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CREMONA. IL PROCESSO

Carrera, i poliziotti: "Percorso tutto a curve, guida spericolata"

E’ sul banco degli imputati, perché la notte di Natale, avrebbe sequestrato Luca Lombardo, 28 anni, finito giù dal taxi in corsa e con il portellone aperto dopo una lite per pochi soldi

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

26 Maggio 2023 - 20:14

Carrera, parlano i poliziotti: "Curve a manetta"

Giovanni Carrera e l'avvocato Paolo Bregalanti

CREMONA - «Il pericolo di vita non lo ha corso», ma dall’orecchio sinistro Luca non sentirà più come prima. Se è certo «l’indebolimento permanente del senso dell’udito», ora non si può dire se «la sindrome ansiosa depressiva si sostanzierà in un disturbo post traumatico da stress. Potenzialmente nel tempo può sostanziarsi», e non si può dire se rimarrà «la difficoltà o l’incapacità a richiamare alla memoria la parola corretta quando è necessaria».

Andrea Verzeletti è medico legale agli Spedali Civili di Brescia, lo stesso dove Marco Maria Fontanella è direttore del reparto di Neurochirurgia. Entrambi sono i consulenti tecnici della Procura sentiti oggi al processo per sequestro di persona e lesioni gravi. Sono i reati contestati a Giovanni Carrera, 68 anni, da 40 tassista, alcuni precedenti di polizia - lesioni, ingiurie, minacce, storia di liti con colleghi.

E’ sul banco degli imputati, perché la notte di Natale, avrebbe sequestrato Luca Lombardo, 28 anni, finito giù dal taxi in corsa e con il portellone aperto dopo una lite per pochi soldi.

Luca era sul van con le amiche del cuore Ramona e Alessia. Dopo la nottata alla Chiave di Bacco, Carrera li portò al B&B Hotel in via Antiche Fornaci. Venti euro la corsa, ma i ragazzi ne avevano 10. Volevano pagare con il bancomat, Carrera si rifiutò. Nacque la discussione, i toni si alzarono, Ramona e Alessia scesero dal taxi. Stava scendendo anche Luca, ma il van ripartì con lui sopra.

«Mi ricordo che andava forte, il tassista è partito ad alta velocità con il portellone aperto, io sballottavo dentro», il ricordo di Luca che in via Mantova, all’altezza del Credem, finì a terra, in un lago di sangue, dopo aver picchiato violentemente la testa sull’asfalto. Il ricovero in Terapia Intensiva, poi in Neurochirurgia, le dimissioni il 10 gennaio, i traumi. In aula, oggi c’era Luca parte civile con l’avvocato Fabio Sbravati. In corridoio c'erano mamma Nadia (parte civile con l’avvocato Sbravati) e papà Nino, parte civile con l’avvocato Alberto Gnocchi. I genitori di Luca saranno sentiti il 3 novembre prossimo. Saranno sentiti anche i consulenti tecnici della difesa Carrera. Assistito dall’avvocato Paolo Bregalanti, il tassista si sottoporrà ad esame o rilascerà dichiarazioni spontanee.

Roberto Lo Sasso, assistente capo della Squadra Mobile, ha ricostruito percorso del taxi, velocità e tempi, lavorando sulle telecamere del supermercato Md, in via Antiche Fornaci, del Doctor Glass e del ristorante Mood Asian in via Mantova. Ore 4.18.41. Il taxi percorre via Fornaci: una trentina di metri in rettilineo, svolta a sinistra: la curva è a 90 gradi Fa un pezzo in contromano, svolta a sinistra: la curva è a 45 gradi. Percorre via Lucchini, svolta a sinistra: curva a 90 gradi. Percorre via dell’Annona che, in fondo, si biforca. Ci sono dei lavori, il van arriva al rondò, fa una ‘S’ e sbuca in via Mantova.

«La velocità media è di 35 chilometri all’ora, ma è un percorso tortuoso, sono tutte curve», sottolinea l’investigatore. Nel punto della caduta, non ci sono telecamere. Il taxi viene immortalato più avanti, dalla telecamera del Doctor Glass, poi da quella del Mood. «Il portellone è sempre aperto».

Il van è in piazza Libertà. Dopo 5 minuti, sbuca da viale Trento e Trieste e torna in via Mantova. «Il portellone è chiuso».

Carrera raggiunge Luca, lo solleva dal marciapiede insieme ad un ragazzo che gli stava già prestando soccorso. Alessia e Ramona sono lì, disperate per l’amico, furiose con il tassista.

Luca Mori, sostituto commissario della Squadra Mobile, ha lavorato sul traffico telefonico. «Ci sono telefonate di assoluto interesse investigativo», dice. Sono le telefonate di Alessia a Luca sul taxi: squilli a vuoto e una risposta. L’inquirente ha annotato i secondi. Alessia al processo ha raccontato di aver telefonato a Luca: «Che cosa sta succedendo? Luca era scosso e impaurito. Ci ha detto: ‘Questo è pazzo. Non mi fa scendere’». Le amiche sentirono «un botto», continuarono a far squillare il telefonino di Luca. Nulla. Ramona allertò la polizia. Poi, dal telefonino di Luca rispose un ragazzo. «Mi ha detto di aver trovato Luca in pessime condizioni...».
 

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