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CASALMORANO

«Credo ancora nella giustizia»

Il pensionato che aveva cercato di fermare il ladro. «Io l’ho riconosciuto, anche se è stato assolto...»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

06 Febbraio 2025 - 05:10

«Credo ancora nella giustizia»

CASALMORANO - «Credo ancora nella giustizia, io ho giurato e do ancora valore al giuramento fatto nel processo». Ci crede ancora nella giustizia, Roberto, il pensionato di 68 anni «certissimo» di aver riconosciuto l’uomo che alle 14,10 del 24 ottobre 2022, lunedì, entrò nel garage-ripostiglio e che lui affrontò due volte nel tentativo, poi fallito, di non farlo fuggire. La prima, mettendosi a cavalcioni su di lui. «L’ho visto bene in faccia».

Due giorni fa, il Tribunale ha assolto Giuseppe, muratore 50enne di Casalmorano, dalle accuse di rapina e tentato furto di abiti, borse, dischi di musica lirica rubati dall’armadio «svuotato» nel box del 68enne. Assolto Giuseppe, l’uomo che il pensionato aveva riconosciuto due volte in fotografia: la numero 3 delle 6 del fascicolo preparato dai carabinieri. Roberto lo aveva riconosciuto in quella foto la prima volta in caserma, la seconda nell’aula di giustizia quando era andato a testimoniare, raccontando di aver sentito sua moglie urlare nel box-ripostiglio. Nel garage c’era un uomo accovacciato dietro l’armadio. Il pensionato lo affrontò, il ladro da sopra l’armadio afferrò lo stendibiancheria e glielo lanciò addosso. Il 68enne lo affrontò di nuovo, tentò di braccarlo una seconda volta. ‘Lascialo andare, lascialo andare’», gli urlò sua moglie. Il malvivente fuggì nei campi, mimando a Roberto il gesto della pistola. Marito e moglie controllarono l’armadio: era vuoto «per tre quarti».

Due giorni fa, Giuseppe ha rilasciato dichiarazioni spontanee, il resto lo ha fatto il suo difensore Alessandro Zontini. Ma il pensionato non ci sta. «Sono state dette cose non vere». Mette i puntini sulle i, il pensionato 68enne, con due premesse. La prima: «Non sono un invalido, sono perfettamente lucido e, per fortuna, ancora integro di salute. Non voglio passare per un vecchio rimbambito». La seconda: «Quando sono venuto a testimoniare al processo, ho letto la dichiarazione di impegno a dire la verità. Per me è ancora una cosa seria, mi sono attenuto a quello, quindi, in coscienza sono a posto. Io do ancora valore al giuramento, altrimenti diventa una pagliacciata».

Primo puntino. Durante l’arringa, il difensore ha messo in dubbio che il pensionato avesse visto bene «il ladro con cappellino in testa, in parte travisato, nel box buio». Ribatte il pensionato: «Buio? Alle 14.10 quel giorno c’era sereno, un sole pieno, il garage tutto aperto. Non c’era assolutamente buio. Io mi sono seduto sopra la pancia di quel signore, non potevo non vederlo».

Giuseppe - secondo puntino - ha casa a Casalmorano come Roberto. «Quell’uomo, lo posso giurare, io non lo avevo mai visto, per me il vicino di casa è quello della porta accanto. Non siamo vicini, siamo distanti tre chilometri e mezzo. Poi, dai carabinieri ho fatto il riconoscimento: la foto numero 3 era quella del signore beccato nel garage».

Nelle sue dichiarazioni spontanee, il muratore aveva sollevato il sospetto che il pensionato ce l’avesse con lui per via dei furti di legna nel suo campo e perché non gli stava bene che facesse il filo alla figlia. Quarto puntino. «La legna non è mia, il campo è del proprietario della cascina».

Quinto puntino: «Ho una figlia? Gradirei conoscerla, visto che ho 68 anni e non è mai comparsa. Io e mia moglie non abbiamo una figlia, non abbiamo figli. Se vuole, porto il certificato dell’anagrafe».

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