L'ANALISI
23 Gennaio 2025 - 18:36
SOLAROLO RAINERIO - La grave carenza di medici di base è sempre un tema di grande attualità, come sottolinea il sindaco Vittorio Ceresini, che oggi ha affrontato la questione anche in collegamento con il programma ‘L’Aria che tira’ condotto su La 7 da David Parenzo. A condividere le preoccupazioni espresse dal primo cittadino di Solarolo i suoi colleghi sindaci Andrea Rivieri di Casteldidone e Antonietta Premoli di Motta Baluffi, oltre a un gruppo di cittadini che hanno raccontato le difficoltà quotidiane nel ricevere assistenza sanitaria.
Ceresini evidenzia come nel territorio dei tre Comuni, che conta complessivamente circa 2.500 abitanti, la carenza di un medico di base persista da sette anni, costringendo la popolazione – composta in gran parte da anziani – a dipendere da servizi di volontariato per potersi recare negli ambulatori di altri Comuni, spesso situati a 12-15 chilometri di distanza. La signora Giovanna, cittadina di 79 anni e cardiopatica, racconta: «Devo chiamare prima il dottore per avere l’appuntamento, dopo devo chiamare il comune per mettere d’accordo col volontario che mi porta dal medico».
Il sindaco di Solarolo sottolinea l’importanza del lavoro svolto dai volontari, ma esprime preoccupazione per il futuro: «Noi siamo fortunati che per il momento abbiamo dei volontari che riescono ad accompagnare questi anziani dal medico di base alle strutture ospedaliere del territorio. Il problema è che questi volontari anche loro hanno una certa età, sono pochi e ci preoccupiamo già del fatto che nei prossimi anni potremmo rimanere anche senza questo servizio».
Aggiunge: «Su una popolazione di 925 abitanti, a Solarolo il 25% è ultra 65enne, con persone fragili e affette da pluripatologie che necessitano di assistenza, che da 7 anni non riescono ad avere nel territorio».
L’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Guido Bertolaso, riconosce la gravità della situazione e ribadisce gli sforzi della Regione per attrarre nuovi medici. Nella discussione entra anche il tema delle Case di Comunità. Ceresini spiega che la più vicina è a Casalmaggiore, ma i medici di base non ci vanno. Bertolaso, che era presente all’inaugurazione, lamenta però la scarsa partecipazione dei medici ai bandi pubblicati. L’assessore afferma che la Regione ha pubblicato 10 bandi, tutti andati deserti, sottolineando come non sia possibile obbligare i professionisti ad accettare incarichi in aree meno attrattive. «Abbiamo messo a disposizione studi medici, infermieri e diagnostica nelle case di comunità, ma se i medici non partecipano ai bandi non possiamo costringerli», ha spiegato.
Possibili soluzioni? L’introduzione di incentivi economici e l’integrazione dei medici di base nel servizio sanitario nazionale come dipendenti, superando l’attuale sistema di libera professione.
La professione del medico di base sta diventando sempre meno attrattiva per le nuove generazioni di medici. Tra le principali cause di questa tendenza emergono problematiche legate al salario, alla prospettiva di carriera e alle numerose difficoltà burocratiche che sottraggono tempo prezioso alla cura dei pazienti. Uno dei principali ostacoli è il divario economico rispetto ad altre specializzazioni: durante il percorso di formazione in medicina generale, della durata di cinque anni, i futuri medici guadagnano significativamente meno rispetto ai loro colleghi ospedalieri, circa la metà. Questo elemento disincentiva fortemente la scelta della medicina di famiglia, poiché la disparità economica si mantiene anche negli anni successivi. A ciò si aggiunge il peso della burocrazia, con i medici di base che denunciano di dover dedicare circa il 50% del loro tempo a pratiche amministrative piuttosto che alla cura dei pazienti.
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