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IL PROCESSO

Giù dal taxi, Carrera condannato a 2 anni e 6 mesi

Il giudice lo ha riconosciuto colpevole di sequestro di persona e lesioni volontarie gravissime. Dovrà anche risarcire Luca Lombardo con 7mila euro

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

07 Febbraio 2025 - 15:52

Giù dal taxi, Carrera condannato a 2 anni e 6 mesi

Giovanni Carrera con l'avvocato Paolo Bregalanti

CREMONA - «Sono felice, perché il giudice mi ha creduto. Io dal taxi non mi sono buttato». Il giudice ha creduto a Luca Lombardo, la notte di Natale del 2021 volato giù dal taxi in corsa e con il portellone aperto, dopo una discussione - per pochi soldi - con il tassista. Con Giovanni Carrera, 70 anni, oggi condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione per sequestro di persona e per le lesioni colpose gravissime causate a Luca, 31 anni il prossimo luglio, quella notte finito sull'asfalto in via Mantova, poi in Terapia Intensiva in coma farmacologico, quindi in Neurochirurgia in seguito al violento colpo alla testa: un trauma cranico. Ci ha messo del tempo, Luca, a riempire i vuoti di memoria, i suoi molti «non ricordo». L'udito si è indebolito.


Carrera è stato condannato a risarcire con 7mila euro il ragazzo, parte civile con gli avvocati Fabio Sbravati e Alberto Gnocchi. Nel processo dove l'assicurazione era stata chiamata come responsabile civile, assistita dall'avvocato Giuseppe Lomboni di Milano, il giudice ha invece rigetto il risarcimento dei danni chiesto dai genitori di Luca, mamma Nadia e papà Nino. Entro 60 giorni sarà depositata la motivazione della sentenza. «Faremo appello», ha preannunciato l’avvocato Paolo BregalantiNel chiedere la condanna a 3 anni e 6 mesi, il pm onorario, Silvia Manfredi era ritornata a quella notte.

Luca, con Alessia e Ramona, le sue amiche del cuore, aveva trascorso la serata in un locale del centro, la Chiave di Bacco in piazza Marconi. Due, tre gin-tonic. Luca, casa a San Daniele Po (Cremona), aveva parcheggiato l’auto non lontano. Poteva guidare (il test in ospedale rileverà 0,34) ma i tre amici preferirono fermarsi al B&B in via Antiche Fornaci. Un’abitudine, quando tiravano tardi. Verso le tre e mezza chiamarono il taxi, arrivò Carrera, li caricò e li portò davanti all’hotel. Venti euro il costo della corsa. Ma i ragazzi avevano spiccioli per 10 euro. Luca voleva pagare con il bancomat, Carrera si rifiutò: «Ho il pos rotto».

luca lombardo

Luca Lombardo

Nacque una discussione. «Il tassista si è messo ad urlare, aveva un modo nervoso, agitato. Ci siamo guardati, non capivamo questo nervosismo». Prima Alessia, poi Ramona, spaventate, scesero dal van. Aprirono il portellone di sinistra (quello di destra era bloccato). Stava scendendo anche Luca, quando Carrera ripartì con il portellone aperto. Fece una curva a gomito, infilò un senso unico, proseguì la marcia, infilò altre curve. Il van «zigzagava con dentro Luca che «sballottava». Le amiche lo chiamarono. «Questo è pazzo. Non mi fa scendere». Poi, il botto. E il buio: Luca sull’asfalto, in una pozza di sangue. Carrera proseguì la corsa e ritornò dopo circa sei minuti. Soccorso da un giovane che passava di lì, dalle amiche che, scarpe in mano, intanto lo raggiunsero, e dallo stesso tassista, Luca fu poi caricato sull’ambulanza.


In quei giorni, nell’indagine coordinata dal pm Francesco Messina, i poliziotti della squadra mobile raccolsero le testimonianze, analizzarono le telecamere della zona. Indagato a piede libero, il 17 febbraio del 2022 Carrera finì agli arresti domiciliari, inchiodato da una intercettazione choc. Dieci giorni prima, il pm lo aveva interrogato, informandolo delle condizioni di salute del ragazzo. Uscito dal palazzo di giustizia, ignorando di essere ascoltato dagli investigatori, il tassista si attaccò al telefono: «La cosa positiva è che quello là, a detta del giudice, non ci sta più con la testa, non può dire quello che è successo». Per l’avvocato Sbravati, «parole che anche dopo tre anni non possono che provocare profonda indignazione». Parole «di compiacimento, di sollievo, il sollievo che Luca non potesse dire ciò che era successo. Il tassista avrebbe dovuto fare il tifo per Luca, se si fosse buttato. La sua frase ha un valore confessorio di come sono andate le cose».


L’udienza di oggi si era aperta con le dichiarazioni spontanee rilasciate al giudice dal tassista. «Mi chiamo Carrera Giovanni. Sono praticamente più di trent’anni che faccio questo lavoro e non ho mai avuto a che dire con nessun cliente, perché ritengo che i clienti siano la cosa più importante e più preziosa che possa avere. Innanzitutto, voglio dire che quella notte che è successo il fatto, io non pensavo minimamente, nemmeno lontanamente, a far del male al ragazzo, tantomeno a sequestrarlo».

Di sì, al giudice dice: «In trent’anni ho collaborato con la questura, i carabinieri, con il pronto soccorso, sono un punto di riferimento anche per tanti genitori che vogliono portare i ragazzi a ballare, al cinema. È per quello che io dico che sono una persona non violenta e affidabile». E ancora: «Ho collaborato anche con il settore Cultura della Provincia. Portavo i direttori dei musei, i critici d’arte, per quello mi chiamavano, perché, come ripeto, sono una persona affidabile. Cosa si può dire di più ancora? È una situazione che non mi si è mai presentata». Quella notte, prosegue il tassista, «io ho sbagliato, vi dico la verità, in due momenti».

Il primo: «Quando sono saliti che non ho chiesto subito i soldi, perché se mi avessero detto ‘Non abbiamo i soldi, ma il bancomat’, nel tragitto mi sarei fermato in qualche banca, così non saremmo nemmeno qui a discutere questa situazione». Il secondo momento: «E poi, siccome quando sono saliti ridevano e scherzavano, io di solito cerco di far parlare la gente che è sul mio taxi, perché uso un po’ di psicologia per sapere con chi ho a che fare, ma in quella situazione non sono riuscito a parlare. Non saprei cosa dire di altro». Dichiarazioni che gli sono ritornate come un boomerang lanciato dagli avvocati di parte civile: «Quando Luca è caduto, il tassista non va a soccorrere il preziosissimo cliente».

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