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Silvio Bonfigli è il nuovo procuratore di Cremona: «Lavoro di squadra fondamentale»

La cerimonia per l’insediamento del neo capo dei pm si è tenuta alle 12.30 nel Palazzo di giustizia, alla presenza anche delle autorità civili e militari

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

10 Gennaio 2025 - 13:59

CREMONA - La formula di rito, la firma e il discorso, il lungo applauso e i flash. Si dice «emozionato» il neo procuratore della Repubblica, Silvio Bonfigli, 62 anni a marzo, da 34 in magistratura. Lo è, emozionato, alla cerimonia del suo insediamento, alle 12.30 di oggi. L’aula è affollata. Al prefetto Antonio Giannelli, al questore Ottavio Aragona, ai comandanti provinciali dell’Arma dei carabinieri, Paolo Sambataro, della Guardia di Finanza, Massimo Dell’Anna, e al presidente dell’Ordine degli avvocati, Alessio Romanelli, nel ringraziarli, il neo procuratore auspica «che si possa instaurare un proficuo e leale rapporto di lavoro». Poi, il suo grazie «per aver retto l’Ufficio nell’ultimo anno» al procuratore facente funzioni, Francesco Messina, accanto a lui nel primo banco in insieme al presidente della sezione penale, Guido Taramelli.

Bonfigli dà la «cifra» del suo metodo. «Il mio sarà un lavoro di squadra. È il metodo che ho sempre adottato nelle precedenti esperienze professionali. Dedicherò tutte le mie energie, fisiche e mentali, in questa nuova sfida professionale. La mia porta sarà sempre aperta a chiunque vorrà confrontarsi con me. Mi impegnerò al massimo nel lavoro, che è un servizio alla collettività».

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È il giorno dei ringraziamenti. «Sono tante le persone che devo ringraziare oggi». A cominciare dal presidente del Tribunale, Anna di Martino. «Trentaquattro anni fa - racconta Bonfigli -, quando da giovane sostituto varcai la porta della Procura di Brescia, trovai la presidente di Martino, che con la sua disponibilità e affabilità, mi prese sotto la sua ala. Poi, dopo qualche anno, Anna passò al giudicante, prima come Gip, poi in Tribunale, ma siamo sempre rimasti amici. Mi fa piacere ritrovarla alla chiusura del cerchio della nostra esperienza nella vita professionale». Si rivolge al procuratore di Brescia, Francesco Prete - «Il mio capo negli ultimi sei anni» - e a Carlo Nocerino, già procuratore aggiunto a Brescia, ora procuratore a Busto Arsizio: «Vi considero persone di buonsenso, poi amici e, infine, colleghi. Il buonsenso che ho appreso da voi spero di trasmetterlo in questa mia nuova esperienza professionale».

Bonfigli è contrario alla separazione delle carriere. Lo dice a bassa voce: «Credo che sia un errore». Spiega il perché: «Si perde quell’osmosi che c’è tra il pm e il giudice. I lavori sono diversi, ma complementari. Io che sono al penultimo miglio della mia esperienza professionale, ho un unico rimpianto: di non aver fatto il giudicante». E a proposito di giudicanti, ringrazia i giudici «con la G maiuscola che sono oggi presenti». Ovvero, Enrico Fischetti, a Cremona già presidente della sezione penale, poi giudice in Corte d’appello, così come Massimo Vacchiano, Giulio Deantoni (assente per impegni), tutti e tre ora in pensione, e il giudice Roberto Spanò. Il «grazie» agli avvocati. «Chi mi conosce sa quanto io consideri il ruolo e la funzione della difesa. Siamo parti, rispettiamo la Costituzione e i principi della legge, lavoriamo tutti per lo stesso obiettivo. In me, l’Avvocatura cremonese troverà sempre un interlocutore». Scruta nel pubblico, Bonfigli. «Ci sono mia moglie, mia madre e mia suocera». E chiude con «l’augurio di buon anno!».

