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LE AMMINISTRAZIONI AL LAVORO

Comuni a rischio spopolamento, ma i ‘piccoli’ resistono

I sindaci dei paesi difendono comunità e identità. Caccia alle possibili soluzioni ‘salva futuro’: dai servizi, alle scuole fino alle alleanze

Antonella Bodini

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redazione@laprovinciacr.it

04 Aprile 2024 - 05:00

Comuni a rischio spopolamento, ma i ‘piccoli’ resistono

La prospettiva dello spopolamento entro cinquant’anni di alcuni paesi del nostro territorio, evidenziata dal report di PoliS-Lombardia, impone una serie di riflessioni da parte degli amministratori locali. Gli indicatori usati nello studio sono molti, ma per alcuni sindaci non tengono conto di fattori come dinamiche sociali e territoriali, attitudini e flussi migratori. «Mi sembra che i dati presenti nel report siano una sorta di lente deformata che non tiene conto della dinamicità del nostro territorio – dichiara il sindaco di Sospiro Fausto Ghisolfi – mi fa sorridere che il mio paese, secondo per numero di abitanti tra quelli citati, sia a rischio spopolamento più di tanti paesi limitrofi che obiettivamente hanno pochi abitanti. Perdere duecento persone in vent’anni con una realtà radicata come Fondazione Sospiro, che inevitabilmente condiziona la vita del paese e i numeri, non mi sembra una cosa così negativa. Certamente, come tutti, risentiamo di un tasso di natalità basso, ma è un paese con servizi, imprese e può offrire molto».


Scettico sui criteri dello studio anche il sindaco di Stagno Lombardo Roberto Mariani. «È chiaro che rispetto agli anni’ 60, quando a Stagno c’erano più di 3mila persone, i numeri di oggi sono bassi. Ma parliamo di ventidue persone perse dal 2002. Un tempo le campagne erano più popolate, ma la zona era rurale. Stagno mantiene una popolazione costante da anni, le variazioni sono davvero minime e credo dipendano non solo dal saldo naturale, ma anche dalle mode di lasciare la campagna per la città e viceversa. L’amministrazione si è sempre impegnata per rendere attrattivo il paese, mantenendo i servizi essenziali, come il medico e la scuola, e pensando a iniziative che possano coinvolgere i cittadini. Pensare allo spopolamento mi sembra eccessivo».

Fausto Ghisolfi (Sospiro), Roberto Mariani (Stagno) e Angiolino Zanini (Scandolara Ripa D'Oglio)


Più critico invece Angiolino Zanini, sindaco di Scandolara Ripa Oglio, 509 abitanti, 131 in meno rispetto al 2002. «Che Scandolara si stia spopolando lo so benissimo e questo è dovuto anche a scelte sbagliate e poco lungimiranti fatte in passato. Senza aree fabbricabili ed edilizie, imprese e servizi è difficile rimanere appetibili. Al giorno d’oggi i paesi che hanno sempre vissuto di agricoltura, e quindi di mano d’opera, si trovano ad offrire sempre meno posti di lavoro. I giovani, nonostante il paese sia in una posizione territorialmente comoda, a meno che non abbiano case di famiglia, non si accontentano e si spostano da altre parti».


Il tema della casa di proprietà è per il sindaco di Gabbioneta-Binanuova Antonio Bonazzoli uno tra i fattori fondamentali dell’esodo dai paesi. «Sebbene il mio paese sia piccolo, e molto tranquillo, cosa che piace a molti, non credo si possa parlare di futura scomparsa. Ma abbiamo notato che Binanuova ha incrementato i propri abitanti rispetto a Gabbioneta che, al contrario, nonostante una maggiore zona industriale, li ha diminuiti. Binanuova ha quartieri residenziali diversificati, mentre a Gabbioneta ci sono enormi cascine che risultano difficili da vendere, acquistare o ristrutturare. Nell’epoca storica che stiamo vivendo la problematica economica ha un peso essenziale».

