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LA CRISI DEL COMMERCIO: I NUMERI

Addio alle ‘luci’ della città. Negozi: scenario da resa

Nel 2024 a Cremona 60 chiusure a fronte di 27 aperture: persi 33 esercizi, il vicinato è ‘ferito’. In provincia 113 saracinesche abbassate, colpite in particolare le piccole rivendite di alimentari

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

29 Gennaio 2025 - 05:15

Addio alle ‘luci’ della città. Negozi: scenario da resa

CREMONA - Con 146 nuove attività registrate in provincia e 259 cessazioni, il saldo del commercio al dettaglio (-113 esercizi) è ancora negativo: le saracinesche abbassate e non più rialzate nel corso del 2024 sono state troppe e pesano non solo su economia e servizi ai cittadini, ma anche sullo sviluppo turistico. Il divario è ancora più marcato in città dove, stando ai dati concessi dall’Ufficio Studi e statistica della Camera di Commercio, i negozi chiusi sono stati 60 e quelli aperti si sono fermati a 27 (-33). Meno della metà.

Fra le categorie più segnate dalla crisi ci sono i piccoli negozi alimentari (complessivamente 46 chiusure in provincia fra vendita carni, frutta, panetterie e altro), seguiti da quelli di abbigliamento e calzature (22 cessazioni in provincia). Reggono gli ambulanti, con nessuna cessazione, e le vendite online: in quest’ultima categoria c’è molto ricambio perché sono state avviate 42 attività a fronte di 33 chiuse. Bene anche il commercio auto, con 28 iscrizioni e 8 cessazioni. In città il numero maggiore di chiusure riguarda i negozi di abbigliamento, i frutta e verdura, le tabaccherie: per ogni categoria, cinque attività cessate nel corso del 2024. Si arriva così a 3.724 imprese commerciali registrate in provincia (di cui 3.455 effettivamente attive) e 897 in città (di cui 790 attive).

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Considerando che tra il 2012 e il 2023 i negozi chiusi in città erano già stati 198, senza considerare le attività ricettive e della ristorazione, va da sé che l’allarme fra le associazioni di categoria non manca. Marco Stanga, vice presidente di Confcommercio Cremona, non lo nasconde: «Purtroppo non servono le statistiche per rendersi conto delle tante chiusure: basta passeggiare per il centro storico. E si sa già che nel 2025 molti altri negozi chiuderanno. Una sofferenza legata sì all’economia e all’inflazione, ma che ritengo parta da lontano».

Nel corso della sua analisi, Stanga snocciola anche proposte: «A questo punto credo serva uno studio finalizzato proprio a ridare vita al centro storico. Ma va anche rivisto il piano mobilità, vecchio di dieci anni, perché il tema parcheggi è tutt’altro che marginale. Fra aumenti delle soste e carenze di posteggi, diciamo che la gente non è particolarmente invogliata a frequentare il centro. La nuova amministrazione sta dimostrando sensibilità al tema, ma invertire la rotta non è semplice, anche perché nel frattempo Cremona è diventata poco attrattiva per i gruppi o catene: i flussi non sono considerati sufficienti e così assistiamo a chiusure di marchi che magari da altre parti invece investono. Cito ad esempio il caso di Zara, che da noi ha chiuso e a Piacenza ha rilanciato il negozio».

Per Stanga, infine, chi ha attività in centro rischia ormai di essere «penalizzato anziché avvantaggiato». E questo porta a spostarsi nelle periferie o nei centri commerciali. «A Parigi è accaduta una cosa curiosa: il Comune ha acquistato negozi vuoti e li ha messi in affitto a basso prezzo pur di garantire servizi in alcuni quartieri – conclude –. Se si va avanti di questo passo, il discorso potrebbe essere applicato anche in Italia».

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Commenti all'articolo

  • presario

    29 Gennaio 2025 - 12:29

    La sperimentazione dovrebbe essere il supermercato diffuso .... Se altri hanno idee si facciano avanti...

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  • rugginesana

    29 Gennaio 2025 - 08:41

    Proporrei al comune di aumentare ancora un po' gli stalli a pagamento e magari farne ancora .... inutile , a loro interessa solo che la gente vada nei centri commerciali ... il centro si userà solo per eventi pride tutto l'anno.... evviva !!!

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