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CREMONA. LA MESSA DI CAPODANNO

«Si spende per le armi, ma l’obiettivo è la pace»

Il vescovo: «Tutti noi siamo debitori di un infinito amore ricevuto e non ricambiato»

Gianpiero Goffi

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redazione@cremonaonline.it

01 Gennaio 2025 - 20:42

«Si spende per  le armi, ma l’obiettivo è la pace»

CREMONA - Anche il 2025 è iniziato, per il vescovo Antonio Napolioni, con la messa accanto alle monache claustrali domenicane, concelebrata con il cappellano don Giuseppe Manzoni a San Sigismondo, «uno dei due polmoni contemplativi» della Diocesi – ha detto, ricordando di essersi invece recato, per Santo Stefano, nel monastero della Visitazione di Soresina. Oggi, Capodanno, la Chiesa celebrava la cinquantottesima Giornata mondiale della pace e la solennità di Maria madre di Dio. E proprio dall’immagine evangelica della Madonna che «custodiva nel suo cuore» quanto avvenuto con la nascita di Gesù, è partita la riflessione del vescovo che ha invitato a vedere il nuovo anno «con lo sguardo di Maria, e a non fidarci unicamente del nostro»; così come nelle famiglie c'è bisogno dello sguardo delle mamme e delle nonne, così noi abbiamo bisogno di quello della Madre celeste. Si è poi soffermato sul tema assegnato da papa Francesco alla Giornata della pace: «Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace», che ha poi sviluppato anche nell’omelia del tardo pomeriggio in Cattedrale.

In particolare ha posto l'accento sulle indicazioni offerte dal Pontefice ai governanti per la remissione del debito ai Paesi più poveri perché, ha osservato, «tutti abbiamo ricevuto in dono la terra, però, da sempre, alcuni sono padroni e altri contadini», e ancora per la totale abolizione della pena di morte, non dimenticando chi muore di fame e i giovani che faticano a darsi un futuro. La Madre – ha aggiunto - se guarda due figli, e vede uno che ce la fa, e l'altro costretto a ricorrere a prestiti, tenterà in tutti i modi di salvare «la bellezza della condivisione», mentre il calcolo della «contabilità» spesso «non avvicina» e divide, come ha constatato attingendo anche a propri ricordi familiari.

Dobbiamo infatti renderci conto che tutti «siamo debitori di un infinito amore ricevuto e non ricambiato, possiamo essere debitori di una telefonata non fatta, di un sorriso atteso ma non offerto per primi. La nostra giustizia è corta, quella del Signore è misericordia infinita» e ci propone quello stile di rapporti che rende possibile la pace. Tutti i nostri incontri con Gesù nei sacramenti e nella messa avrebbero poco senso se non ci rendessero più accoglienti dell’amore del Padre e di quello della Madre, da tradurre a nostra volta in amore fraterno.

Altro aspetto toccato dal presule, in sintonia con il Papa e con riferimenti anche al messaggio di fine anno del capo dello Stato, quello del commercio e della spesa per le armi (a livello mondiale otto volte superiore a quella per la cura dell'ambiente): «Il nostro Paese – ha osservato – è fra gli operatori di pace, ma se fa i soldi con le armi, c’è qualcosa che non quadra».

Ieri sera, 31 dicembre, monsignor Napolioni aveva invece presieduto la concelebrazione conclusa dal canto del Te Deum a Sant’Agostino, per un «bilancio eucaristico» dell’anno trascorso, ripercorrendo nell’omelia i versetti dell’inno di ringraziamento e del salmo 66 che convocano «tutta la Terra» ad adorare e acclamare Dio, con una riflessione sulla grazia divina e sulla responsabilità umana di utilizzarla per il bene del pianeta e dell’umanità, e l’esortazione ai cristiani a vedere Gesù nel prossimo che incontrano, perfino nei nemici, perché «il corpo di Cristo soffre la divisione, attende la riconciliazione, invoca il perdono».

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