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Braccio di ferro alla Baldesio: «Dal giudice uno stop alle pretese di Corazzi»

Il presidente della canottieri Guadagnoli: «Non faremo ricorso. Le sue richieste avrebbero paralizzato gli uffici»

Fulvio Stumpo

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redazione@laprovinciacr.it

04 Gennaio 2025 - 17:16

Braccio di ferro alla Baldesio: «Dal giudice uno stop alle pretese di Corazzi»

Alberto Guadagnoli e Alberto Corazzi

CREMONA - «Non c’è nessuna preclusione, i soci hanno tutto il diritto di chiedere l’accesso agli atti, ci mancherebbe, è un nostro dovere, ma non possiamo dire sì se qualcuno ci chiede l’impossibile». Il presidente della canottieri Baldesio, Alberto Guadagnoli e l’avvocato della società Federico Tresoldi chiariscono il perché della battaglia legale in atto tra il consiglio della società e il socio Alberto Corazzi, che aveva fatto ricorso alla magistratura perché a suo dire la dirigenza gli aveva negato il diritto di visionare alcuni documenti.


«Alcuni? Ci ha chiesto di tutto e di più — spiega Guadagnoli — e indietro di 11 anni. Non solo contratti, appalti, spese, ma anche le cose più insignificanti, e inoltre alcuni incartamenti contengono dati personali, che andavano a ledere la privacy dei soci se avessimo dovuto dare corso alle sue richieste avremmo dovuto chiudere la segreteria e fermare l’attività».


Corazzi però forte di una sentenza della magistratura per i prossimi tre mesi potrà visionare per tre volte alla settimana i documenti, ma l’avvocato Tresoldi spiega: «Certo, ma il giudice ha messo dei limiti di tempo: cinque anni. Il socio Corazzi potrà chiedere determinati documenti entro questo lasso di tempo, non potrà chiedere tutto lo scibile umano. Proprio per questo la Baldesio ha deciso di non fare ricorso. Pur con qualche sacrificio degli uffici, la cosa è fattibile». Guadagnoli comunque ci tiene a precisare che «noi una prima volta Corazzi lo abbiamo ricevuto, gli abbiamo dato i documenti, abbiamo discusso sui temi che ci ha posto. Poi è stato un crescendo, ci siamo trovati nella necessità di dire basta».

E Tresoldi entra nel dettaglio: «Le sue richieste riguardavano, come già accennato, 11 anni di attività, 11 anni racchiusi in 440 faldoni, voleva dire che gli uffici per almeno un anno avrebbero dovuto lavorare a tempo pieno solo per il socio Corazzi: impossibile. La società è disponibile, ma il limite è la continenza».

Anche sui sei mesi di sospensione decisi per Corazzi il presidente Guadagnoli spiega: «Quando abbiamo visto che iniziava a gettare discredito sul consiglio e sulla società abbiamo mediato, lo abbiamo fatto parlare con i probiviri, cercato di farlo ragionare. Fino a ottobre si è cercata una soluzione, ma ha continuato imperterrito a gettare fango e allora lo abbiamo sospeso per sei mesi. Adesso potrà entrare in società come prevede la sentenza, ma verrà solo a controllare i documenti. Si mette in questa saletta — indica Guadagnoli — e spulcerà i faldoni. E che non chieda aiuto alle segretarie: se vuole se li guarda e se li studia da solo».

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