L'ANALISI
05 Febbraio 2025 - 21:43
CREMONA - Se avesse potuto, in aula avrebbe staccato l’assegno all’Inps: 3.100 euro di reddito di cittadinanza incassati in otto mesi, ma non dovuti. Perché Ramona, 49 anni, straniera, non aveva i requisiti. La domanda è del 16 settembre 2020. Ma in Italia lei risiedeva da meno di dieci anni. In aggiunta, non aveva dichiarato di avere marito e figlia.
Le notti insonni da quando, nel 2022, la magagna (il reato) è venuta a galla con l’indagine della Guardia di finanza. Gli occhi bassi e il cuore a mille davanti al giudice, oggi. «‘Non lavori? Guarda che lo Stato Italiano ti aiuta, ci penso io’, mi ha detto Giovanni, noi lo conoscevamo così. Io gli ho detto che non avevo ancora i dieci anni di residenza. Lui: ‘Okay ci provo’. Io aspettavo la domanda da firmare, che mi portasse qualche carta: niente», racconta Ramona. Un messaggio le è arrivato, quello dell’Inps: domanda accettata. Quindi, Poste Italiane le ha consegnato la carta prepagata. «Un anno dopo, una mia amica mi ha detto che avrei potuto avere problemi, perché non risiedevo in Italia da dieci anni. Volevo restituire tutto».
Vai a saperlo chi sia Giovanni. Lui ha compilato e firmato la domanda per Ramona, l’ha consegnata al Caf di un Comune della città metropolitana di Milano. Uno dei patronati finiti sotto la lente degli investigatori nel 2021, perché epicentro delle truffe. La domanda di Ramona lì non c’è più: è andata distrutta insieme a una mole di carteggio su disposizione del Tribunale di Milano (sentenza del 29 aprile 2022).
Vai a saperlo chi sia ‘Giovanni’, uno dei tanti che in quel periodo giravano per i paesi, agganciavano i disperati («Ci penso io»), come spiega l’avvocato Silvia Farina, difensore della donna. Gente che facendo leva sulla disperazione, lucrava. Giovanni no, almeno non con Ramona. «Non ha voluto soldi», fa mettere a verbale lei che saputo dell’indagine, è corsa «agitata, preoccupata» dall’avvocato Farina. «Restituisco tutto, perché non voglio finire nei guai». L’avvocato ha prodotto le mail inviate all’Inps. «L’Inps ha scritto che la pratica per la restituzione è aperta», afferma la 49enne. Ma «ad oggi non ha mandato il mav per la restituzione», precisa il legale. L’accusa parla di 3.500 euro, ma gli ultimi 400 ricevuti sulla carta prepagata, la donna non li ha ritirati.
«Tu provaci, casomai te la rifiutano, se non hai diritto». Qui sta il nodo per l’avvocato. «Molti non sanno che il solo fatto di inoltrare una domanda per il RdC, omettendo informazioni o riportandone di non corrette, costituisce un reato. Sono convinti, in buona fede, che se non hanno i requisiti, la richiesta non sarà accettata. Manca l’elemento soggettivo del reato, a mio parere». La sentenza il 28 maggio».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris