L'ANALISI
13 Gennaio 2025 - 19:04
Nel riquadro l'avvocato Clara Feroldi
CREMONA - ‘Appartamenti Lampedusa’. E la truffa è servita, almeno per l’accusa. Di truffa è, infatti, accusata una siciliana di 40 anni, residente sull’isola. Avrebbe preso in giro una cremonese — habitué delle vacanze a Lampedusa - che nel 2021 ha aiutato due coppie di amici a trovare casa da affittare ad agosto: la prima coppia dall’8 al 15 agosto, la seconda dal 15 al 22.
Lei ha anticipato caparre e saldi: più di 1.000 euro. Le case non c’erano, l’imputata è ‘evaporata’ e zero rimborsi. Un bluff con una coda amara. Prima di sparire, nel tira e molla sui rimborsi, l’imputata avrebbe accampato scuse per impietosire la vittima: il ricovero in ospedale per il Covid, le difficoltà economiche, i pochi soldi per dare da mangiare ai figli. Denuncia e processo: oggi la cremonese si è costituita parte civile con l’avvocato Clara Feroldi: rinvio al 9 maggio prossimo.
Primo caso. A luglio la coppia si rivolge all’amica, che si dà da fare per trovare una casa a Lampedusa, dall’8 al 15 agosto. Contatta alcuni amici dell’isola, ma in quel periodo case disponibili non ci sono. Non demorde. Sul suo social posta: ‘Affitto. Cerco appartamenti a Lampedusa’. Una sera su Messenger viene contattata da ‘Appartamenti Lampedusa’. C’è una casa disponibile in zona Cala Pisana, una delle baie più amate per la sua bellezza. Si fa mandare il prezzo - 25 euro a persona- e le fotografie. Per gli amici è okay. Lei conferma la prenotazione. Su Messenger le viene chiesto di pagare l’acconto con una ricarica Postepay a nome dell’imputata, che le dà anche il suo numero di smartphone. La trattativa prosegue su WhatsApp. La vittima paga l’acconto: fa una ricarica di 225 euro. Nel frattempo, il 26 luglio, sempre grazie alla donna siciliana, trova casa anche per la seconda coppia di amici. Ce ne è una disponibile in Contrada San Fratello. Il 27 luglio, la vittima paga 245 euro di acconto, il 4 agosto ne versa 144 per il noleggio dello scooter chiesto dagli amici, altri 245 a saldo il 10 agosto. Il 15 agosto all’aeroporto gli amici troveranno una persona ad attenderli con un cartello in mano.
Torniamo al primo caso. Il 6 agosto, due giorni prima della partenza, la vittima si premura di sentire l’imputata che le spiega di aver preso il Covid, di essere ricoverata in ospedale a Palermo trasportata in eliambulanza. Ma il Covid se lo sono presi anche i turisti che dovevano lasciare libera la casa: il virus li ha blindati dentro, l’appartamento non è più disponibile. L’imputata si dice disposta a rimborsare i biglietti aerei alla coppia che, però, parte lo stesso, perché, intanto, ha trovato un’altra sistemazione. In quei giorni, la vittima si preoccupa della salute dell’imputata. Le due si scambiano messaggi. La siciliana la rassicura: una volta dimessa, la rimborserà.
Secondo caso. La mattina di Ferragosto, la cremonese riceve dagli amici un messaggio: in aeroporto non c’è nessuno con un cartello ad aspettarli. La vittima contatta l’imputata, che ha la scusa pronta: i carabinieri le hanno preso le chiavi degli appartamenti. Intanto, la coppia di amici, arrabbiata, trova un’altra sistemazione. Seguono in quei mesi le promesse sui rimborsi e le scuse: difficoltà economiche. La vittima si mette una mano al cuore, pazienta sino ad ottobre, quando l’imputata la blocca su messenger e non si fa più trovare al telefono.
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