho deciso di uscire dalla comunità per capire com’è il mondo fuori». Ma lui deve difendersi da quanto ha fatto dentro casa a chi lo ha messo al mondo: sua madre. «Io ho sempre lottato per la mia indipendenza economica. Ci sono stati molti litigi, perché io volevo che decidesse da sola e non si facesse condizionare dagli altri. Io, nonostante tutto, non ho mai odiato mia mamma. I litigi si risolvono».
Litigi frequenti? «In una settimana magari nemmeno uno». Botte? «No. Cercavo di tenerla ferma, perché si agitava subito. Le dicevo: ‘Stai calma un attimo’». Che cosa intende per tenerla ferma? Il figlio mima il gesto di chi tiene per la braccia chi ti sta difronte. «Cercavo di calmarla». Pugni? «Mai». Calci? «No». L’ha minacciata? «No». Insulti? «Magari le dicevo: ‘Non capisci niente’. Mai p... e z...’. Non l’ho mai spinta contro il muro». Diverbi sul cibo? «Le dicevo di guardare il prezzo, di non spendere troppi soldi se in quel momento non potevamo permettercelo. Su come gestiva la casa, non posso dire nulla: la teneva come uno specchio». I vicini l’hanno vista con i lividi e con un occhio nero. «Lividi? Mai visti». Processo aggiornato al 27 giugno.
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