L'ANALISI
IL MISTERO DELLA NOTTE DI NATALE
03 Novembre 2023 - 20:27
CREMONA - La mattina di Natale ci ha telefonato l’amica di Luca, Alessia Melillo. Ci ha avvisati che Luca era caduto dal taxi, che l’ambulanza lo aveva portato in ospedale, che era vigile, ma non parlava ed era agitato. Siamo corsi in ospedale. La dottoressa ci ha spiegato che nostro figlio aveva avuto un trauma cranico e che era in pericolo di vita. Rischiava di rimanere paraplegico, di non riconoscere le persone e di non parlare». Per fortuna, il rischio sarà scongiurato.
Palazzo di giustizia, pomeriggio di oggi. In aula entra mamma Nadia. È agitata. Non le è facile tornare al Natale di un anno fa e rivivere quei momenti drammatici. Davanti agli occhi le scorrono le immagini del figlio, Luca Lombardo, 28 anni, nel letto di Terapia Intensiva, in coma farmacologico, poi trasferito in Neurochirurgia.
La serata della Vigilia 2022 era cominciata bene: Luca e le sue amiche del cuore Alessia e Ramona, l’avevano trascorsa alla Chiave di Bacco, il locale in piazza Marconi. Un dopocena, due bicchieri, poi, alle tre e mezza del mattino, il taxi che li ha portati al B&B (l’ex hotel Ibis) in via Antiche Fornaci. Ai tre amici capitava di stare fuori a dormire, quando tiravano tardi. Luca, casa a San Daniele Po, aveva l’auto parcheggiata in piazza Marconi. Poteva guidare (il test risulterà negativo), ma non se la sentiva. In ospedale, finì dopo essere volato giù dal taxi guidato da Giovanni Carrera, 70 anni, accusato di averlo sequestrato sul van e di avergli cagionato lesioni volontarie gravi. E tutto per 10 euro: la corsa ne costava 20, i ragazzi ne avevano 10 in spiccioli, il rimanente Luca voleva pagarlo con il bancomat. Ma Carrera non aveva il Pos e così nacque una discussione.
Alessia e Ramona scesero dal taxi. Stava scendendo anche Luca, ma Carrera ingranò la marcia e ripartì con il portellone sinistro aperto, si infilò in un senso vietato, secondo chi ha indagato (la squadra mobile) prese due curve a gomito a velocità sostenuta, zigzagò.
In via Mantova, all’altezza di un bancomat, Luca finì sull’asfalto, nei pressi dello sportello bancomat soccorso da un passante, dalle amiche e, poi, dallo stesso Carrera tornato indietro.
Precipitò dal taxi in corsa, come sostiene l’accusa? O il ragazzo si lanciò fuori, come vuole dimostrare l’avvocato Paolo Bregalanti, legale del tassista.
Carrera oggi avrebbe dovuto raccontare la sua verità. Si era preparato per rilasciare dichiarazioni spontanee, su un foglio si era scritto degli appunti, una traccia. Ma il processo, in calendario alle 13, ha subito un ritardo per una «direttissima. E dopo il «caso Carrera», il giudice doveva concluderne un altro. Data l’ora tarda, il tassista sarà sentito il 7 febbraio del 2025: il giudice a breve entrerà in maternità, il fatto è recente, il rischio di prescrizione non c’è.
Al processo, mamma Nadia e il marito Nino si sono costituiti parte civile con gli avvocati Fabio Sbravati e Alberto Gnocchi.
Il giorno di Natale, i genitori di Luca si precipitarono in ospedale. La madre racconta: «Il 26 dicembre, in Terapia intensiva ci informano del quadro clinico. Le dottoresse ci hanno detto che Luca era in pericolo di vita e che se l’ematoma non si fosse riassorbito, avrebbe dovuto subire un intervento. Per fortuna, non è successo».
Il 31 dicembre, Luca viene stubato e trasferito in Neurochirurgia per dieci giorni. «Io, mia figlia (Valentina, ndr) e mio marito ci siamo alternati giorno e notte. Luca non ci riconosceva, non sapeva dove fosse in quel momento, voleva scappare, era violento, non riconosceva le parole. Diceva ‘Faccio cosa’». Poi, il ritorno a casa. Mamma Nadia parla di «ripetuti attacchi di panico, di insonnia, ansia». Lo specialista che stava seguendo Luca consigliò di farlo tornare al suo lavoro, al chiosco di benzina di via Mantova (gestiva anche l’altro in via Massarotti).
«Non guidava, per un anno lo abbiamo portato noi. Non ricordava le sue mansioni amministrative». Luca è poi tornato a scuola guida. «Con l’aiuto dei medici, nostro e degli amici ora ha parzialmente recuperato la memoria, riconosce le persone e le cose».
Ma il carattere del ragazzo è cambiato. «È diventato verbalmente più reattivo, mentre prima era più mite — prosegue la madre -. Ha reazioni violente che creano disagio in famiglia, con gli amici. È che non tutti, fuori dall’ambiente familiare, capiscono le reazioni violente di Luca».
Reazioni «violente» confermate anche dal padre Nino, titolare di una officina meccanica, il quale, durante l’assenza di Luca, si è dovuto far carico anche del lavoro del figlio.
«Non è stato facile. Al rientro di Luca, le cose non sono cambiate. Io ho continuato a farmi carico del suo lavoro. Sì, Luca è diventato molto reattivo anche nei confronti dei fornitori: ha rischiato di essere mandato via dal distributore».
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