L'ANALISI
23 Gennaio 2025 - 19:03
SAN BASSANO - È stato il suo storico assicuratore, lo ha seguito anche quando ha cambiato compagnia assicurativa. Poi, l’8 giugno del 2022, mercoledì, il ‘patatrac’ in agenzia: il cliente gli avrebbe messo le mani addosso. Il capo di imputazione racconta di due pugni assestati allo stomaco, di uno spintone contro la scrivania, di una ‘sediata’ in testa. Il certificato medico di un ‘trauma cranico dopo riferita aggressione. Ferita lacero contusa frontale, prognosi di 22 giorni’.
«Non è andata così. Gli ho dato due sberle, perché lui mi inseguiva con le forbici».
Aula penale, 12.30 di oggi: l’imputato si difende, racconta la sua verità. Premette che una quindicina di giorni prima, la segretaria dell’agenzia lo aveva chiamato per dirgli di non effettuare un pagamento. «Si era dimenticato di sospendere un’assicurazione» e, quindi, di «non fidarsi». Non era un buon periodo per l’assicuratore per via di un problema personale che ne alterava i suoi comportamenti.
L’imputato ritorna all’8 giugno, racconta quanto accaduto in quel mercoledì di avanti e indietro dall’agenzia. «Verso le 17, vengo contattato dall’assicuratore al telefono. Mi dice di passare in ufficio a pagare». Il cliente sale sul furgone (con lui c’è un amico), arriva in agenzia, entra e all’assicuratore spiega il problema. «Si è arrabbiato, mi ha mollato una testata sul sopracciglio destro, facendomelo sanguinare. L’ufficio era sulla strada. Sono uscito. Stavo per chiamare i carabinieri, lui mi rincorreva, urlando ‘Ti ammazzo’.»
La scena si sposta all’esterno con l’assicuratore che rincorre il cliente attorno al furgone. «È arrivato suo padre. ‘Cosa è successo?’, dice. Mi vede sanguinare. Calma il figlio, calma gli animi». Di nuovo dentro, in agenzia. «Non mi dà neanche il tempo di sedermi che lui, indiavolato, cerca qualcosa sulla scrivania, prende le forbici. Vengo messo in un angolo. Aveva le forbici, l’ho spinto e gli ho dato due sberle. Nella spinta, lui è andato a sbattere contro la porta di vetro in alluminio». Di nuovo fuori. «Ha preso a calci il furgone, ho chiamato i carabinieri e il 112. È arrivata l’ambulanza. Mi hanno medicato e con i miei mezzi sono andato al Pronto soccorso dell’ospedale di Crema».
All’imputato viene mostrata una fotografia: ritrae l’assicuratore con una benda in testa e gli occhi gonfi come se fosse stato pestato. «Una sberla non riduce gli occhi così. Come spiega le borse agli occhi?», rilancia il giudice. «Glielo giuro che non glielo so spiegare. Lui è andato contro sta benedetta porta in alluminio». «E la macchia di sangue rilevata dai carabinieri sulla scrivania?», incalza il pm onorario. «Eh sì, perché suo padre lo ha fatto sedere».
Dopo l’imputato, in aula si accomoda Giuseppe Papa, sindaco del paese al suo secondo mandato. Eletto la prima volta nel 2019, alle elezioni dello scorso giugno (unico candidato) ha incassato il bis.
In un paese di poco più di 2mila abitanti, tutti conoscono tutti, il sindaco a maggior ragione. Papa conosce l’assicuratore. «Frequentavo lo stesso bar. Anch’io vado a prendere il caffè». E in un paese, il bar è fonte di informazioni raccolte dalla «vox populi», per dirla con il giudice, utili per migliorare il vivere della comunità. Il sindaco sa dei problemi dell’assicuratore. «Ritenevo opportuno dargli una mano come faccio con tutti i miei concittadini». In paese, «c’erano molte persone che si lamentavano perché i conti erano sbagliati». Il sindaco fa verbalizzare di non aver mai visto l’assicuratore mettere le mani addosso ad alcuno. Lo descrive «persona mite, aveva reazioni forti spesso su discussioni di calcio».
Per il pm onorario, l’imputato va condannato a 6 mesi di reclusione, perché rispetto ai «problemi di gestione delle pratiche, ha avuto una reazione molto violenta e incompatibile con le lesioni cagionate». Per l’avvocato di parte civile, Luigi Lupinacci, «quello che è accaduto pare chiaro. Da parte dell’imputato si è scatenata la furia».
Nel ripercorrere il racconto «veritiero» del suo assistito («Minacciato con le forbici, ha tutelato la propria incolumità»), e nel chiedere l’assoluzione, l’avvocato Massimiliano Cortellazzi inoltre argomenta che il suo assistito aveva presentato querela contro l’assicuratore alla scadenza del 90esimo giorno dai fatti. Mentre la contro-querela dell’assicuratore è stata presentata «circa un mese dopo, 110 giorni dopo», e, quindi, «fuori tempo». Il difensore contesta i 22 giorni di prognosi. «Allegati alla querela dell’assicuratore, ci sono due certificati medici del Pronto soccorso (dell’8 e dell’11 giugno) per un totale di 8 giorni di prognosi per lesioni rilevate da esami strumentali», mentre «gli altri 13 giorni glieli ha dati il medico di famiglia, che non è uno specialista, senza avere effettuato esami strumentali». Il 30 gennaio la sentenza.
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