«Sul nodo personale sia battaglia comune»
L’appello della presidente di Martino subito raccolto dal nuovo capo della Procura

«Sono contenta che tu sia qui in continuità con Roberto (Pellicano, ndr). Troverai senz’altro un ambiente accogliente. Tuttavia, Silvio devo avvertirti». Nel suo intervento, il presidente del Tribunale, Anna di Martino, avverte il neo procuratore Silvio Bonfigli, sulla grave carenza di personale amministrativo: la coperta è sempre più corta. E addirittura dal novembre del 2020 è ancora vacante il posto di dirigente amministrativo.

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«É il tema, drammatico, della mancanza delle risorse amministrative», dice il presidente di Martino al neo procuratore Bonfigli, al quale chiede di affiancarla nella «battaglia». Una battaglia che va avanti da un anno. E il procuratore la rassicura: «Ti affiancherò».

«Con l’Avvocatura — prosegue il presidente — è da un anno che mi sto battendo in tutti i modi, ottenendo, ogni sei mesi, anche call con il capo del Dipartimento. Ogni volta ci sono rassicurazioni, ma non arriva niente». E senza personale amministrativo - «braccio destro dei magistrati» — non si va molto lontano.

«In questa battaglia, perché per me è una battaglia - sottolinea ancora il presidente, rivolgendosi a Bonfigli — sono sicura che tu sarai al mio fianco, perché lo stesso tema - la carenza di risorse - riguarda anche l’Ufficio della Procura». Con la differenza che in Procura una pezza la si mette con la polizia giudiziaria, in Tribunale no. E «se non si può fare tutto», si portino avanti le priorità. E c’è un altro nodo. «Abbiamo anche da riordinare gli uffici disastrosi del Giudice di Pace».

Torna al 1991, il presidente di Martino. «La nostra conoscenza e amicizia risale ad oltre 30 anni fa. Tu (Bonfigli, ndr) eri un giovanissimo pubblico ministero, io, ahimè più vecchia di te, ero già passata a fare il Gip/Gup, mentre tu avevi ricordato che ero ancora in Procura quando sei arrivato. Il ricordo di quegli anni che io voglio rammentare, è l’assoluto rispetto - io giudicante, funzione delicata e in solitudine quale è quella del giudice dell’udienza preliminare - dei ruoli, pur nella fisiologica diversità di vedute». Un rispetto dei ruoli che «si vede anche nel tuo atteggiamento», ha sottolineato il presidente, la quale ha poi voluto «rassegnare a questa assemblea che la decisione è giusta quando è assunta nel contraddittorio delle parti e nel rispetto rigoroso delle norme processuali, ma anche della forma, perché la forma è sostanza».

Sulla separazione delle carriere, anche il presidente non è d’accordo. Ricorda che la sua carriera professionale «è stata tutta nel penale», prima di diventare il numero uno del Tribunale (si occupa anche di altro). E, quindi, «temo moltissimo che qualora ci fosse stato un pm soggetto all’esecutivo, io non avrei più fatto il giudice».

Il presidente si associa «alle doti professionali e umane del neo procuratore Bonfigli elencate da chi l’ha preceduta negli interventi. Fa una aggiunta. «Un tratto che, credo, ci accomuni, è l’idea di un esercizio dell’azione penale prudente».

Le felicitazioni dei colleghi
Il Pg Rispoli: «Prudente». Il procuratore di Brescia Prete: «Chiedo l’indennizzo»

Prima ringrazia il procuratore facente funzioni, Francesco Messina. «Hai fatto un eccellente lavoro, sempre precisissimo nel rapportarti con noi». Poi, il Procuratore generale, Guido Rispoli, si congratula con Bonfigli. Tratteggia il magistrato. «Sotto il profilo professionale ha avuto un percorso ricco con anche incarichi internazionali».

