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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

«In Brasile le carceri violano i diritti umani»: no all'estradizione

La decisione della Corte d'Appello di Brescia nei confronti di un 34enne condannatol per violenza sessuale, tornato libero

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

19 Febbraio 2025 - 18:14

«In Brasile le carceri violano i diritti umani»: no all'estradizione

Gli avvocati Alquati e Antonioli

CREMONA - Ricercato dall’autorità giudiziaria del Brasile dopo una condanna a 8 anni e 2 mesi per violenza sessuale sulla cognata nel 2018 - accusa che nega - arrestato dai carabinieri il 28 novembre scorso a Gabbioneta Binanuova dove vive con la moglie, portato in carcere, poi messo ai domiciliari e autorizzato a recarsi al lavoro, l’uomo, operaio di 34 anni, resta in Italia. Ed è libero. Ieri, la Corte d’appello di Brescia ha detto ‘no’ alla richiesta di estradizione avanzata dal Brasile, perché le carceri brasiliane sono le peggiori al mondo: torture e violenze, rivolte e sovraffollamento, suicidi e omicidi. I giudici hanno dato ragione agli avvocati Carlo Alquati e Franco Antonioli, che sul sistema carcerario da anni in tilt in Brasile hanno puntato la loro difesa.

La decisione della Corte d’appello riaccende un faro sulle carceri brasiliane. In udienza, i difensori dell’operaio hanno prodotto una sentenza della Corte d’appello di Torino, sentenze della Cassazione, articoli e pareri. Nel loro complesso lavoro di ricerca, li ha aiutati anche un importante studio legale del Brasile (assume le difese davanti alla Corte di giustizia europea). Una mole di carteggio.

Come un articolo pubblicato dalle Nazioni Unite: ‘L’impunità per la tortura nelle carceri è la regola in Brasile’. Riguardava la richiesta di un’indagine immediata sui massacri avvenuti nelle carceri brasiliane. In un’intervista rilasciata al sito web della rivista Exame, il rappresentante regionale per il Sud America dell’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani, Amerigo Incalcaterra, aveva affermato che «l’impunità nei casi di tortura praticata da agenti pubblici contro i prigionieri è diventata la regola – e non l’eccezione - nel sistema penitenziario brasiliano».

E, ancora, un articolo del 2023 su un condannato per stupro trovato morto nel penitenziario di Teresina. Tutti documenti sulla «degradante e pericolosa situazione carceraria in Brasile dove i diritti umani vengono violati», spiega l’avvocato Alquati. «Non si tratta solo di carenze strutturali e di mancanza di igiene. Parliamo di violenze, a maggior ragione nei confronti dei presunti autori di reati sessuali: c’è un codice di condotta all’interno tra i detenuti. Il nostro assistito sarebbe stato maggiormente esposto. Questo deve aver fatto la differenza. Siamo riusciti a dimostrare che in Brasile c’è uno stato di cose incostituzionale per quanto riguarda il tema delle carceri: lo scenario attuale nelle carceri è in contrasto con la Costituzione federale del 1988».

Il 34enne è arrivato in Italia un anno e mezzo fa, prima della sentenza di condanna. Ed è arrivato «alla luce del sole», con la moglie che è dalla sua parte e che a breve gli darà un figlio. «Sono venuti in Italia per dare un futuro migliore alla loro famiglia, perché là non ne potevano più. Amano l’Italia, vogliono restare in Italia», prosegue l’avvocato Alquati. L’uomo ha trovato lavoro a tempo indeterminato in un’azienda dove «è molto stimato».

Coppia molto religiosa, marito e moglie: preghiere e rosario anche al Palagiustizia Zanardelli, due giorni fa. L’uomo sostiene che l’accusa di violenza sessuale non sta né in cielo né in terra. «Si professa assolutamente innocente», dicono i suoi legali. In Brasile è stata chiesta la ‘revisau criminau’, la revisione del processo, come avviene anche in Italia (è noto il caso di Beniamino Zuncheddu, l’ex allevatore sardo assolto dopo 33 anni di carcere, a gennaio del 2024, con sentenza emessa nel processo di revisione per la strage di Sinnai). A Brescia, i giudici dovevano valutare solo la richiesta di estradizione, alla quale il Pg aveva dato parere favorevole.

«La Corte d’appello non doveva giudicare sulla colpevolezza del nostro assistito. Non entra nel merito, ma la situazione era molto delicata. Noi abbiamo messo in luce una situazione carceraria pericolosa. Un caso giuridico, ma anche umano che la Corte ha ritenuto di accogliere. Siamo soddisfatti, ma ancora umili e circospetti». Il Pg in Italia potrebbe impugnare la decisione. Il Brasile potrebbe prendersi l’avvocato e ricorrere in Cassazione nonostante lo ‘schiaffo’ ricevuto sulle condizioni carcerarie peggiori al mondo.

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