L'ANALISI
14 Febbraio 2025 - 19:08
Nei riquadri gli avvocati Colombi e Bracchi
CREMONA - «È uno di quei processi in cui l’avvocato vorrebbe essere la parte civile, ma così non è». L’avvocato Simona Bracchi era dall''altra parte', difensore di un giovane che va per i 28 anni, accusato di stalking e lesioni all’ex fidanzata di 24. Oggi è arrivata la condanna: 2 anni di reclusione. Il ragazzo dovrà anche risarcirla con 5mila euro (provvisionale), lei parte civile con l’avvocato Stefania Colombi.
Impianto accusatorio granitico (confermato anche dai testimoni) sia per il pm, che per l’imputato aveva chiesto 2 anni, sia per l’avvocato della 24enne, una ragazza dal 2022 al 2023 bersagliata di telefonate. E di messaggi: su WhatsApp, Instagram, Telegram e nella posta elettronica. Una ragazza offesa, controllata in ogni suo spostamento. Anche nel negozio dove lavorava come commessa. E, poi, c’è quel ceffone che lui le ha mollato all’interno della biblioteca statale in via Ugolani Dati, il 12 gennaio del 2023. Un ceffone così forte da farle cadere gli occhiali a terra e da procurarle un ‘trauma laterocervicale’: 5 giorni di prognosi.
Una storia d’amore finita male. Dopo un periodo di convivenza, lei ha chiuso, ma lui «non ha accettato la fine della relazione», è scritto nel capo di imputazione. Cominciano tutte così, le storie di stalking. E così proseguono: «Ha iniziato una vera e propria persecuzione».
La ragazza lo ha bloccato sul telefono e sui social, ma non è servito. Perché il suo stalker sbucava ovunque. L’agganciava per strada. «Ti posso parlare? Torniamo insieme». Anche quando lei era con gli amici, lui non perdeva occasione per denigrarla. «Sapete che lei ha avuto rapporti sessuali con altri ragazzi?». Lo stalker con la lametta si era anche inciso sul braccio la ‘M’, prima lettera del nome della ragazza. Si è fatto la foto al braccio che sanguinava, gliel’ha mandata. Una ragazza controllata. «Frequentemente», se lo è trovato negli stessi posti in cui lei andava, da sola o in compagnia: nelle vie del centro storico o al centro commerciale. Ma anche in negozio. Al processo sono venute a confermarlo le altre commesse: conoscevano il dramma della collega, la portavano di corsa in magazzino quando vedevano l’ex aggirarsi per le corsie. Cappellino calato per nascondersi, lui entrava, faceva finta di comprare qualcosa, in realtà cercava lei. E quando lei non era di turno, «si presentava in negozio, faceva domande. A volte le faceva dei regali e li lasciava lì. Ma lei non li accettava. Era spaventata, perché la storia era già chiusa da un pezzo. Una volta si è presentato con una borsina. In un negozio vicino le aveva comprato un completo intimo», ha raccontato una collega. «Lei era sempre molto ansiosa. Vedevo che non stava bene. La sera, spesso l’accompagnavo io in stazione», perché lui in stazione l’aspettava.
Un giorno di agosto del 2022, al distributore di bevande in via Palestro, l’ex ha spinto la ragazza contro il muro. Nell’orecchio le ha sussurrato: «Vedrai che ti pentirai e tornerai con me».
A gennaio del 2023, lo schiaffo in biblioteca. Due studenti universitari hanno visto la scena. Al processo sono venuti a raccontarla. Il primo ha detto: «Conoscevo sia la ragazza che il ragazzo. Stavo studiando in biblioteca per preparare un esame. Nella pausa, io e il mio amico siamo andati al bar. Tornando, ho visto che lui era un po’ innervosito. Lui si è permesso di darle uno schiaffo. Le sono caduti gli occhiali, io li ho raccolti». L’amico si era «messo in mezzo per calmare gli animi, per mettere pace».
Per l’avvocato Bracchi, il giovane «sicuramente ha sbagliato, ma tutta la vicenda è stata notevolmente amplificata. Caliamoci nel contesto. Oggettivamente, qui più che atti persecutori, c’è una condotta di molestie». «Atti persecutori», ha sentenziato il giudice.
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