L'ANALISI
06 Febbraio 2025 - 19:24
CREMONA - Il punto di svolta è arrivato quando ha sentito i suoi figli minorenni confermare al giudice che il papà li rimproverava con violenza. Ceffoni potenti, spintoni e tirate di capelli mescolati alle «urla spropositate» e «alle bestemmie». Ogni giorno era così, dal 2018 sino a un anno fa. Per il padre era «normale», perché anche lui da piccolo era stato cresciuto allo stesso modo.
Ma nel sentire i figli, questo genitore fuori controllo ha capito che quando li sgridava, il suo comportamento non solo era sbagliato. Era un reato. Non già quello di abuso dei mezzi di correzione (non erano episodi saltuari), ma di maltrattamenti. La svolta è arrivata durante l’incidente probatorio dei figli, dal quale il padre è uscito distrutto. Lì ha capito di aver bisogno di aiuto ed ora è pronto a ‘correggersi’, a recuperare. Seguirà un percorso al Centro d’ascolto uomini maltrattanti (Cam) di Castelleone attivo dal 2014 (il primo è nato a Firenze il 17 novembre del 2009).
Oggi dal gup l’uomo ha patteggiato 2 anni e 10 mesi per maltrattamenti sulla moglie e sui figli. La pena è stata convertita in un lavoro di pubblica utilità. E si è detto pronto a farsi aiutare al Cam, con convinzione. Lo ha già contattato.
Ora, il Cam opera «per contrastare e prevenire la violenza contro donne e minori attraverso la promozione di programmi di cambiamento rivolti a uomini autori di violenza nelle relazioni affettive; sviluppa programmi che prevedono la presa in carico degli uomini autori e un lavoro attraverso percorsi psicoeducativi di gruppo». L’obiettivo è di «aiutare gli autori della violenza a prendere consapevolezza delle proprie azioni e ad assumersene la responsabilità, per indurli a porre fine ai comportamenti abusivi e incoraggiarli a creare relazioni basate sul rispetto e sull’uguaglianza».
Il procedimento non nasce dalla denuncia della moglie. Tre anni fa lei era sul punto di separarsi, ma ha fatto retromarcia. Lei e i figli desiderano che il marito e papà torni a casa (da circa un anno l’uomo ha il divieto di avvicinarsi alla famiglia). In questa delicata vicenda, massima collaborazione c’è stata tra gli avvocati Monia Ferrari per la moglie, e Roberto Carotti per il marito.
In Procura il fascicolo era stato aperto in seguito alla denuncia dei servizi sociali. Durante l’indagine, erano stati sentiti i figli: nell’incidente probatorio avevano confermato i fatti che hanno poi dato corpo al capo di imputazione per maltrattamenti in famiglia. Quelli sulla moglie, «in numerose occasioni offesa e umiliata, anche alla presenza dei figli». «A causa della gelosia», ne controllava gli spostamenti. Non solo con telefonate continue, ma addirittura attraverso due telecamere installate in casa.
I maltrattamenti sui figli. Il capo di imputazione racconta di rimproveri quotidiani «per futili motivi o comunque eccedendo nell’animus corrigendi, facendo ricorso ad urla spropositate e bestemmie». «In plurime occasioni» il padre utilizzava, quale mezzo di correzione nei confronti dei figli, condotte violente», ovvero «spintoni, tirate di capelli, pugni, calci, schiaffi sulle braccia o sul fondoschiena».
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