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CREMONA. LA STORIA

«Io, violentata la prima notte di nozze»

Il dramma di una giovane sposa. L’ex marito già condannato a 6 anni di carcere. A processo per maltrattamenti suoceri e cognato. «Trattata come una schiava»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

14 Gennaio 2025 - 18:42

«Io, violentata la prima notte di nozze»

Nel riquadro gli avvocati Viola e Tacchinardi

CREMONA - «Mi ha violentato la prima notte di nozze. Io non volevo per paura del dolore. Lui mi ha preso con la forza, io piangevo. La mattina sono andata in oespedale». 

Nata in Egitto 23 anni fa, in Italia da quando aveva pochi mesi, oggi Maria (nome di fantasia, ndr) vive in un’altra provincia e si è rifatta una famiglia dopo l’inferno tra le mura di casa: quella in cui ha vissuto per un po’ con il marito, quella dei suoceri. «Mi trattavano come una schiava, mi umiliavano se non facevo bene i lavori». Un inferno cominciato nel 2019, finito nel 2021-2022.

Per violenza sessuale e maltrattamenti, l’ex marito («Lui ha fatto la separazione in Egitto») è già stato condannato a 6 anni e a risarcirla con 15mila euro nel procedimento (in abbreviato) dal gup. A processo per maltrattamenti ora ci sono gli ex suoceri e l’ex cognato. Parte civile con l’avvocato Antonella Viola, Maria ha raccontato il suo inferno riparata dal paravento per non incrociare gli sguardi di suocera e cognato seduti accanto al difensore Mario Tacchinardi (il suocero non era presente).

Con la voce calma, ma il cuore «a mille», la giovane ha riannodato i fili dell’inferno cominciato la prima notte di nozze con quel rapporto sessuale strappato con la forza. «Dopo il matrimonio è cambiato tutto». ‘Tutto’: Maria voleva tornare a studiare, ma «mio marito non ha voluto, contrariamente a quanto mi aveva detto prima del matrimonio». Niente scuola, figurarsi lavorare, frequentare amici. La giovane sposa non era nemmeno libera di telefonare ai suoi genitori. «Ha lasciato dai genitori il mio telefonino. Ne ha comprato un altro con un’altra scheda, senza social. E quando parlavo con i miei genitori, dovevo mettere il vivavoce».

Maria non era nemmeno libera di andare a trovare i suoi genitori, «costretta», invece, a recarsi ogni giorno dai suoceri «a pulire, cucinare, lavare: mia suocera stava a casa senza fare niente. Sì, ero costretta, perché sennò subivo ritorsioni da mio marito». A casa con i suoceri vivevano anche il cognato e la moglie. «Anche lei puliva, cucinava, lavava. Lei accettava la condizione di schiava». «Costretta», Maria «a fare la schiava», anche quando, rimasta incinta a un mese e mezzo dalle nozze, non si sentiva bene, «ma a mia suocera non fregava niente del bambino. Una volta non volevo andare, mio marito si è arrabbiato». Il ricatto: «Se non ci andavo, suo padre non ci avrebbe più dato i soldi per vivere».

Il suo bimbo, Maria lo ha poi perso. «Mia mamma ha chiamato l’ambulanza. In ospedale mi hanno detto che il bimbo era morto da due settimane. Sono stata un mese dai miei genitori. Mio marito si è scusato, mi ha convinto a tornare a vivere con lui, nella casa grande che nel 2020, i suoi genitori avevano comprato. Siamo andati a vivere tutti lì». Lei è andata controvoglia in quella casa «grande e vecchia»: la camera al primo piano, la cucina comune, due bagni, uno senza scaldabagno. «Per fare la doccia, scaldavo l’acqua nella pentola». Ed ancora: «Mia suocera mi ha tirato subito via il telefono. Non è cambiato nulla. Tutto come prima. Mi obbligavano a lavare, pulire, cucinare. Se mi arrabbiavo, erano parolacce». E aggressioni.

Maria ha raccontato di quel giorno in cui, durante una discussione, «piangevo, ho alzato la voce e mio suocero mi ha picchiato con la cintura». O di quell’altro, quando «mio suocero mi ha spinto dalle scale». E di quando «per tre ore mi ha chiuso in camera e si è preso il bambino». Ha raccontato della suocera «che una o due volte a settimana, picchiava (si arrossava la pelle) il mio bambino per far del male a me». E del cognato che «non ha mai fatto niente per me. Una volta mi ha spinto e fatto cadere a terra e mio suocero mi ha picchiato». Dopo il matrimonio, «mio marito non mi faceva vedere la busta paga. Le donne in quella casa non potevano entrare nella vita personale. I suoceri c’erano sempre nella nostra vita». Maria teneva nel salvadanaio 800 euro: glieli avevano dati i suoi genitori «per la gravidanza». Un giorno ha trovato il salvadanaio vuoto.

A fine agosto del 2021 dall’inferno se ne è andata. «Mi hanno cacciata: mio padre aveva detto di farmi fare gli esami, perché si vedeva che non stavo bene. Cacciata, ma hanno mandato quelli della moschea per farmi ritornare». Nell’inferno non è ritornata. Il 31 marzo saranno sentiti i suoi genitori.

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