Antonio Bonazzoli (Gabbioneta), Fabrizio Lodigiani (Cella Dati) e Massimo Suardi (Derovere)


Concorde anche Fabrizio Lodigiani, sindaco di Cella Dati. «Visto il trend demografico nazionale non mi stupisce che la nostra zona sia fortemente interessata da questo spopolamento. Nonostante i numerosi bandi emessi post covid a favore delle famiglie, i giovani cercano realtà più attrattive, con maggiori offerte lavorative e servizi. Sul territorio comunale c’è la possibilità di acquistare villette e appartamenti da ultimare a prezzi accessibili. Questo aspetto rimane fondamentale per i cittadini. Certo, la popolazione diventerà sempre più anziana e bisognosa di servizi socio assistenziali, che i comuni talvolta faticano a soddisfare nonostante il prezioso lavoro dei volontari. Come amministrazione rimaniamo aperti ad eventuali riorganizzazioni territoriali che possano fornire servizi più efficienti».

«La nostra è un’isola felice – dice il sindaco di Derovere Massimo Suardicertamente un paese molto piccolo, ma scelto proprio per la sua tranquillità e salubrità. La vocazione puramente agricola lo rende appetibile a chi appartiene a questo mondo, sono anni che si parla di spopolamento. Invertire la tendenza? Non saprei come fare, è un saldo del tutto naturale. Ma resistiamo e credo che nemmeno tra cinquant’anni spariremo».

ROSSONI: «NEL CREMASCO LA CHIAVE È LA VOCAZIONE PRODUTTIVA»

di Dario Dolci

CREMA - Se nel Cremonese e nel Casalasco è allarme spopolamento, il Cremasco a livello di numeri tiene. Gianni Rossoni, presidente dell’Area omogenea cremasca, prova a spiegare i motivi per i quali rispetto al resto del territorio provinciale la situazione è diversa. «Da noi c’è un’attività produttiva più sviluppata, di carattere industriale e artigianale oltre che agricolo. Questo genera maggiori possibilità di trovare lavoro e fa sì che la gente non debba spostarsi. Anche per i giovani non mancano le opportunità di occupazione e questo favorisce la tenuta sociale». Un altro dei motivi per i quali nel Cremasco non si verifica il fenomeno dello spopolamento è la qualità dei servizi. «Soprattutto sulla mobilità – conferma Rossoni .- aiuta. I servizi sono uno degli obiettivi strategici dell’Area omogenea e della società partecipata ConsorzioIT. Se ci fossero dei collegamenti migliori con Milano, come ad esempio una linea ferroviaria più veloce o la metropolitana, il nostro territorio sarebbe ancora più attrattivo».

Gianni Rossoni, presidente dell'Area omogenea cremasca

L’Area omogenea, secondo il suo presidente, può giocare un ruolo importante nella tenuta demografica: «Nel nostro piccolo, dobbiamo individuare degli obiettivi strategici su cui puntare per lo sviluppo e cercare di realizzarli, indipendentemente dal fato che ad amministrare sia il centrodestra o il centrosinistra». Anche se il Cremasco sta meglio del resto della provincia, Rossoni non canta vittoria: «L’inverno demografico si sente anche da noi. A Offanengo, dove sono sindaco, abbiamo una media di 45 nati all’anno contro i 60-70 dei tempi migliori. Se i numeri tengono, è anche grazie alla presenza di immigrati; il 20% dei nuovi nati ha genitori stranieri. Anche da noi non sono tutte rose e fiori in materia demografica e i dati vanno sempre letti in maniera approfondita e critica. Tuttavia, il nostro tessuto sociale tiene e questo ci aiuta molto».

Gianluca Salvoldi (Moscazzano)

SAVOLDI (MOSCAZZANO): «PUNTIAMO SU UNO SVILUPPO SOSTENIBILE»

MOSCAZZANO - «I dati sulla decrescita della popolazione sono lo specchio di un fenomeno che va ben al di là della nostra piccola comunità, o del dato provinciale. Si tratta di un fenomeno nazionale, che inizia a produrre i suoi effetti, e che ha visto nel Covid e nei tre anni successivi la massima manifestazione del tema». La pensa così il sindaco Gianluca Savoldi, che aggiunge: «In questi anni a Moscazzano abbiamo lavorato a un progetto di sviluppo sostenibile, per invertire la tendenza allo spopolamento, continuando a garantire i servizi ai cittadini, dall’istruzione alla salute, alla mobilità e alla connettività, perché fossero attratte giovani famiglie. Abbiamo progettato piste ciclabili, sostenuto l’asilo nido e la scuola materna e i centri estivi. Certo, è complessa una crescita di popolazione immediata, soprattutto avendo noi limitato lo spazio edificabile e puntando sulla valorizzazione degli edifici esistenti, per evitare un consumo di suolo. Per creare sviluppo e combattere lo spopolamento dei piccoli Comuni servirebbe una concreta politica nazionale, in grado di riconnettere l’Italia dei piccoli borghi con quella dei capoluoghi».

