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Baldesio, Corazzi: «Richieste negate, io costretto alle vie legali»

Il socio puntualizza. Il presidente Guadagnoli: «Siamo stati eletti, non ci dimettiamo. I documenti? 440 faldoni»

Fulvio Stumpo

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redazione@laprovinciacr.it

05 Gennaio 2025 - 16:58

Baldesio, Corazzi: «Richieste negate, io costretto alle vie legali»

Alberto Corazzi, Alberto Guadagnoli e un'assemblea della Baldesio

CREMONA - Con alcune Pec Alberto Corazzi fa alcune precisazioni sulle dichiarazioni del presidente della Baldesio Alberto Guadagnoli, che da parte sua però ribadisce: «Dopo la sentenza il socio chiede le dimissioni del consiglio, ebbene non ci pensiamo neppure. Abbiamo fatto di tutto per evitare questa situazione, non vedo perché dovremmo andare via, la maggioranza dei soci ci ha dato ragione approvando i bilanci, per cui siamo perfettamente legittimati a rimanere in carica».


Va avanti dunque il braccio di ferro tra Corazzi e il consiglio direttivo della canottieri Baldesio, eppure la sentenza del tribunale sembrava aver chiarito la vicenda: Corazzi ha il diritto di accesso agli atti per gli ultimi cinque anni; nonostante sia stato sospeso dalla società, ha il diritto di entrare e controllare la documentazione da lui richiesta per tre giorni alla settimana per i prossimi tre mesi.

Soluzione mediana, che il Consiglio della Baldesio, assistito dall’avvocato Federico Tresoldi, accetta di buon grado visto che ha deciso di non ricorrere contro la sentenza della giudice Benedetta Fattori. «Gli avvocati stabiliranno modi e termini — spiega Guadagnoli — noi gli mettiamo a disposizione faldoni e spazi. Prima della sentenza il socio Corazzi ci aveva chiesto di visionare 440 faldoni, vale a dire 11 anni di attività della Baldesio. I cinque anni stabiliti dalla giudice ci sembrano giusti».


Intanto Corazzi contesta le ricostruzioni fatte dal presidente Guadagnoli in materia di trasparenza citando la sentenza. «Il giudice dottoressa Fattori scrive testualmente: ‘Le plurime richieste di Alberto Corazzi, avanzate sin dal maggio del 2023, sono rimaste prive di riscontro o hanno avuto esito negativo tanto che il ricorrente (il socio, ndr) non ha potuto accedere alle informazioni richieste. Al contempo, va, altresì, valutato come la resistente (la Baldesio, ndr) non abbia specificamente illustrato i motivi della propria contrarietà a che al ricorrente sia consentita la possibilità di visionare la predetta documentazione, allegando una generica pretestuosità».

Corazzi contesta anche le affermazioni di Cavagnoli che sostiene di aver concesso al socio la visione di alcuni documenti: «Solo a fronte del sistematico rifiuto a negarmi la poca documentazione richiesta, pochi documenti che si contano sulle dita di una mano, mi sono determinato ad adire le vie legali. Lo ripeto ancora una volta: non mi è mai stato dato un solo documento».

Corazzi infine spiega la questione relativa agli anni richiesti: «È quindi volutamente fuorviante fare credere all’opinione pubblica che io avrei chiesto 11 anni di documenti. Solo a fronte del totale diniego ricevuto, i legali a cui mi sono rivolto, lo Studio Mina di Brescia hanno formulato la richiesta di visionare gli ultimi 10 anni. E le spiego anche il motivo. I soci delle Asd (Associazioni sportive dilettantistiche) hanno diritto a vedere gli atti, le Asd hanno l’obbligo di tenere per 10 anni gli atti, quindi i soci hanno diritto a vedere gli atti degli ultimi 10 anni. Al giudice nel nostro ricorso abbiamo chiesto in subordine solo gli ultimi cinque anni, proprio per venire incontro alla Baldesio. Ed il giudice ha accolto la nostra richiesta».

Ma se la sentenza pone fine alla questione documenti, occorrerà ancora aspettare per le altre due denunce che Corazzi ha presentato contro la Baldesio: una per la sospensione di sei mesi, un’altra per diffamazione riguardante la famosa maglietta.

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