Ricorda alcuni dei «processi più difficili», dal caso Bozzoli a piazza della Loggia. E tratteggia la persona. «La sua caratteristica è la prudenza che si collega alla saggezza etica e pratica. Sono convinto che farai benissimo». Il procuratore di Brescia, Francesco Prete, esordisce con una battuta: «Sono qui nella veste di persona offesa. Pensavamo di chiedere un equo indennizzo. E viste le qualità professionali e umane di Silvio, l’indennizzo non può che essere notevole. Mi soffermo sul carattere. Silvio ha consentito al nostro Ufficio di raggiungere e consolidare un clima di serenità, senza il quale, consentitemi, si va poco lontano». Parla di «armonia». «Silvio ha dato un contributo ineguagliabile».

L’abbraccio con il predecessore
L’ex Pellicano: «Lo conosco fin dagli studi universitari, persona leale»

Sono nati nella stessa città: Sassari. Hanno frequentato lo stesso liceo e la stessa università. Insieme hanno studiato anche per il concorso in magistratura. E in aula si abbracciano Roberto Pellicano, per 7 anni procuratore di Cremona, tornato a Milano, e il suo ‘erede’ Silvio Bonfigli. L’abbraccio è lungo, fraterno. «Sono veramente contento che oggi sia presente qui Roberto — sottolinea il nuovo procuratore —. Non tutti sanno che veniamo dalla stessa città. Per me è soprattutto un amico anche di gioventù, prima che collega anche di concorso». Si rivolge all’«amico di gioventù», Bonfigli. «Preparandomi per questo incarico, so il lavoro che hai fatto nella riorganizzazione dell’Ufficio. Conoscendo le doti professionali e umane, posso dirti che ci sarà continuità di programma».

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Nel suo intervento «improvvisato», Pellicano si dice «commosso». «Sono veramente felice che a Silvio sia stato dato questo incarico. Sono stato qui 7 anni, non sono pochi». Sette anni attraversati anche da «periodi delicati: il Covid». Prosegue: «Ho avuto modo di conoscere la città e la provincia. Una comunità riservata, ma aperta». Di Bonfigli dice: «È una persona schietta e leale». E della squadra con cui lavorerà in Procura: «Avrai collaborazione. Vai a lavorare con persone magnifiche, ragazzi splendidi. Ti troverai bene e potrai contare su di loro».

Da Pellicano il «grazie» anche al Procuratore generale, Guido Rispoli, che nel suo intervento, aveva esordito, dicendosi «felice di vederlo qui».

Chiaro: «Ha il dono dell'empatia»

«Sono uno dei sui primi sostenitori. Sono fermamente convinto che Silvio fosse la persona giusta nel posto giusto — afferma Domenico Chiaro (Avvocatura generale dello Stato) —. Conosco lo sviluppo della sua carriera e la sua straordinaria capacità di entrare in empatia con le persone. A Brescia, ho visto l’affetto con il quale i colleghi si sono rivolti a lui nel salutarlo e abbracciarlo».

Avvocatura. Il benvenuto del presidente Romanelli: «Un ottimo discorso di metodo, centrale la collaborazione»

Il presidente dell’Ordine degli avvocati, Alessio Romanelli, a nome dell’Avvocatura cremonese dà «il caloroso benvenuto» al neo procuratore Silvio Bonfigli, del quale Romanelli ha «apprezzato molto il discorso di presentazione. La mia sensazione - dice — è che sia stato, in realtà, un discorso programmatico, perché per chi, come me, crede nel metodo, sapere che il metodo sarà quello di collaborazione, già questo è un ottimo indice di lavoro. Auguro buon lavoro al nuovo procuratore». Il presidente Romanelli chiude il suo intervento «con una battuta: dal momento che il rapporto dialettico è sempre fondamentale nel processo, visto che il procuratore Bonfigli ha fatto un cenno alla separazione delle carriere, la nostra posizione è contraria alla sua, ma avremo modo di parlarne».

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