«NEL CASALASCO LA DENATALITÀ RAPPRESENTA UN PROBLEMA»

di Pierluigi Cremona

C’è chi vede il problema come reale e chi invece pensa che il proprio centro abitato non debba essere nell’elenco di quelli a rischio spopolamento. Sono diversi i pareri dei quattro sindaci interpellati che fanno parte dei 31 comuni della provincia di Cremona a rischio spopolamento secondo il working paper di PoliS-Lombardia, l’istituto per il supporto alle politiche regionali. Dati che confrontano il numero di abitanti del 2002 e del 2023.

Mario Bazzani (Torre De' Picenardi) e Gianpaolo Giansi (Isola Dovarese)


Mario Bazzani, sindaco di Torre de’ Picenardi, non vede il centro da lui amministrato come a rischio. Dopo la fusione i residenti sono cresciuti ed oggi sono 2155, anche se prima della fusione con Ca’ d’Andrea erano scesi da 1800 a meno di 1700. «Io non vedo Torre come un paese a rischio spopolamento. Negli ultimi anni il trend si è invertito, abbiamo le scuole di ogni ordine e grado e questo conta molto. Il lavoro c’è sia in paese sia in centri limitrofi come Piadena, anche il mercato immobiliare è attivo e diverse case che erano vuote da anni sono di nuovo abitate. Dal mio punto di vista Torre non dovrebbe essere in questa tabella».


Spostandosi di pochi chilometri il sindaco di Isola Dovarese Gianpaolo Gansi, è consapevole del problema, anche se il lasso di tempo preso in analisi è fin troppo ampio. «Il rischio di spopolamento c’è, è un fattore comune a tanti paesi ed è inutile negarlo. Noi stiamo cercando di invertire la tendenza concentrandoci su alcune peculiarità, che possono creare un ambiente favorevole poi per una inversione di marcia. Stiamo puntando sul borgo della cultura e del benessere, siamo un paese che ha le sue peculiarità storiche e artistiche che possono attrarre per insediare piccole attività di lavoro. Siamo anche all’interno di un parco regionale e l’aspetto ambientale al giorno d’oggi non è a sottovalutare. Sui dati di residenti del 2002, voglio solo ricordare che in paese c’erano due imprese tessili che davano lavoro a tutto il territorio. La loro chiusura è sicuramente un fattore che ha inciso sullo spopolamento».

Luca Zanichelli (Rivarolo Del Re) e Vittorio Ceresini (Solarolo Rainerio)


Per Luca Zanichelli, sindaco di Rivarolo del Re, «la vicenda riguarda tutto il territorio. Il nostro andamento è stabile, in 20 anni abbiamo perso cento abitanti che non sono poi molti. Il punto focale sono le poche nascite, se prima avevamo una media di 12/14 nascite ogni anno, adesso sono scese a 6/7. I nostri giovani non rimangono perchè c’è un’offerta educativa scarsa, non dico di scuole dell’obbligo ma parlo di università che i ragazzi fanno lontano da casa, poi è difficile che tornino nei nostri piccoli paesi. Personalmente non mi sento preoccupato. Il territorio casalasco è l’ultima ruota del carro e quindi poco attrattivo».


Il sindaco di Solarolo Rainerio Vittorio Ceresini commenta così. «Sicuramente è un dato che conferma che l’intero territorio casalasco soffre per il fenomeno nazionale della denatalità che qui è particolarmente accentuato. Fra i fattori che penalizzano ulteriormente la possibilità di un aumento demografico vi è l’isolamento infrastrutturale che da svariati lustri è oggetto di discussione ma che non vede sbocco all’orizzonte. Le nostre realtà oltremodo frazionate in piccoli paesi non hanno futuro, scontiamo altresì la miopia di una politica territoriale inesistente al di là delle parole a vuoto che periodicamente appaiono nelle campagne elettorali. Numeri alla mano Solarolo è in crescita, dopo la pandemia abbiamo ripreso abitanti e quindi sono fiducioso in una crescita futura».

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